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Una stoccata di classe: Adosini e il fairplay che vorremmo sempre raccontare

Scherma

Sara Cometti

Foto Bizzi/Federscherma

Da una vittoria ottenuta per un erorre arbitrale al ritorno in pedana per ripetere quel finale di match fino alla sconfitta e alla standing ovation del pubblico francese: Mariaclotilde Adosini ha sacrificato un successo personale sull'altare della lealtà, ergendosi a paladina del fairplay: "L'ho fatto per rispetto del nostro sport". Una stoccata di classe, sicuramente la più elegante vista alla Coppa del Mondo Under 20 di scherma a Beauvais

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Basta una sola stoccata nella scherma, ma ancor più nella vita, per vincere un match all’ultimo secondo, o perderlo, o anche entrambe. Questione di prospettive. Il senso comune ci ha abituato a un solo punto di vista: quello della vittoria a tutti i costi. La narrazione a cui settimanalmente tutti noi siamo abituati racconta questo, che si parli di sport, di società, politica o ancor più banalmente di faccende personali. Per scorrere bene, però, una buona storia ha bisogno di ribaltamenti improvvisi, che tengono viva l’attenzione anche quando il finale appare davanti agli occhi scontato: un colpo di scena che non ti aspetti, una stoccata che fa la differenza. Come quella di Mariaclotilde Adosini, spadista diciannovenne della Polisportiva Scherma Bergamo, protagonista indiscussa del fine settimana di Coppa del Mondo under 20 di scherma, a Beauvais, in Francia: accetta di tornare in pedana, per ripetere il finale d’un match già vinto 15-14, quando a distanza di un’ora scopre di aver messo a segno una stoccata in più per un involontario errore dell’arbitro di cui, in quel momento, non si accorge nessuno. Quella stoccata "regalata", arrivata in un momento concitato del match, in piena rimonta e a pochi secondi dalla fine, risulta fondamentale per la vittoria dell’assalto.

Cosa dice il regolamento

Da regolamento lei ha vinto. Nessuno potrebbe contestarle nulla, neppure quando a qualcuno viene in mente di andare a riguardare il match alla moviola. Eppure, quando viene posta la questione alla sua attenzione, lei non ci pensa più di tanto, giusto il tempo di confrontarsi a distanza col suo allenatore su una scelta che ha già preso in autonomia e che di fatto gli vuole solo comunicare: “Annulliamo tutto, io torno in pedana a tirare”. 

"Tornare in pedana questione di rispetto per la scherma"

"Ciò che per me più contava in quel momento, tanto da prevalere senza alcuna esitazione, era scegliere quale fosse l’azione moralmente giusta da fare. Nonostante potesse sembrare facile accettare la vittoria già proclamata, ho sentito che tornare in pedana per ri-disputare quell'ultimo minuto, sarebbe stato più corretto nei confronti dell'avversaria, nel rispetto del nostro sport". È così che Mariaclotilde in un attimo si erge a portatrice sana di valori umani, ambasciatrice di Fair Play e madrina di quello stile che la scherma ancora oggi prova a insegnare.

Foto Bizzi/Federscherma

Sconfitta e standing ovation

La fotografia dell’avversaria che l’abbraccia, il pubblico che la applaude e il tributo del pubblico francese sul parterre centrale, accanto a Laura Flessel, eroina locale e icona della spada mondiale: questo è il finale della storia che conta, anche se non è il risultato finale. Tornata in pedana non ha vinto il match, ma pazienza. Lo rifarebbe ancora. Questo le ha insegnato la sua famiglia e ha affinato col suo maestro di sala d’armi, Francesco, Ciccio, Calabrese: la determinazione di poter sacrificare un successo personale sull’altare della lealtà, senza approfittare di un errore, rinunciando con onore in nome di una norma morale superiore, non scritta, ma scalpita con orgoglio nella testa e nel cuore con una stoccata di classe, il colpo che ogni giorno vorremmo poter raccontare.