Furlani: "Nel 2026 mi voglio confermare il migliore. Record italiano? Ci proverò"

Mattia Furlani, per quei pochi che non ti conoscono, presentati in poche parole. "Sono Mattia Furlani, e sono un atleta. Sono un saltatore in lungo professionista e attualemente sono il campione del mondo in carica" Da dove nasce la tua passione per l'atletica? Quando hai capito che questa sarebbe stata la tua strada? "Le due cose sono accorpate, perché ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia di sportivi, proveniente soprattutto dall'atletica. L'ambiente in cui sono cresciuto mi ha trasmesso la passione per questo mondo. Soprattutto grazie a mia sorella Erika: seguendo il suo percorso di crescita ho avuto la possibilità di visitare tanti Paesi e di interfacciarmi con atleti provenienti da tutto il mondo. Seguendo le sue orme mi sono innamorato di questo sport, fino ad arrivare al professionismo" La gara che ha segnato una svolta nella tua carriera? "Non è una domanda semplice. Penso sia stato tutto l'Europeo Under18 di Gerusalemme del 2022. Quella è stata la mia prima esperienza 'vera': mi ha dato l'opportunità di capire cosa fosse davvero l'atletica e cosa volesse dire essere un atleta professionista. Credo sia stato il primo mattone per costruire il Mattia che sono oggi" C'è stato però un altro sport che ha rischiato di strapparti dalla pedana: il basket. "La pallacanestro è stata la mia primissima passione. Rieti è una cittadina molto concentrata intorno al basket: il mio percorso da atleta è iniziato lì, per quattro anni nella Willie Basket. Mi sono divertito tanto. Era anche un modo che mia mamma sfruttava per staccarmi dal campo scuola, per far migliorare con un altro sport le mie abilità motorie e farmi tornare anche più forte. Alle medie poi ho dovuto fare una scelta, perché non riuscivo a portare avanti entrambi, oltre allo studio: ho portato avanti l'atletica, la mia passione, ma il basket è stato il mio amore. Mi ha aiutato a diventare la persona che sono oggi, sia a livello coordinativo sia a livello educativo" I valori che ti spingono a dare il meglio ogni giorno sono? "L'amore per la mia famiglia, visto che è anche la mia allenatrice. Poi l'amicizia, con tutti gli atleti che ho conosciuto e con cui sono cresciuto nel corso degli anni, che mi hanno insegnato tanto. E ovviamente il rispetto nei confronti degli altri e la passione per questo sport. Sono gli stessi valori che un giorno, se mancheranno, saranno il motivo del mio ritiro dalla pedana" Ti chiamano Spider-Man: perché questo soprannome? "Perché i miei amici mi paragonano spesso a Miles Morales, il personaggio della Marvel che veste i panni di Spider-Man. C'è una certa somiglianza. Negli anni è una cosa che abbiamo portato avanti, perché mi ha sempre fatto divertire" Prima hai citato gli Europei di Gerusalemme, ma c'è una gara che sogni di vincere? Ti manca giusto solo l'Olimpiade... "L'Olimpiade è il sogno di ogni atleta, non serve girarci troppo intorno. Negli ultimi mesi alla fine mi sono tolto tante belle soddisfazioni: diventare campione del mondo è il massimo, il secondo titolo più bello dietro solo a una medaglia d'oro ai Giochi. Quindi sì, banalmente dico le Olimpiadi, ma anche se dovessi rivincere nel corso del tempo quello che vinto finora non sarebbe un brutto risultato" Sentendoti parlare si ha la sensazione che la tua passione per l'atletica è talmente forte da cancellare la parola 'sacrificio' da questo sport. "Dipende da dove lo si vede. Sacrificio è anche mettere in conto che quando si sale in pedana ci si gioca la pelle, nel senso che il salto in lungo è uno sport di usura. Se non si fa attenzione a ciò che si fa, se non ci si mette il giusto impegno, può portare a infortuni che segnano la vita di una persona. I sacrifici devono essere messi in conto per cercare di ridurre la percentuale di traumi gravi. Fa tutto parte del lavoro: la fatica, la nausea, il dolore. Per me non è sacrificio. Anzi. È la parte più bella, quella che ti porta a lottare per i risultati importanti. Questa consapevolezza mi aiuta a restare 'leggero', perché alla fine è sempre stata la mia passione, ciò che mi porta a dare tutto ogni volta" Quest'anno oltre al doppio titolo mondiale, indoor e outdoor, sei arrivato in finale come atleta dell'anno. Tu e Duplantis, contro cui il secondo posto equivale a una vittoria. "Sì, assolutamente. Devo ammettere che anche io ho votato 'Mondo' per il premio, perché sono un suo fan sfegatato. Essendo coetaneo di mia sorella, ho avito la possibilità di vederlo spesso in pedana, di vedere la sua crescita personale: ogni volta che salta è un'emozione. È solo che un onore essere arrivato in finale contro di lui. Il 2025 rimarrà un anno di soddisfazioni incredibili. Dopo il Mondiale a Glasgow mi sono ripromesso di tornare in pedana ogni volta cercando la versione migliore di me: come se stessi vivendo in un sogno infinito, giorno dopo giorno alla ricerca del risultato migliore" Nel 2026 non sarai più lo sfidante, sarai il campione in carica. Tutti cercheranno di batterti. "Lo so bene. Non ho niente da perdere ormai, affronterò qualunque avversario in qualsiasi evento. Non ho paura. Anche perché lavorerò duramente per saltare ancora più lontano e per mantenere il primo posto nel ranking. L'intenzione è migliorarsi ulteriormente, perché ritengo che il 2025 sia stato comunque un anno di crescita e di transizione: ho introdotto una nuova rincorsa, ho cambiato alcuni carichi di lavoro. È stata una stagione di sviluppo, nonostante le vittorie. Chi mi vorrà sfidare è il benvenuto, non mi tiro indietro" C'è un nome a cui hai sempre detto di ispirarti: Miltiadis Tentoglou. Quest'anno sei riuscito a batterlo in diverse occasioni: cosa significa per te sapere che nel 2026 ti darà battaglia? "Gareggiare contro di lui è uno stimolo importante. Lo ammiro per la sua capacità di essere un formidabile agonista. So che in questo momento si sta allenando per presentarsi il più in forma possibile: mi motiva, mi ispira, mi fa venire voglia di tornare in pedana. So che in futuro ne arriveranno altri, ma ora lui è il mio avversario principale, il mio 'nemico': mi piace molto la nostra rivalità. Non vedo l'ora di rivederlo in gara" L'impressione dell'atletica in generale è che in gara ci si presenti con il coltello tra i denti, ma sempre con un grande rispetto l'uno per l'altro, quasi da amici. Perché avete le stesse passioni, le stesse emozioni, lo stesso percorso... "Con Tentoglu non c'è forse un rapporto di amicizia, non siamo così in confidenza come ci si aspetta. Però c'è un sacco di rispetto tra noi. Perché appunto sappiamo il tempo e i sacrifici che ci abbiamo dedicato. Ma non vale solo per lui. Rispetto ogni atleta in pedana, la cosa è reciproca. Poi certo, subentra la rivalità sportiva, ma sempre con il massimo rispetto" Fra tre mesi, a Torun, metti in palio il primo titolo, quello del mondiale indoor. Come ti presenti? "Da campione in carica. Con la mentalità giusta per cercare di difendere il titolo. Come detto, non ho paura di nessuno. Sarà necessario rimanere concentrato e tranquillo, in modo tale che ogni risultato che arriverà possa essere preso con la giusta serenità, senza crearmi pressioni. Intanto sto lavorando per fare una preparazione all'altezza. In gara, poi, sarà tutto diverso" Ti manca anche un'altra cosa: il record italiano di Andrew Howe, fissato a 8.47. Quando sarai pronto per tentare di batterlo? "Detto sinceramente mi sento pronto già ora. Due anni fa saltai 8.44, con 2.2 di vento. Sono un paio di stagione che vado abbastanza vicino a quel risultato. Nel 2026 si potrebbe provare: sarebbe un tassello importantissimo per la carriera. Però deve arrivare da solo, deve essere una naturale conseguenza delle mie performance in gara. Perché la priorità sono le medaglie" Khaty, tua mamma, è anche la tua allenatrice. Il vostro rapporto è molto razionale, anche nel corso della gara. Quanto è importante averla al tuo fianco? "Per me è importantissimo. Per ogni atleta è diverso, ma dal mio punto di vista è il riferimento più importante. Negli anni, per guidarmi verso l'obiettivo, ha studiato e si è formata, in modo che nessuno potesse dire che non era all'altezza. Io oggi mi fido solo di lei, anche perché, se io sono il numero uno al mondo, significa che anche lei è la migliore allenatrice che ci sia. Condividiamo lo stesso obiettivo: saltare più lontano. Stiamo cercando di migliorare entrambi per arrivare lì. In pedana abbiamo questo rapporto perché stiamo facendo tutti e due una cosa che amiamo" Sentendoti parlare con questa maturità ci si dimentica che hai solo 20 anni. Eppure già oggi hai un palmares tale che anche se dovessi ritirarti saresti uno dei più grandi atleti della storia dell'atletica italiana. "Fa uno strano effetto pensarci. Perché ancora oggi mi perdo a guardare su YouTube i video degli atleti più famosi, Andrew Howe compreso. Il salto del suo record l'ho visto più e più volte. A volte mi chiedo se ci arriverò anche io, per poi realizzare che già oggi sto disputando gare di quella importanza. Nulla è frutto del caso. Devo ringraziare ogni membro del mio team, per il lavoro di crescita che stiamo facendo stagione dopo stagione. Circondarsi delle persone giuste, per un atleta professionista, è fondamentale, perché aiuta a indirizzare il percorso del modo più sano possibile" Ultima domanda, la più difficile: dove ti vedi tra 15 anni? "L'obiettivo che mi sono imposto da qui in avanti è stare bene io e far stare bene la mia famiglia. E ciò che mi fa stare bene è lo sport. Chissà, magari potrei iniziare a studiare per intraprendere il percorso da allenatore. Spero di rimanere in questo mondo, perché mi farebbe stare bene, con gli altri e soprattutto con me stesso" Ti vedremo a Sky Sport a fare il telecronista? "Magari! Sarebbe un sogno. Però solo se le farò insieme a te "

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Furlani: "Nel 2026 mi voglio confermare il migliore. Record italiano? Ci proverò"

Nicola Roggero