Sara Curtis come Pellegrini? No, Alessandra Mao. Il ritratto delle due promesse del nuoto

Sara Curtis come Federica Pellegrini? No. Sono differenti le rispettive distanze di gara preferite, la modalità dell’ascesa al vertice mondiale e soprattutto le caratteristiche tecniche delle due atlete. Per un paragone che di per sé andrebbe posto con estrema cautela basti pensare che nel palmares della Divina ci sono setti titoli mondiali, 14 titoli europei, e quell’oro olimpico, primo e per ora unico trionfo a cinque cerchi di una nuotatrice italiana. Guardando cosa è accaduto nella piscina di Riccione in questi ultimi campionati italiani, alcune similitudini - se proprio si vogliono andare a cercare - si riscontrano in Alessandra Mao. Campionessa italiana assoluta a 14 anni e un mese, proprio nei 200 stile, la gara in cui Federica Pellegrini ha scritto la storia del nuoto e che a quell’età non aveva ancora vinto. Il primo titolo italiano fra le grandi la Divina l’ha conquistato a 14 anni e 7 mesi quando si pensava fosse soprattutto una centista pura. I 100 appunto, la gara regina del nuoto, proprio quella in cui la diciottenne Sara Curtis agli Assoluti di Riccione ha conquistato il nuovo record italiano, imbattuto da nove anni, e che Federica Pellegrini aveva ritoccato per l’ultima volta a 28 anni, nel 2006. Ma il fatto che il paragone sia improprio non deve ridimensionare il talento della piemontese di Savigliano che ha tutte le potenzialità per diventare la più grande sprinter del nuoto italiano, e che ha incrociato nella doppia vasca la propria storia con quella di Federica, che però a livello internazionale non ha mai avuto il 100 come punto di forza. Pellegrini ha vinto mondiali nei 200 ma anche nei 400. Distanze su cui non si è mai spinta seriamente Sara Curtis, che però è già più veloce della miglior Pellegrini di sempre, e lo è ancor di più nei 50, la distanza che l’ha vista primeggiare per la prima volta a livello italiano fra le grandi a 16 anni, e che ora si sta affermando sempre più migliorando record su record. Non solo a stile libero, la disciplina in cui ha meglio nuotato in questi ultimi giorni a Riccione, ma anche a dorso, considerando che nei 50 a pancia in su già detiene il record del mondo juniores. Cosa che non può che essere di buon auspicio considerando che saranno per la prima volta distanza olimpica a Los Angeles, quella che sarà la seconda olimpiade di Curtis, dopo l’onorevole debutto la scorsa estate, a diciassette anni: la più giovane della spedizione azzurra a Parigi con una nobile finale conquistata nella 4x100 stile. I miglioramenti cronometrici però ora dicono che Sara Curtis è una nuova realtà. Senza dimenticarsi che con i grandi ha già conquistato un titolo mondiale in vasca corta in staffetta e a livello Juniores ha vinto tantissimo: da 10 titoli Europei fino a cinque medaglie mondiali. Ora punta all’esame di maturità a scuola, con il biglietto per Singapore in tasca, dove l’obiettivo minimo sarà una finale iridata individuale. Dopo ha già in agenda il trasferimento all’Università della Virginia per studiare psicologia e allenarsi con alcune delle migliori specialiste del pianeta, agli ordini di Todd De Sorbo, capo della nazionale femminile statunitense a Parigi 2024. Tutto incoraggiante anche perché per le sprinter in genere serve qualche anno in più di crescita per affermarsi tra le big nel nuoto che conta, ma poi le distanze permettono una carriera assai longeva, e Sara nonostante l’età può essere già competitiva grazie al lavoro svolto finora con il suo allenatore di sempre Thomas Maggiora. Ma dopo l’estate, senza più la scuola, vuole fare un ulteriore salto di livello. Longeva è stata pure la carriera di Federica Pellegrini anche se al di là di alcune stagioni semi sabbatiche non si è mai dedicata particolarmente alla velocità, e quando l’ha fatto era sempre funzionale al suo 200, la gara che a 18 anni aveva portato Federica già alla conquista della medaglia olimpica, quella mondiale e a record del mondo. Anche per questo è arduo fare confronti con il passato scritto da Pellegrini. Sapendo che Curtis è già il nuovo presente azzurro. E nello stile libero femminile, il futuro può essere scritto anche da Alessandra Mao. Passato, presente e futuro che si sono incrociati nella vasca di Riccione. “Congratulazioni!!! Vedere il nuoto femminile dello stile libero viaggiare così in alto è veramente bellissimo. Brave ragazze!!”. I complimenti social di Federica Pellegrini sono andati a entrambe, anche alla ragazzina, che a 14 anni e 1 mese è stata capace di vincere il titolo fra le grandi proprio nella gara della Divina, che dopo il suo addio sembrava non avere lasciato eredi in terra italiana. E invece le speranze azzurre ripartono grazie a un altro enfant prodige, un’altra veneta, un’altra veneziana, e un’altra atleta che sembra nata per nuotare i duecento. Mao, classe 2011, è stata in gara su diverse distanze agli Assoluti, ma l’unica grande finale raggiunta individualmente è stata proprio nelle quattro vasche, ed ha vinto. Ma è ancor di più il tempo a colpire in relazione all’età: 1’58’’86, frantumato il record italiano ragazze di Diletta Carli già dalle eliminatorie. La più veloce di sempre a nuotare in Italia un 200 stile a 14 anni. Neanche Pellegrini era così veloce, e anzi, a quell’età nuotava oltre 4 secondi più lenta rispetto a Mao. Va detto che il salto di qualità su questa distanza la Divina, la più grande duecentista della storia del nuoto mondiale, lo ha fatto dopo i 15 anni. Ma anche il tempo nuotato a 16 anni e pochi giorni per conquistare l’argento olimpico ad Atene è stato 1’58’’22, appena 64 centesimi più veloce rispetto al tempo già centrato da Mao a 14 anni. La ragazzina ha oltre tre anni di tempo per puntare all’ 1’58’’02 che è già molto vicino, e che è il record italiano Juniores della Divina, un crono che le fu sufficiente per medaglie pesanti tra le grandi. Da allora però sono trascorsi oltre 20 anni, e la dimensione del nuoto è cambiata. Anche grazie agli scossoni cronometrici che Federica Pellegrini diede a più riprese con 11 record del mondo: nove in vasca lunga… e quell’1’52’’98 che è sempre record europeo e terza prestazione di sempre. Per questo il tempo nuotato oggi da Mao dice poco se raffrontato alle attuali stelle di livello mondiale. Ma se Curtis è presente, Mao è futuro. La prestazione di Riccione bisogna guardarla in prospettiva, valutare il talento dell’atleta, e considerare le sue enormi potenzialità che andranno protette nel tempo. “Lo avete vista anche da come vi ha parlato ai microfoni, è solo una bambina – premette Marco Menchinelli, responsabile delle nazionali Giovanili di nuoto – ma è evidente che questa bambina quando scende in acqua si consuma, dà tutto quello che ha per cercare di arrivare prima delle altre. Indipendentemente dagli aspetti tecnici e da chi siano le avversarie. Nella finale dei 200 era indietro, ma è il prototipo dell’atleta che non si abbatte, e combatte. Voleva vincere, per gioco, senza considerare che stesse sorpassando Simona Quadarella e atlete ben più esperte. Per lei non fa differenza tra una gara con le pari età o la sua prima finale italiana assoluta. Questo perché per fortuna è giovane, è fresca, è una bambina. E noi questo spirito lo dobbiamo preservare senza metterle pressioni. Dobbiamo vedere come crescerà fisicamente, se cambierà, ma l’attitudine mentale e di approccio alla gara è e sarà una sua caratteristica. Per questo dobbiamo farla stare tranquilla, facendole vivere e godere ogni momento”. Ovviamente per gli addetti ai lavori Alessandra Mao non è una novità sorprendente. L’avevano vista vincere già un anno fa tutte le sue gare ai campionati italiani giovanili nel primo anno fra “i categoria”, dopo le annate da esordiente. E si è ripetuta anche quest’anno a livello giovanile. Questa però sarà la prima stagione in cui può competere a livello internazionale, e anche da “sotto leva” andrà ai campionati Europei Juniores. C’è molta prudenza per non farle bruciare troppe tappe. E per preservarla, nessuno sta spingendo per farla già entrare in nazionale maggiore, nonostante il titolo assoluto. Anzi. Per un’eventuale convocazione al mondiale di Singapore di luglio ne parleranno tecnici federali giovanili, il direttore tecnico della nazionale azzurra Cesare Butini e ovviamente allenatori e dirigenti del Team Veneto, la sua società. Ma non c’è fretta, a giugno avrà l’esame di terza media, e la volontà per questa stagione sembra limitata a farle completare il suo percorso a livello giovanile, con la prima nazionale juniores della vita. “Nei giorni di scuola non le facciamo ancora fare il doppio allenamento. È una bambina che si diverte a gareggiare, che si allena e sta bene con i propri coetanei, che ama i suoi due gatti, e che si appassiona ai lavoretti manuali e crea per hobby numerosi origami” ci racconta Andrea Franconetti, uno dei suoi allenatori. Ecco, anche i gatti, la prima passione di Federica Pellegrini che all’età di Mao coccolava la propria Mafalda. Veneziana doc, nata e cresciuta nel Lido di Venezia, Alessandra Mao si è poi trasferita a Mogliano e nuota a Preganziol, piccola città vicino a Treviso. È la terza di quattro fratelli, il maggiore ha appena lasciato l’agonismo ma a livello giovanile aveva nuotato a un livello alto partecipando anche a un mondiale juniores. Alessandra da esordiente A ha iniziato ad allenarla Mattia Santi che la segue ancora, occupandosi soprattutto della preparazione atletica. Senza mai farle mancare il divertimento. Perché le similitudini con la Divina ci sono. Ma restano speranze. Lei pare non essersene resa ancora conto. Appena conquistato il suo primo titolo italiano Assoluto, a bordo vasca si è avvicinato il campione olimpico Martinenghi che aveva appena ottenuto il pass per Singapore, ma si era fermato incuriosito per vedere chi fosse quella ragazzina. Lei sorrideva imbarazzata, felice e inconsapevole, con le addette all’antidoping che con dolcezza le spiegavano per la prima volta tutte quelle procedure burocratiche che stonavano con il suo viso innocente. Perché Alessandra Mao può essere il futuro del nuoto italiano. Per il presente iniziamo a goderci anche Sara Curtis che con Ceccon, Martinenghi, Paltrinieri, Quadarella, Razzetti e altri big vorrà dire la sua già a Singapore. Perché il nuoto italiano è ricco di talenti anche ora che non nuota più la divina Federica Pellegrini, una che pure da atleta, non aveva mai amato troppi confronti.

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