Il Golden Gala di Battocletti e Chebet: record e sorrisi all'Olimpico. E l'Italia...

Poteva finire male per il Golden Gala incastrato tra il tracollo dell’Italia del pallone in terra vichinga e il successo parigino di Sinner su Djokovic. E invece gli oltre 20000 dell’Olimpico, pochi solo in relazione a un impianto che solo il calcio può riempire, sono stati ripagati. Merito, soprattutto, di due ragazze che hanno confezionato un 5000 metri che passerà alla storia: la prima si chiama Beatrice Chebet, una keniota di 25 anni; la seconda, la sua coetanea Nadia Battocletti, che non viene dagli altipiani africani ma dalle montagne del trentino. Oro olimpico a Parigi su 5000 e 10000, unica atleta a percorrere 10 chilometri in meno di 29 minuti, Beatrice si appresta a scendere sotto i 14 sulla distanza inferiore. A Roma ha mancato l’obiettivo di appena 3 secondi, avvicinando il record mondiale dell’etiope Gudaf Tsegay, da lei stroncata in gara, ma quell’ultimo giro in appena 61 secondi e mezzo dimostra che il record è solo rimandato: probabile l’attacco all’Hayward Field di Eugene nel meeting sponsorizzato dalla sua casa di abbigliamento, quella con il baffo per intenderci. Tanto per avere idea di cosa significhino i tempi della ragazza di Kericho, in quella Rift Valey che ha prodotto la stragrande maggioranza dei fenomeni del mezzofondo e fondo kenyano, basta dire che gli uomini ci arrivarono nel 1954, e a realizzarlo fu una leggenda come il cecoslovacco Emil Zatopek. Come dire che Beatrice sta avvicinando le epoche tra ragazzi e ragazze. Ma se l’Olimpico si è esaltato per l’eleganza della Chebet che non sembra neppure fare fatica mentre corre, non ha regalato meno entusiasmo Nadia Battocletti, terza dopo aver saggiamente lasciato i ritmi folli della Chebet prima del terzo chilometro e rimontando posizioni con il suo abituale sprint nel finale, firmando l’ennesimo record italiano in carriera con il 14’23”15, seconda prestazione europea di tutti i tempi alle spalle solo del primato continentale dell’olandese Hassan. Nadia no limits Non ha davvero più limiti la ragazza trentina dal sorriso gentile, non a caso testimonial di tante aziende compreso il suo Trentino che ha scelto di farsi rappresentare da un’atleta che è anche un esempio, capace di coniugare senza difficoltà l’attività sportiva ad altissimi livelli con gli studi di laurea in ingegneria edile. La gara di Roma, dove lo scorso anno fece doppietta ai campionati Europei, ha confermato come i risultati ai Giochi di Parigi, l’argento sui 10000 dopo aver già sfiorato il podio nei 5000, non fossero assolutamente casuali. Nadia, in qualunque gara che assegna un titolo, quelle senza il ritmo folle delle lepri, è ormai in grado di giocarsela con chiunque, Chebet a parte. A Roma si è messa alle spalle Gudaf Tsegay, la due volte campionessa del mondo stroncata dopo il tentativo di reggere i ritmi di Beatrice, lanciando un messaggio ben preciso in vista dei mondiali di Tokyo: chi ambisce a un posto sul podio dovrà vedersela con la trentina. Italia protagonista Il Golden Gala ha raccontato di un’Italia come al solito protagonista: Mattia Furlani che nel lungo batte il mito Miltiadis Tentoglou, e pazienza se all’ultimo salto l’ottimo australiano Liam Adcock gli ha tolto la vittoria; Zane Weir finito secondo nel peso dove Leo Fabbri ha comunque dimostrato condizione con un paio di nulli intorno ai 22 metri; Roberta Bruni ormai solida per buoni piazzamenti nell’asta; Ayo Folorunso che finalmente non bisticcia con le barriere sui 400 ostacoli. Si è sperato in Gimbo Tamberi, presentatosi in pedana all’ultimo istante nell’alto, ma proprio per questa è la gara dove abbiamo meno da preoccuparci: a Tokyo, oltre al capitano iscritto di diritto, ci saranno altri tre azzurri, da uno Stefano Sottile quarto alle Olimpaidi che pare aver risolto o guai alla schiena, alla novità Matteo Sioli, ventenne rampante e ormai una certezza.

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