L'atletica italiana si prende la scena anche a livello giovanile

Sull’onda lunga delle Olimpiadi di Tokyo, i cinque ori che sembravano impossibili anche solo a pronunciarli, l’atletica italiana continua a surfare a meraviglia, e non soltanto con i soliti noti o con chi, come Furlani e Simonelli, ha già raccolto il testimone. L’esempio viene dall’alto e ha subito contagiato la base: nel fine settimana tre ragazzi, con l’età di chi dovrebbe pensare a interrogazioni e compiti in classe al liceo, salgono alla ribalta e ridisegnano persino i confini del mondo. Kelly Doualla non sarebbe più neppure una novità: a 15 anni e due mesi aveva già fatto sobbalzare tutti con quel 7.23 sui 60 metri che significava primato europeo ‘Under 18’, ma sono bastati venti giorni perché l’impresa fosse già vecchia. Il 7.19 di sabato ad Ancona significa avvicinare ad appena un centesimo il record mondiale, che lei, nella categoria allievi sino al 31 dicembre 2026, avrà quasi due anni per battere. Soprattutto, dato ancor più rilevante, il tempo le garantisce lo standard di partecipazione ai campionati europei indoor di Appeldorn, in Olanda, il prossimo marzo, per un possibile esordio che ne farebbe la più giovane azzurra di ogni tempo. Ma era solo l’inizio: se sabato Kelly aveva abbassato ancora il primato continentale dei 60 metri, il giorno seguente Alessia Succo, 16 anni compiuti venerdì scorso, si impossessava addirittura del record mondiale sui 60 ostacoli, con l’8.07 che abbassa di tre centesimi il precedente limite della francese Cyrena Samba-Mayela. Un nome che rende l’idea della grandezza dell’impresa: l’atleta nata nella periferia parigina è l’attuale campionessa europea dei 100 ostacoli e argento dell’ultima Olimpiade. Tesserata con l’Atletica Settimese e allenata da Pierluigi Crisai, secondo anno al liceo scientifico Einstein di Torino, amante del sushi, Alessia è potenzialmente già competitiva per i prossimi campionati europei junior, il prossimo agosto a Tampere in Finlandia: il suo talento potrebbe annullare lo svantaggio dei tre anni in meno concesso alle rivali. Doveva essere un’aria buona quella respirata dai neonati nel 2008: il 12 agosto di quell’anno è venuto al mondo Daniele Inzoli, uno che già lo scorso maggio a Savona era atterrato a 7.90, prestazione immensa per un non ancora sedicenne, al punto da chiedersi se la misura, in prospettiva, non fosse addirittura migliore dell’8.36 di Mattia Furlani nella stessa giornata in riviera. Indossa una maglia storica, quella verde della Riccardi, ha occhialini da educato studente sui banchi di scuola, un fratello, Francesco, di tre anni più anziano, tesserato per le Fiamme Gialle e pure lui buon talento nelle stesse specialità, lungo e velocità. Si, perché per volare così lontano occorre essere anche veloce, e ad Ancona Daniele si è concentrato sui 60 metri, cogliendo in un solo colpo il titolo allievi ed eguagliando il record italiano di categoria, 6.78. Grandi talenti crescono, con la fretta di chi non guarda neppure alla carta d’identità, al punto che Larissa Iapichino, classe 2002, pare già una veterana, e ci fa considerare quasi normale il 6.87 con cui ha debuttato a Padova. Mai era andata tanto lontana all’esordio stagionale, ma l’onda lunga di Tokyo per l’atletica italiana è tale che persino le grandi imprese sembrano ordinaria amministrazione.

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