Dosso argento al Mondiale: “Il segreto è tutto nella testa, ora non mi soffocherò più"

Come è andata la gara? “Avrei dovuto correre più libera ma era difficile, anche perché la scorsa settimana non ho potuto correre a causa di un infortunio. Sono arrivata in Cina con un po' di dubbi, la sera prima della finale mi faceva male il piede e mi chiedevo con che stato d’animo sarei entrata in gara. Ma proprio per questo sono molto felice di me stessa e orgogliosa, perché alla fine ho combattuto lo stesso”. Cosa porta di nuovo questa medaglia in vista della stagione all'aperto e nella tua carriera? “Ora continueremo a lavorare. Appena sono uscita, con Giorgio ci siamo detti che l'obiettivo è Tokyo, dove a settembre si terranno i Mondiali. Questa medaglia mi fa capire di essere sulla giusta strada e che non c'è niente che può impedirmi di far bene. Ora l'obiettivo è Tokyo tra 6-7 mesi”. Cosa puoi dirci del tuo infortunio? Come è andata, che è successo? “È iniziato tutto giovedì prima della gara ad Appeldorn, sono arrivata e ho fatto i blocchi su una pista davvero dura. Il giorno della gara avevo un po' fastidio, però era all'inizio, quindi non era una fase acuta. Sono tornata a Roma e il lunedì non camminavo, ma ho continuato comunque ad allenarmi facendo palestra e cose alternative. Abbiamo fatto una settimana così, per vedere se sarebbe migliorata, invece non è migliorata per niente. Con Giorgio abbiamo valutato molto se venire qui o meno, ma lui era per il sì. Alla fine, sono partita e sono molto grata ai medici federali perché hanno fatto un lavoro eccezionale. Da quando sono arrivata sono sempre stati svegli fino a mezzanotte per prestarmi assistenza e curarmi in modo che io potessi stare tranquilla”. Hai detto più volte in questi giorni che ti piace questa idea di essere d'ispirazione e di essere la prima donna della velocità. Vuoi far vedere che i limiti non esistono e che anche una donna italiana può andare veloce. In questi giorni hanno eletto per la prima volta a presidente del Cio una donna, che effetto ti fa? “Vuol dire che c'è un movimento, c'è un cambiamento ed è una cosa importante. Anche questa è la dimostrazione che non ci sono limiti. È una bella notizia che una donna sia a capo di un settore così importante”. Oltre al tuo argento è arrivato anche il quarto posto di Lorenzo Simonelli , quanto è importante? Se ripensi alla Zaynab di tre o quattro anni fa, avere oggi a disposizione questo staff, che cosa significa? “È un grande cambiamento perché sia io che Lorenzo abbiamo investito tanto su noi stessi. Giorgio ha investito tanto in un team che possa sostenerci e farci crescere, ma è solo l'inizio perché siamo entrambi giovani. Sappiamo che questa è la strada giusta, abbiamo entrambi fame di stare con i migliori al mondo e questa è una tappa di crescita per noi”. Che cosa ti dicono i risultati di quest'inverno in chiave 100? “Considerando tutte le gare che ho fatto finora, togliendo la partenza, il lanciato è quello che mi è riuscito meglio in tutte le altre gare, a parte la finale. Nel complesso, sono molto fiduciosa”. L’atletica italiana sta ottenendo sempre più risultati importanti, tu avverti la responsabilità di dover far crescere il movimento? È un peso? “Assolutamente no, perché in primo luogo è una crescita personale nostra. Quando noi entriamo in pista, entriamo innanzitutto per noi stessi, per tutto quello che facciamo ogni giorno. Non è un peso, anzi. Quando riesci a mostrare a te stessa che i risultati arrivano, alla fine tutto il resto è una conseguenza”. Kambundji ha fatto una gran finale e ha dimostrato di avere grande esperienza. Che tipo di atleta è? “La sua esperienza ha sicuramente pagato. Per la mia gara, aver perso una settimana di allenamento ha pesato. Ha influito sul fatto di non aver recuperato completamente in quei 50 minuti di pausa che avevamo in mezzo, che poi non erano neanche 50. Lei è stata molto brava, alla fine nella velocità vince chi sbaglia meno”. E a te cosa è mancato per arrivare al primo posto? “I tempi di reazione sono stati molto tardivi, che è la mia pecca da inizio stagione. Quando ero piccola era il mio punto di forza e proprio per questo è un aspetto che abbiamo lasciato un po' stare, per cercare di migliorare negli aspetti in cui ero più carente. Ma proprio questo è quello che ha fatto un po' la differenza sul finale”. Anche in passato hai detto più volte che il tuo più grande errore è stato quello di sottovalutarti. Pensi che questa stagione indoor, con queste due medaglie, abbia archiviato questo rischio o è un rischio che corri sempre? “Il rischio è archiviato. In questa stagione, già dall'inizio, ho creato una mente solida e una Zaynab più forte a livello mentale. Ogni gara è a sé, che vada bene o male, io so chi sono e cosa posso fare, non voglio più giudicarmi, non voglio più soffocare l'atleta che sono”. Possiamo dire che da Parigi è iniziata la tua rinascita? “Esatto, perché da lì ho capito che dovevo solo lavorare e concentrarmi sul migliorare. Spesso noi atleti pensiamo di essere macchine, di non poter sbagliare mai, di non poter mettere un attimo il nostro corpo in pausa. Invece la svolta è arrivata quando ho iniziato ad avere più consapevolezza del fatto che a volte ho bisogno di una pausa. Ho imparato ad ascoltare di più il mio corpo e a gestirmi meglio in allenamento. Anche Giorgio dice sempre che un programma può essere scritto, ma poi sono io che devo interpretarlo. Ora sono arrivata a questo punto, sto crescendo, sto maturando. Il mio punto di forza più grande è il fatto di essere tranquilla quando mi alleno”. Questo tuo ‘salto di status’ a livello internazionale lo avverti anche nel modo in cui le altre ti guardano nelle fasi di preparazione della gara? Come vedi riflesso intorno a te questo tuo salto di consapevolezza? Quello che ti circonda, come ti restituisce il tuo cambiamento? “Il mondo dello sprint è un mondo dove tutti guardano tutti e quando una persona è più sicura di sé, si nota che le altre hanno un po' di timore. Dall'altra parte, se tu sei quella che viene guardata, acquisisci sicurezza e solidità. È quello che è successo a me ad Appeldorn: ho fatto la batteria in sicurezza, la semifinale in sicurezza e questo può aver giocato su qualcuno”. A caldo hai detto ‘È andata male’ ma poi ti sei subito corretta. Ma che cosa significa ‘È andata male’ per un argento mondiale? Vuol dire che l'atletica italiana è diventata una cosa che non era immaginabile? “Esattamente, mi sono corretta subito. Poteva andare meglio sicuramente, però le aspettative sono alte perché negli ultimi anni stiamo facendo veramente cose eccezionali. È incredibile non essere del tutto felici di un argento mondiale. Allo stesso tempo, come ho sempre detto, bisogna guardare il percorso, essere fieri di sé stessi, nonostante le cose non vadano come si voglia”.

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