Dal telecomando al... benzinaio! Mille modi per infortunarsi

Per vincere la maratona di Roma il kenyano Robert Ngeno ha dovuto dare un’occhiata a due cose: gli avversari, come logico in qualunque gara sportiva, e i cani. Quella riferita ai migliori amici dell’uomo per lui non era una preoccupazione da sottovalutare: un anno e mezzo fa, mentre era al comando della maratona di Buenos Aires, venne inseguito da un simpatico quadrupede che, di fatto, gli fece perdere la gara. Il buon Robert, impossibilitato a capire se il cane cercasse affetto o mirasse a cibarsi dei suoi garretti, iniziò a procedere a zig-zag, la testa rivolta all’animale e, soprattutto, all’obiettivo di non farsi mordere. I pochi chilometri che restavano per completare il percorso uscirono totalmente dai suoi pensieri. Non servì neppure l’impegno degli organizzatori e di alcuni volenterosi spettatori che si prodigarono per distrarre il cane dai suoi propositi, festanti o bellicosi che fossero: Ngeno, spaventato e senza più la minima concentrazione, iniziò a rallentare, facendosi inghiottire dagli inseguitori e finendo nelle retrovie della corsa. L’incidente capitato a Ngeno non è peraltro inedito. Ne sa qualcosa il grande Gino Bartali che nel 1940, favorito al Giro d’Italia, vide compromesse le sue chance da un cane che si infilò nel gruppo lungo la discesa del Passo della Scoffera facendolo ruzzolare a terra. Ferito e ammaccato, il toscano perse minuti non solo in quella tappa ma anche nelle successive, vedendosi costretto a trasformarsi in gregario della Legnano in favore di un giovanissimo compagno di squadra, Fausto Coppi, che prese la maglia rosa nella tappa dell’Abetone e non la mollò più sino alla fine, conquistando il primo trionfo di una carriera inimitabile. A pensarci l’indisciplinato cane del colle della Scoffera aveva dato vita alla più intensa rivalità della storia dello sport italiano, e con buona pace di Gino forse potremmo addirittura essergli grati. Anche senza animali, però, i campioni dello sport sanno mettersi nei guai da soli, ed è ricco l’elenco di incidenti singolari. L’estroso tennista francese Gael Monfils subì un infortunio al polso dopo aver esagerato con i videogiochi, mentre il divino Roger Federer, spesso ingiocabile per gli avversari, si arrese invece alle sue gemelline. Da bravo papà stava preparandole al bagnetto, ma in quel momento sentì una strana torsione al ginocchio: era saltato il menisco, e dopo qualche settimana di sofferenza fu costretto ad operarsi. A proposito di figli è andata peggio a David Batty, grintoso centrocampista di Leeds United, Newcastle e nazionale inglese degli anni ’90. In un maledetto giorno, nella tranquillità delle mura domestiche, venne investito dal triciclo imprudentemente guidato dal rampollo di famiglia. Lesione al tendine e stop di diverse settimane, con il buon David che avrà certo rimpianto di non aver regalato al pargolo una confezione di Lego. Per infortunarsi non ebbe invece bisogno dei figli Rio Ferdinand, elegante difensore del Manchester United e della nazionale inglese. In una giornata libera accordata dal severo Alex Ferguson, si sistemò sul divano, la tv accesa, le gambe allungate. Rimase molte ore in quella posizione, ma quando provò ad alzarsi sentì una fitta, facilmente riconoscibile da un’atleta: si era procurato una lesione muscolare. Scampato allo stress del gioco, era caduto per mano del telecomando. A proposito di Ferguson: il geniale baronetto scozzese aveva fama di scarsa ironia di fronte alle sconfitte. Rientrato negli spogliatoi, furibondo per l’eliminazione del suo Manchester United contro l’Arsenal in Coppa d’Inghilterra, prese a calci una scarpa che atterrò con precisione sul sopracciglio di David Beckham. Se lo 'Spice' Boy lasciò l’Old Trafford con diversi punti di sutura, Ferguson aveva dimostrato che per essere grandi allenatori serve anche una buona mira. Né più gravi conseguenze ebbe la distrazione del centrocampista argentino Ever Banega, che a una stazione di servizio dimenticò di inserire il freno a mano della vettura mentre faceva rifornimento. L’automobile cominciò a muoversi, schiacciando la gamba e procurandogli la frattura di tibia e perone. Si riprese, per una carriera comunque ricca di soddisfazioni: in fondo giocava a pallone, mica guidava in Formula 1.

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Nicola Roggero