Martedì a St. Moritz iniziano i Mondiali di sci. Siamo andati a trovare l’americano, assente dalle piste da due anni. La voglia di tornare, l’amore per il Trentino, la nuova vita di un ex ribelle delle nevi: "Fare il padre è meglio che vincere sugli sci. Gli atleti di oggi? Non sanno cosa è raggiungere il limite..."
Bode Miller è fermo da 2 anni. L'ultima sua gara è stato il Super G iridato di Vail nel 2915 terminato però con una caduta e 100 punti di sutura al polpaccio per un taglio. Fino a quel momento il suo tempo era il più veloce. In questi giorni è in Trentino sulla Paganella, sede degli allenamenti quando ancora gareggiava. Non si tira indietro a commentare il livello dell’attuale Coppa del Mondo dove, secondo lui, manca un leader che alzi l'asticella.
"Gli atleti sono cresciuti e probabilmente sono al massimo livello mai raggiunto finora ma il problema è che lo sport, lo sci non viene spinto ai livelli a cui veniva spinto ai tempi miemi, di Hermann Maier, di Eberharter. Se fai un paragone fra gli atleti ovviamente c'è una differenza nel modo di sciare ma è un'altra cosa che stupisce. L'ultima volta che ho gareggiato a Kitzbuhel ho vinto la seconda prova con un tempo di due secondi e 70 più basso rispetto agli altri e tutti mi guardavano con gli occhi sbarrati per vedere le linee che avevo fatto e hanno capito che si doveva sciare così. E il giorno dopo tutti hanno fatto uno step in avanti, modificando l'intensità della sciata. La loro sciata era più aggressiva, hanno fatto lo stesso tempo mio. E non è che improvvisamente sono diventati sciatori migliori perché lo erano anche prima. Solo che non lo sapevano. Nessuno sa veramente fino dove può arrivare".
Non si raggiunge il limite – "Non lo fanno come lo farei io e solo quando mi vedono capiscono che è possibile. Che c'è una via. Questa è la differenza. Gli atleti non sanno davvero come spingere il limite, è una questione di materiale, gare, tracciato, condizioni e margine di miglioramento che ognuno ha. Ma anche di mentalità. Non so se hanno bisogno della testa di Bode. Ma con Hermann Maier era la stessa cosa: lui aveva sempre un livello alto di intensità di sciata e la fortuna di saperlo gestire. Lui è l'esempio giusto".
Il ritorno - Miller avrebbe voluto rientrare quest'anno ma l’azienda che gli ha fornito gli sci in questi ultimi anni di carriera (Head, con cui è ancora sotto contratto) non gli ha permesso di gareggiare con i suoi sci Bomber, che produce in USA. L'anno prossimo l'accordo si conclude e lui potrebbe tornare per partecipare (a 41 anni) ai suoi sesti Giochi Olimpici. "Non mi mancano le gare – dice -. Certo è sempre speciale l’atmosfera. Quest'anno sono stato a Kitzbuhel e la pista era in condizioni spettacolari: ghiacciata, dura ma ben lavorata, non troppo mossa come alcune volte è stata. Ecco sciare a quel livello è fantastico e non puoi farlo quando vuoi perché non è possibile, ti ammazzeresti o ammazzeresti qualcuno. Questa è la parte che mi manca. Ma l'ho fatto molte volte... Sono partito in coppa del mondo più di 400 volte. Adesso sto bene fisicamente, non ho nessuno tipo di dolore e il mio fisico regge bene. Rischiare un ritorno? Non lo so. Non ho bisogno di vincere altre gare".
"Certo vorrei vincere con Bomber perché sarebbe uno stimolo per le persone, un modo per dire grazie a tutti quelli che lavorano duramente in azienda e sarebbe entusiasmante anche per me. Sciare al top rimane fantastico, ma ora non è la mia priorità".
Olimpiade – "Il pensiero c'è perché non dovrei aspettare a lungo: se torno, mi preparo, avrei una stagione di Coppa del Mondo davanti e poi l'Olimpiade e sarebbe un bel modo di chiudere la mia carriera. Ma posso anche finirla senza farmi vedere più ... Stando a casa".
Trentino & figli - Miller ha un feeling speciale con il Trentino. Da sempre. Da quando sulla Paganella veniva per allenarsi fino a oggi dove torna con la famiglia e i suoi 4 figli. Essere papà era il sogno di una vita, più di qualsiasi gara. "Queste montagne sono le mie preferite. Quando ieri sera siamo saliti per la cena in rifugio la vista era qualcosa che non puoi descrivere. Il tramonto credo fosse uno dei più belli che io abbia mai visto in tutta la mia vita. Ora sono qui con la mia famiglia e il modo di vivere è cambiato totalmente. Non potrei crescere i miei figli come sono cresciuto io... Roba d'altri tempi. Ormai sono un dinosauro. Trasmetterò loro la mia stessa filosofia, li lascio essere indipendenti. Essere genitori è difficile, ci sono sfide tutti i momenti. Puoi vincere la gare di coppa del mondo ma stare con i tuoi figli, vederli crescere e passare il tempo è impagabile. Non sono come una pianta a cui dai l'acqua e germoglia, devi realmente crescerli".