Norvegia, scandalo nello sci nordico: irregolarità sulle tute del salto con gli sci

Si è chiuso con il giallo il Mondiale di sci nordico di Trondheim per la squadra norvegese. Non solo quello dell’oro delle medaglie conquistate , ma anche con i retroscena di una spy story che sembra uscita dalla penna dello scrittore Jo Nesbø. La vicenda riguarda la squadra maschile di salto con gli sci e l’irregolarità delle tute, un tema molto spinoso quando si parla di salti dal trampolino, una specialità che richiede materiale di altissima fattura per consentire agli impavidi volatori di veleggiare nell’aria e spingersi sempre più lontano alla conquista della vittoria, e rischia di avere conseguenze pesanti per una nazionale di primissimo ordine a meno di un anno dai Giochi Olimpici di Milano-Cortina 2026. Tutto comincia sabato 8 marzo quando il Granåsen, trampolino inaugurato nel 1940, è teatro della prova maschile di salto con gli sci su trampolino grande . Al termine della prima serie, Kristoffer Eriksen Sundal, inizialmente classificatosi in 27^ posizione , viene squalificato per irregolarità nella dimensione della tuta. Comincia la seconda serie di salti, quella decisiva per l’assegnazione delle medaglie, e la Norvegia riesce a collocare due atleti nelle prime cinque posizioni: Marius Lindvik, già olimpionico a Pechino 2022 e vincitore della gara su trampolino piccolo a questi Mondiali, chiude in seconda posizione, mentre Johann Andre Forfang, sei volte a podio nelle ultime nove gare di Coppa del Mondo, è quinto. Lindvik si presenta in zona mista e dichiara ai microfoni di Eurosport: “Sono stati i migliori Mondiali della mia carriera. Ho saltato a un ottimo livello”. L’atleta di Frogner, località a pochi chilometri da Oslo, in quel momento è senza dubbio l’atleta dei Mondiali per il settore del salto con gli sci con 2 ori, 1 argento e 1 bronzo conquistati tra prove individuali e a squadre. L’ultima domanda è però particolare e parla di alcune “voci” che si rincorrono circa possibili infrazioni del regolamento da parte della squadra norvegese. Lindvik è calmo: “Non ho sentito nulla, probabilmente le sentirò più tardi” la sua risposta, al termine della quale accenna il primo tiepido sorriso dell’intervista. A quel punto, con le bandiere già pronte a essere issate, c’è una lunga pausa. Viene inquadrato Sandro Pertile, direttore di gara della FIS , a colloquio con Lindvik in area medaglie e in contemporanea arriva una decisione destinata a fare storia nella disciplina: Lindvik e Forfang squalificati per “manipolazione della tuta”. L’oro rimane allo sloveno Domen Prevc, argento all’austriaco Jan Hoerl e bronzo al giapponese Ryoyu Kobayashi, mentre in fretta e furia degli imbarazzati soldati rimuovono la bandiera norvegese. Immediate arrivano anche le parole di Pertile che svela il retroscena: “Durante la prima serie c’è stata una protesta formale da parte di tre nazioni . Abbiamo fatto un controllo rapido sulle tute e la protesta è stata respinta. Dopo la serie finale abbiamo potuto ispezionare con più attenzione le tute, le abbiamo aperte, e abbiamo constatato che non erano a norma”. Nella giornata di domenica Jan-Erik Aalbu, direttore agonistico della squadra norvegese di salto con gli sci, convoca una conferenza stampa in cui ammette a chiare lettere l’imbroglio perpetrato: “Gli addetti ai materiali hanno deciso di utilizzare una sorta di filo rinforzato per le tute di Lindvik e Forfang con l’obiettivo di migliorare le prestazioni nella fase di volo. Tutto questo è stato fatto ben sapendo di violare le regole, ma con la certezza che nessuno se ne sarebbe accorto in quanto, a detta dei tecnici preposti, tutti supererebbero abitualmente i limiti”. A catena, poche ore dopo, arriva la decisione della Federazione norvegese di sospendere l’allenatore della squadra, Magnus Brevik, e l’addetto alle tute, Adrian Livelten. Per trovare le radici di queste decisioni, che spiegano anche il perché della domanda a Lindvik e quali fossero le “voci” che circolavano nell’ambiente occorre fare un salto ai giorni precedenti alla gara maschile da trampolino grande. Sven Hannawald, leggenda di questo sport a cavallo tra gli anni ’90 e 2000, intervenuto alla televisione tedesca ARD era stato particolarmente schietto: “Anche un miope può vedere che le tute attuali, se venissero seguite le regole imposte a inizio anno, non dovrebbero essere consentite. Prima del Mondiale, quando le regole erano più ferree, Lindvik spesso non raggiungeva la seconda serie e ora è campione del mondo, con la stessa tecnica di salto. Come in un pessimo film”. Quest’anno le proteste, leitmotiv di una stagione di salto in cui le squalifiche di gara in gara non sono rare, sono state particolarmente accese e ripetute. Durante la tournée dei Quattro Trampolini, una manifestazione storica e attesissima che si tiene a cavallo dell’anno solare dal 1952 tra Germania e Austria e secondo alcuni ancor più importante della Coppa del Mondo, la squadra norvegese aveva accusato di irregolarità quella austriaca . Come sono strutturate le tute Prima dell’inizio della stagione c’era stata una piccola rivoluzione sui materiali dei saltatori. Oltre ai parametri di lunghezza regolamentari per spalle, cavallo e gambe, sono stati aggiunti per la prima volta sette chip con un codice identificativo per ogni atleta in diverse parti della tuta con lo scopo di ridurre il numero di divise per ogni atleta ed evitare continui test. Lo scopo vuole essere quello di limare il gap tra le nazioni migliori al mondo e quelle di seconda fascia con meno disponibilità nell’investire in maniera costante sullo sviluppo delle tute e, contemporaneamente, ridurre lo spreco ambientale nella produzione delle stesse. Con l’introduzione di questa norma un atleta può indossare una sola tuta per manifestazione e un massimo di otto per la stagione di Coppa del Mondo, più due extra per i Mondiali andati in scena a Trondheim. Il video Torniamo idealmente proprio nella località dei Mondiali. A dare supporto alle parole di Hannawald, nella serata di venerdì 7 marzo, è circolato un video in cui, ripreso di nascosto, si vede il capo allenatore Brevik assistere mentre Livelten manomette le tute degli atleti norvegesi all’altezza delle gambe con la possibilità che siano stati duplicati e trasferiti i chip dalle tute regolari a quelle nuove non a norma con cui Lindvik e Forfang hanno saltato durante la gara del giorno seguente. Le reazioni Sui social, i due protagonisti non sono rimasti zitti. "Questo è un incubo" ha scritto nelle sue Instagram Stories Lindvik. "Non sapevo che la mia tuta fosse stata manipolata o non l'avrei mai usata. È difficile spiegare come mi senta ora". Gli fa eco Forfang. "Sono devastato" scrive in un lungo messaggio sempre sulle sue Storie di Instagram. "È importante per me sottolineare che non sapevo che la mia tuta fosse stata manipolata. Ho sempre avuto grande fiducia nello staff, che ha lavorato senza sosta per sviluppare un equipaggiamento competitivo. Ma in questo caso è stato chiaramente superato un limite. Allo stesso tempo, posso però rassicurare che domenica fosse stata la prima volta che saltassi con quella tuta. Come atleti siamo responsabili della regolarità dell'equipaggiamento […]. Questa è una brutta situazione non solo per me, ma per chi ama questo sport". Le polemiche non si fermano però qui e non riguardano la sola squadra norvegese. Come riporta il giornale polacco Sport.pl la clonazione dei chip potrebbe non essere stato un caso isolato. Al termine della gara individuale su trampolino piccolo , Jakub Balcerski, giornalista della testata polacca e colui che ha ottenuto il video di Brevik e Livelten, ha sottolineato come il tedesco Karl Geiger indossasse una tuta dal rigonfiamento sospettosamente pronunciato. Geiger al termine della gara ha dichiarato che il suo materiale è stato regolarmente controllato, mentre Balcerski sostiene che il capo dell’area addetta al controllo materiale della FIS, l’austriaco Christian Kathol gli avrebbe detto che Geiger non fosse invece presente al controllo dopo la gara. A differenza della situazione norvegese queste voci al momento non trovano riscontro ufficiale, ma sono piuttosto emblematiche del clima che si è vissuto in questi Mondiali e in generale all’interno di una stagione che rischia di essere uno spartiacque importante per gli anni a venire di questa disciplina. Il futuro di questa vicenda è ancora avvolto nella nebbia. Nella conferenza stampa di domenica, Aalbu ha riconosciuto le responsabilità della squadra per quanto riguarda la gara di sabato ma non si è preso responsabilità circa eventi precedenti. Nel salto con gli sci a questi Mondiali la compagine norvegese ha conquistato tre ori e tre bronzi . Le squalifiche arrivate sabato e il ‘video rubato’ gettano ombre al grande pubblico sulla regolarità di quelle prestazioni ed è inevitabile pensare che questa storia non si sia conclusa con l’ammissione di colpa del direttore agonistico e la sospensione di allenatore e capo dei materiali, ma verranno portate avanti le dovute indagini. Anche per quanto riguarda la combinata nordica, nella sua componente di salto, si stanno alzando le prime voci che gettano ombra sui risultati dei norvegesi a questi Mondiali , a seguito della squalifica di Joergen Graabak nel corso della prova a squadre maschile, per via della quale i padroni di casa si sono limitati al terzo gradino del podio. Particolarmente dura in tal senso è stata la reazione della Federazione austriaca, che ha richiesto la revoca di tutte le medaglie norvegesi conseguite in questa manifestazione nei settori di salto e combinata nordica. Norvegia recidiva Nella sola stagione in corso, la Norvegia è arrivata a quota ventisei squalifiche in campo di salto con gli sci e combinata nordica , rendendola la nazione più soggetta a esclusioni. A questi numeri si potrebbero aggiungere quelle giunte a Stati Uniti ed Estonia, nazioni satellite dei norvegesi con cui condividono i materiali e a cui fanno da veri e propri tester. Le indagini sono attualmente in corso e le probabili conseguenze potrebbero andare a intaccare la preparazione della corazzata Norge verso le gare sul trampolino dei Predazzo ai Giochi Olimpici di Milano-Cortina 2026, dove difendono l’oro conquistato da Lindvik su trampolino grande nel 2022, ma in ogni caso lasceranno una grande macchia sulla reputazione di una squadra appartenente all’élite assoluta del mondo degli sport invernali. Le prime conseguenze, come facilmente immaginabile, sono arrivate da alcuni sponsor che hanno concluso anticipatamente gli accordi con la nazionale procurando un danno economico, oltre che d’immagine, per cui è difficile pensare che non ci saranno conseguenze anche dal punto di vista agonistico. Un’altra grande sconfitta di questa vicenda è la disciplina del salto con gli sci, uno sport che dovrà essere in grado di prendere le giuste decisioni per mano del presidente Mika Kojonkoski e dei direttori di gara Sandro Pertile e Chika Yoshida nel tentativo di risollevarsi dopo questo scandalo e queste lotte intestine. Già tre anni fa sul palcoscenico più importante dello sport mondiale, quello dei Giochi Olimpici, si toccò un punto molto basso durante la prima prova a squadre mista della storia a cinque cerchi della disciplina, risoltasi in un tripudio di squalifiche per irregolarità delle tute e un podio impronosticabile con Comitato Olimpico Russo e Canada alle spalle della nobile Slovenia. Terminati i Mondiali, la macchina del salto con gli sci è rimasta in Norvegia, poiché da giovedì prenderà il via da Oslo il Raw Air, un tentativo in salsa scandinava – ideato nel 2017 – di rispondere alla ben più antica e nobile tournée dei Quattro Trampolini. Alla luce dei recenti sviluppi sarà sicuramente curioso constatare il clima e capire chi e come arriverà a questo appuntamento, con la speranza che, toccato il baratro, il salto con gli sci possa tornare a riacquistare la credibilità che lo sport e gli atleti meritano.

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Nicolò Gatti