Perché il fantacalcio è molto più di un gioco

Non è un paradosso, sebbene quelle cinque lettere siano in effetti una banale abbreviazione di 'fantasia'. Nel nostro Paese ci sono davvero tantissimi fantallenatori: magari non i 60 milioni di cui sopra, ma comunque una cifra a sei zeri e in costante aumento. Uomini e donne che al contempo sono proprietari, direttori sportivi e manager di una o più squadre, per le quali spendono soldi ed energie, anno dopo anno. Molto più di un gioco, il fantacalcio è un fenomeno sociale capace di creare nuove amicizie e consolidare quelle già esistenti. Ha modificato l’approccio del tifoso medio alla Serie A, è entrato nelle nostre vite in punta di piedi e le ha cambiate per sempre. Fantacalcio e tifo Fino agli anni Novanta la fede calcistica era al centro di tutto. Certo, in tv o con la radiolina incollata all’orecchio il tifoso seguiva anche i risultati delle rivali, ma non c’era spazio per i 'se' e per i 'ma' in caso di gol subito dal proprio portiere. Oggi, invece, i sentimenti possono essere contrastanti, con percentuali variabili a seconda della posizione in classifica: della squadra del cuore e anche del team al fantacalcio, naturalmente. Magari l’esultanza sarà più contenuta, ma un vero fantallenatore non potrà mai essere indifferente a un +3, anche se c’è di mezzo il tifo. "Se dobbiamo prendere un gol, almeno che sia lui a segnarlo". E per questo non è raro che, nel dubbio su chi schierare tra due attaccanti, si opti spesso e volentieri per il bomber pronto a sfidare nel weekend la propria squadra. Una mentalità win-win che farebbe rabbrividire i nostri nonni. Perdonateci, ma ormai va così. Fantacalcisticamente asimmetrici Di solito, fantacalcisticamente parlando, la relazione di coppia è asimmetrica: c’è un fantallenatore e una dolce metà costretta a 'sopportare'. Il giorno dell’asta è sicuramente il momento clou , ma gestire una fantasquadra porta via ore preziose alla nostra quotidianità, da agosto fino a maggio. Si parte in spiaggia, sotto l’ombrellone, quando invece di un classico cruciverba in compagnia o di una partitella a racchettoni si iniziano a visionare su YouTube i giocatori sconosciuti arrivati dai campionati esteri e si guardano le formazioni tipo delle 20 squadre di Serie A, per capire chi sarà titolare e chi no. Ci siamo, è il momento di buttare giù i primi appunti: il nostro partner lo sa, ci conosce, nella sua testa iniziano a risuonare gli allarmi. Ci sarebbe materiale per i produttori di Inside Out, il celebre film d’animazione Disney dedicato alle emozioni. "Tesoro, solo un’oretta e poi ho finito". Ma poi c’è domani, dopodomani e il giorno dopo ancora. Il countdown verso l’asta è già iniziato. Il rito dell’asta Per i giocatori di fantacalcio il giorno dell’asta è il Giorno, un po’ come accade in Belgio quando si corre il Fiandre o la Liegi-Bastogne-Liegi. Un’attesa che dura 12 mesi, un punto zero per riconfermare quanto di buono fatto l’anno precedente o ripartire dopo un’annata storta. Ma prima di tutto, l’asta va organizzata e non è cosa da poco, soprattutto quando si devono incastrare impegni ed esigenze di 8, 10 o 12 persone, a seconda del numero di partecipanti della Lega. Ci sarà chi si prenderà ferie da lavoro, chi rinuncerà a un importante anniversario famigliare e chi litigherà con moglie e mariti. Niente paura comunque, in un modo o nell’altro si farà. E il fantallenatore ci arriverà con un mix di farfalle nello stomaco e ansia da prestazione tipica dei grandi eventi. Con la consapevolezza che ci si sta per giocare una stagione, ma anche che la sfiga, variabile ineluttabile del gioco, è pronta a emettere le prime sentenze sottoforma di infortuni e di chissà quali altre diavolerie. La routine del fantallenatore Se la convocazione è al mattino, la sera prima si va a dormire presto, perché l’avvicinamento all’asta è come quello di un atleta alla gara del giorno dopo. Colazione leggera e poi via verso il luogo prescelto, con l’immancabile zaino: carta e penna, pc, occhiali da sole per bluffare come i migliori giocatori di poker, acqua o bibite varie per idratarsi, snack per scongiurare improvvise crisi di fame nell’attesa che arrivi il portapizze. Ogni dettaglio è importante, nulla deve essere lasciato al caso. Anche arrivare puntuale ha un suo perché, permette di scegliere il posto migliore, magari quello più all’ombra o più vicino all’aria condizionata. E non sai mai quanto possa durare tutto questo: il "Ci vediamo stasera" è una formula intelligente da sussurrare prima di lasciarsi alle spalle la porta di casa. Meglio restare sul vago, senza avventurarsi in inutili promesse o fissare particolari orari per il rientro. Una volta arrivati a destinazione, tocca aspettare gli immancabili ritardatari. Poi finalmente si comincia: "Maignan 1… 50… 70… 100… tuo!". E via così per 5-6-7 ore, una babele di nomi e cifre, di chiamate folli e botta e risposta. Per un attimo si lasciano alle spalle le preoccupazioni della vita di tutti i giorni, per un attimo ci si sente il Cristiano Giuntoli o il Piero Ausilio della situazione, sicuri di aver messo a segno colpi sottotraccia alla Kvara o alla Marcus Thuram. E subito dopo si svestono i panni del ds e si indossano quelli dell’allenatore, per mettere a sistema la prima formazione dell’anno. La prima di tante. E alla fine di tutto, comunque vada, si è stanchi, sudati, ma felici. Il fantacalcio ti toglie tempo ed energie, ma ti dà anche questo: la felicità.

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