Martinenghi: "Voglio continuare a tuffarmi per eccellere ancora"

Come sta Nicolò Martinenghi? “Sto bene, sono sereno, rilassato e fiducioso. Vengo da un periodo di allenamenti un po’ intenso e adesso in vista del Mondiale inizierò un po’ ad affinare quelle che sono le mie ‘armi’. Però sto bene, mi sto godendo la vita da sportivo a pieno”. Un Mondiale lo hai già vinto, è diverso partecipare dopo aver vinto anche l’Olimpiade? “No, assolutamente no. Quest'anno è diverso perché sarà un Mondiale dove parteciperò dopo un anno di cambiamenti. Ecco, questa è forse l'unica cosa che rende diverso questo mondiale. In realtà non ho mai sentito troppo questa responsabilità, di dover per forza replicare un qualcosa, ma voglio sicuramente farlo, se no non sarei qua a nuotare. Non ho questa grossissima paura di deludere le mie aspettative o quelle di qualcun altro, ho solo tanta voglia di gareggiare”. I cambiamenti come sono andati? Da gennaio hai un nuovo allenatore, Matteo Giunta, come sta andando? “Sì, ci sono stati tanti cambiamenti. Questa per me è la prima volta che faccio una scelta di cambiamento così ‘drastica’, nel senso che prima di farla sai già a cosa vai incontro, ma poi una volta che la fai capisci che ci sono tante cose nuove a cui non avevi ancora pensato. Sono solo cose positive, come il fatto di doversi ogni volta buttare e imparare qualcosa di nuovo… È una cosa che me piace, dà tanta carica e non vedevo l'ora di gareggiare nonostante queste mie difficoltà”. Al Mondiale di Budapest del 2022 sei diventato campione del mondo e da quel momento sei finito sempre sul podio, anche quando non eri il favorito. Tutto questo più responsabilità o sicurezza? “Forse tutto parte dall'Europeo di Budapest, il primo Europeo dove raggiungo una medaglia. Tutti questi ultimi risultati mi danno sicurezza. Mi dà sicurezza il fatto di sapere che, nonostante tutto, io ho sempre voglia di buttarmi e di cercare di eccellere in quello che faccio. Io non sempre ero il favorito, non sempre sono in forma e non sempre sono sicuro di arrivarci. Ma poi, una volta che sono lì, tutto cambia, entro in un mindset diverso”. Cos’è? Come viene chiamata questa cosa? “Non saprei, forse è l’occhio della tigre, la zampata del gatto… Chiamatela come volete, io la chiamo semplicemente ‘essere Nicolò Martinenghi’”. Da ragazzo hai realizzato il record del mondo Juniores, su di te c’erano aspettative fin da bambino ma poi ti è servito un po’ di tempo. Ora dei ‘bambini’ stanno arrivando, stanno facendo i tempi che facevi tu a 17-18 anni, ti spaventano? Saranno già competitivi? “No, non mi spaventano. Non è una mia prerogativa quella di dover per forza rimanere davanti ai più piccoli che crescono. Io quando ero più piccolo ed ero qua, ero quello che voleva arrivare, volevo mangiare le caviglie a chi mi stava davanti. È bello sapere che ad oggi si sono invertiti un po’ i ruoli ed è stimolante. Prima per me era stimolante solo inseguire, ora capisco che essere inseguito ha il suo stimolo ed è bello anche questo”. Chi dovrà essere seguito? Chi sono i favoriti? “Sono sincero al 100%: quest’anno non ho visto nessun tipo di risultato né dati né niente, ma non lo faccio mai. Io credo che i nomi siano sempre gli stessi, poi qualche outsider ci sarà sempre… Outsider per modi di dire, la competizione è tanto alta. Il Settecolli è sicuramente un bel test per capire dove siamo arrivati, anche se io arrivo da un periodo molto pesante di allenamento. È sempre bello ogni volta che gareggi capire che ogni gara è a sé e ogni gara ha i suoi avversari”.

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Riccardo Re