Perché il Qatar punta così tanto sullo sport?

Ci sono una serie di ragioni per le quali la tappa di Doha è considerata tra le classiche della Diamond League, il principale circuito di gare dell’atletica. La prima è che nella capitale del Qatar gli atleti vanno più che volentieri. Il clima caldo e l’alto livello di partecipazione sono ingredienti essenziali per le buone prestazioni e quest’anno saranno ben sei gli azzurri in gara: occhi puntati in particolare sulle due gare degli ostacoli, Alessandro Sibilio nei 400 e Lorenzo Simonelli al via dei 110. Il napoletano ha già esordito con un’ottima prestazione nella gara piana, chi lo ha visto in allenamento assicura sulle sue buone condizioni e la speranza che abbia finalmente risolto il problema degli infortuni che spesso ha condizionato le sue stagioni. Un guaio muscolare, in gennaio, l’ha avuto anche Lollo Simonelli, capace però anche in condizioni precarie di sfiorare la medaglia ai mondiali indoor in Cina. Se il campione europeo ha deciso di partecipare è un ottimo segnale: probabile che si senta competitivo per sfidare avversari capaci di flirtare con i 13”. Nei 200 Filippo Tortu, reduce dalla avvenuta qualificazione ai mondiali con la 4x100, si troverà a fianco del campione olimpico Letsile Tebogo, e l’attesa è per un risultato individuale che cancelli l’opaca Olimpiade parigina. Ci sarà poi Roberta Bruni, ormai una sicurezza di buon piazzamento nell’asta, e, a proposito di salti in elevazione, Marco Fassinotti e Matteo Sioli nell’alto: se il primo è un veterano alla ricerca di prestazioni che gli assicurino la qualificazione per Doha, il secondo è un giovanissimo già capace di conquistare il bronzo agli europei indoor. Si troveranno in pedana il padrone di casa, Mutaz Essa Barshim, il più forte altista degli ultimi 25 anni, considerato in Qatar alla stregua di una divinità. Già, il Qatar: perché punta tanto sullo sport? C’entra, certamente, la passione dell’Emiro Hamad Al Thani, che dal 2013 governa il paese con metodi non esattamente in linea con la democrazia. Prima ancora di entrare in carica ha fondato nel 2005 il Qatar Sport Investments, proprietario, tra gli altri, del Paris Saint Germain e sponsor della Roma. Ma il vero colpo di genio è stato quello di portare a Doha e nel resto del Qatar eventi per i quali il paese non aveva una minima tradizione. E così, nella capitale di uno stato minuscolo sono stati disputati i mondiali di ciclismo nel 2017, quelli di atletica due anni dopo, la coppa del Mondo di calcio nel 2022 a costo di far saltare il tradizionale periodo estivo e disputando le partite a novembre e dicembre e quelli di nuoto la scorsa primavera, giusto prima delle Olimpiadi di Parigi. Senza contare i tanti appuntamenti che i vari sport hanno tenuto a Doha, sfruttando un’impiantistica con pochi rivali nel mondo. Questo è uno dei principali meriti del Qatar: vero che non mancano i soldi per l’organizzazione di grandi appuntamenti, ma altrettanto vero che le sedi di gara sono il meglio che ci si possa aspettare. Clamoroso il caso dell’atletica, dove ai mondiali del 2019 il problema del clima torrido del deserto è stato risolto dotando lo stadio Khalifa di aria condizionata, con gli atleti che trovarono al suo interno una temperatura costante intorno ai 23 gradi, oltre venti in meno di quella esterna. In tutto questo non c’entra solo la passione dell’Emiro per lo sport. Sino a qualche anno fa, per ragioni politiche e soprattutto economiche legate al commercio del gas di cui il Qatar è ricchissimo, il paese era entrato in contrasto con gli altri stati arabi. Lo sport, con investimenti mirati sugli avvenimenti e sulla proprietà dei club, serviva all’Emirato per rompere l’isolamento. Ora le dispute commerciali sono terminate, ma il Qatar continua ad essere un punto di riferimento preciso nello sport. Il meeting di venerdì a Doha, diretta su SkySport 1 e Arena a partire dalle 18, è uno dei tanti tasselli che lo dimostrano.

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