Il superpotere di Chiara Pellacani

A guardarla sul podio, così composta e serena, sembrava tutto facile. Ma facile non è stato. Nella sua ultima gara del Mondiale di Singapore Chiara Pellacani ha portato a casa una medaglia mondiale dai tre metri, dietro solo alle due cinesi, e questo - per chi vive in questo sport - basta a capire quanto sia stato grande il suo risultato. L’unica occidentale là in mezzo. La sola capace, oggi, di tenere testa a una scuola che da sempre sembra irraggiungibile. Arrivare in fondo a una rassegna così lunga, mantenendo lucidità e precisione, è già di per sé una vittoria. Ma Chiara è andata oltre: ha gareggiato con costanza, senza sbavature, mostrando una maturità che fino a poco tempo fa sembrava ancora in costruzione. Dopo i due quarti posti dell’Olimpiade di Parigi - risultati eccellenti ma che lasciano sempre un retrogusto amaro - ha risposto con i fatti, con la forza del lavoro quotidiano e con la determinazione silenziosa che la contraddistingue. Questa medaglia, in questa specialità, vale tantissimo. Per lei, per lo staff, per tutto il movimento dei tuffi italiani. E Chiara Pellacani non è un’erede di nessuno. È Chiara Pellacani, punto. Ha un’identità tutta sua. Un modo di stare nel mondo diverso, leggero, consapevole. E forse è proprio quella leggerezza il suo superpotere. Quello che mi ha colpito di più, però, non è solo il livello tecnico. È la sua tenuta mentale. Perché quando hai già vinto un bronzo nel trampolino da un metro, un oro nel sincro misto, e hai una settimana intera di gare sulle spalle, sarebbe umano arrivare all’ultima prova con un po’ di appagamento. Invece Chiara no. Ha saputo restare presente, attenta, concentrata. Ha affrontato la finale dei 3 metri senza risparmiarsi, credendoci fino in fondo. E ha avuto ragione. Un equilibrio raro, soprattutto a 22 anni. Sono dettagli che fanno tutta la differenza del mondo: la capacità di gestire le pause, di non disperdere energie, di affrontare ogni tuffo come se fosse l’ultimo, ma senza sentirne il peso sulle spalle. Chiara l’ha fatto con naturalezza, con quella leggerezza che non vuol dire superficialità, ma padronanza. La stessa con cui, fin da bambina, sembrava avere una marcia in più. Me la ricordo bene a Roma, quando io e Tania Cagnotto siamo tornate ad allenarci dopo le nostre gravidanze. Già allora si capiva che aveva qualcosa di diverso. Oggi è molto più di una promessa: è un punto fermo del nostro movimento. E la cosa più bella è che continua a divertirsi in quello che fa e oggi raccoglie i frutti del suo percorso. Adesso deve proseguire così. Continuare a divertirsi, a vivere ogni gara come un’occasione per esprimersi. La fame viene mangiando, certo, ma va nutrita con passione e amore. Elementi che a Chiara di certo non mancano. E con lei, l’Italia dei tuffi può ancora sognare in grande. Per arrivare dove sono arrivate le cinesi, è vero, ci manca ancora qualcosa. Ma poi arriva un talento come il suo e, per un attimo, quel gap si accorcia. E allora teniamocela stretta. Perché Chiara Pellacani è il presente. Ma anche il futuro.

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

Il superpotere di Chiara Pellacani

Francesca Dallapè