Furlani e il suo oro mondiale: "Tappa fondamentale della mia vita, ma posso migliorare"

“Questa medaglia vale tantissimo, perché la mia corsa all'oro è iniziata l'anno scorso e riuscirci in così poco tempo è incredibile. Sono veramente contento, perché so come abbiamo lavorato quest'anno e penso di meritarmi questa vittoria. Me lo merito soprattutto per come sono andate queste due settimane, sono rimasto concentrato, ci ho creduto fino alla fine, convinto che il lavoro ripaga sempre. È stata una gara al cardiopalma, bellissima. Credo che questa sarà una tappa importante per la mia vita e non solo per la mia carriera agonistica. Ma so che arriveranno presto altre tappe importanti, quindi bisogna solo rimanere concentrati e migliorare, anche perché tecnicamente si può ancora migliorare molto”. Hai un oro mondiale al collo ma dici ‘posso ancora migliorare molto’. Cosa c’è da migliorare? “In alcuni salti ancora non sono perfetto tecnicamente. Posso migliorare nel gestire meglio la tecnica e la ritmica. A me la cosa che dispiace di più di Appeldorn , e ci voglio assolutamente ritornare perché è parte della mia carriera, è l’aspetto tecnico. Lì ho vinto l’argento e non l’oro perché ho avuto problemi tecnici. Però ogni gara a sé e ogni pedana ‘parla’ in maniera diversa. Fortunatamente, questa in Cina parlava la mia stessa lingua e infatti tecnicamente è stata una buona gara. Ma posso esprimermi meglio, posso entrare ancora più forte, mancano ancora un sacco di cose... Più il tempo passa, più assimilerò questa nuova rincorsa e verrà poi il salto che deve venire”. C’è tanto da migliorare ma ora c’è anche da festeggiare questa vittoria. Cosa hai provato quando hai capito di essere campione del mondo? “È stato un mix di emozioni. Quando è arrivata la certezza dell’oro, ho pensato ‘non faccio l’ultimo salto’. Poi ci ho ripensato, l’ho fatto ed è stato ancora più emozionante di aver vinto, perché è stata la conclusione perfetta di questa stagione indoor. Una stagione in cui sono migliorato molto sotto ogni punto di vista: tecnico, di misure e di medaglie. Sono molto contento di questa vittoria, anche perché mi dà molta più consapevolezza. L’argento di Appeldorn è stato un duro colpo, perché sapevo che l’oro era alla mia portata e potevo fare meglio. Questa vittoria mi aiuta a capire cosa posso fare e che obiettivi posso raggiungere”. In pedana hai toccato i 38 km/h di velocità, un giorno ti potremo vedere correre in una gara? “Non è una velocità che mi sorprende, a Parigi entrai ancora addirittura a più forte. La base del salto in lungo è la velocità e non posso negarlo: in allenamento sono anche un buon velocista ma voglio concentrarmi solo ed esclusivamente sul salto in lungo. Però penso che qualche gara di velocità la farò. Non so quando né dove, però è propedeutico per quello che faccio e prima o poi arriverà una gara di velocità”. L’argento di Appeldorn è stato propedeutico per arrivare a questo oro? Qualche errore commesso lì ti ha aiutato a capire in cosa migliorare? “Sì, esatto. Ogni gara è sempre a sé e può succedere qualsiasi cosa in ogni gara. Anche a un'Olimpiade, magari uno si prepara per 4 anni ma poi non trova la pedana adatta per lui… Credo che ogni gara serva per fare esperienza, per aggiustare il più possibile e migliorarsi. Esistono anche i giorni no, l’obiettivo è cercare di arrivare a ogni gara il più serenamente possibile. Bisogna saper gestire i lati negativi e non solo i lati positivi, perché quando si vince sono tutti bravi a gestire ma i campioni si vedono nei momenti difficili e dopo una sconfitta”. Iapichino e Dosso dopo le loro vittorie agli Europei e ai Mondiali hanno sottolineato proprio questo, spiegando che hanno imparato a convivere con loro stesse e con i momenti difficili. Tu come ti gestisci? Come convivi con te stesso? Come vivi prima della gara e durante la gara? “Io ho sempre avuto molta autostima di me stesso. Una cosa che mi ha sempre aiutato è guardare gli altri. Anche qui, al Mondiale, ho visto tutto il mondo come si allena e come mi alleno io e ho capito che non ho niente da invidiare a nessuno. Il confrontarsi con gli altri mette ancora più consapevolezza. Poi bisogna lavorare su sé stessi e avere molta autostima. Credo che l’esperienza aiuti molto in questo. Poi è chiaro, non sempre è facile. Quest’anno io arrivavo a ogni gara come favorito e questo bisogna saperlo gestire. Anche all’Europeo ero dato per favorito e poi sono arrivato secondo, che è comunque un ottimo risultato. Ma anche dopo un risultato al di sotto delle proprie aspettative non bisogna abbattersi. È fondamentale rimanere concentrati e consapevoli delle proprie qualità”. Dopo questo oro avrai sicuramente ancora più consapevolezza, anche perché in gara c'erano praticamente tutti i più forti, Tentoglou compreso. Hai avuto modo di parlargli? “L’ho già detto e continuerò a dirlo, per me lui è il saltatore in lungo più forte della storia per quello che ha fatto e per come l'ha vinto. Arriva da un brutto periodo, in cui è stato male, non è stato un mondiale facile per lui ma si è espresso veramente bene per quelle che erano le sue condizioni. Mi ha fatto i complimenti e mi fa molto piacere perché è un campione”. C'è qualcosa che ti ha infastidito dopo l’argento di Appeldorn? “Tantissime cose. Quando si vince, tutti sono sulla barca ma quando si perde non c'è nessuno. Questo mi ha dato fastidio, ma è una cosa che non si può eliminare, succede in tutti gli sport. Credo sia uno dei pochi aspetti negativi dello sport”. Prima dell'ultimo tentativo di Pinnock hai applaudito: un bel gesto di sportività, cosa c'era dentro quel quell'applauso? “Tante cose. L'atletica è uno degli sport più sportivi che abbiamo. Tra noi atleti c’è grande sportività perché sappiamo quanti anni ci vogliono per arrivare fin qui e quanto lavoriamo solo con noi stessi per quell'obiettivo. Non è facile lavorare tutti i giorni sfidando sé stessi per migliorarsi. Questa sportività è normale nello sport che facciamo e per me deve essere sempre la prima cosa”. Hai parlato con Diaz, l'altro oro della spedizione? “L'ho rivisto in pedana durante la mia gara. Mi ha fatto molto piacere la sua presenza, perché non è scontato che un campione del mondo venga in pedana a fare il tifo per te e a sostenerti. Secondo me è una cosa bellissima e voglio sottolineare tutto il lavoro di squadra che c'è stato in questi giorni. Ringrazio tutti i compagni di squadra che sono venuti allo stadio a vedere la mia gara”. Anche tu ad Appeldoorn eri tornato al palazzetto a vedere la gara di Larissa Iapichino. “Sì. Io e mia madre viviamo di pane e atletica ma in generale non potevo perdermi la gara di Larissa perché sapevo che poteva farcela. Non potevo mancare”. Cosa ti regalerai dopo questa vittoria? “Recentemente mi sono appassionato tantissimo di orologi, quindi forse mi concedo un orologio. Un segnatempo è sempre un ricordo. Penso farò anche qualche regalo alla mia ragazza e alla mia famiglia. E poi… un po' di svago almeno per una settimana me lo concedo anche io”. Visto che sei tifoso della Roma, possiamo dire che potresti essere il ‘Capitan futuro’ dell’atletica italiana? Cosa potresti dare ai più giovani? “In questi anni si sta creando una bellissima squadra e a livello giovanile stanno emergendo tanti ragazzi e ragazze di talento. Se devo fare un nome, penso a Sioli, che ha vinto recentemente la medaglia di bronzo, ma solo per quello che ha vinto e non per altro. Io penso di trasmettere la maggior parte delle emozioni in pedana, tutto quello che ho da dire lo trasmetto con il salto. Poi sono sempre presente con tutti, scrivo sempre a tutti dopo le gare, faccio i complimenti e penso che stiamo crescendo tutti insieme. È veramente un gruppo sano. Quello che posso dire ai più giovani è semplicemente di credere sempre nei propri mezzi e nei propri sogni perché tutto è possibile”. A proposito di futuro, farai anche gare di lungo senza asse di battuta? Che cosa pensi in generale di questa novità? “Non sono a favore perché credo non sia rispettoso per chiunque abbia perso una medaglia per poco, cosa che è successa anche a me, o per nulli. Non mi sembra rispettoso nei confronti di tantissimi atleti, anche per quelli che hanno fatto record del mondo. Allo stesso tempo, penso lo proverò. Sono contro l'idea, ma ahimè nella vita bisogna provare le cose, quindi magari in un momento più tranquillo, sicuramente non quest'anno, proverò. Sicuramente può rendere le gare più spettacolari”. In passato hai detto che ti piacerebbe intervistare altri atleti e provare a fare il giornalista sportivo. C'è una domanda che non ti è stata fatta e che ti faresti? “Questa è una domanda importante e arriva in un momento particolare… Io sono un ragazzo molto istintivo e tante domande mi vengono sul momento. Ci sono tante domande che mi faccio e a cui non ho ancora la risposta. Credo che il ‘segreto’ di una buona intervista sia conoscere il più possibile l'atleta di cui si sta parlando, quindi credo che potrei farmi una buona autointervista ma dovrei pensare molto a cosa chiedermi. Non voglio farmi domande banali ma solo domande importanti”.

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