Verso il Conclave: chi sono i candidati papabili

Se potessimo usare la metafora di una telecronaca di ciclismo, a un giorno dall’inizio del Conclave, l’andamento della corsa si riassumerebbe così: il Cardinale Parolin, Segretario di Stato, in fuga e inseguito a pochi metri da un quartetto composto da Grech, Pizzaballa, Tagle e Zuppi. Ancora più indietro un secondo gruppo più numeroso formato dai cardinali Filoni, Dolan, Prevost, Aveline, Arborelius, Besungu, Hollerich, Erdo, Lopez Romero e Tolentino pronti a rientrare tra i quattro inseguitori per carcare di recuperare e superare, prima del traguardo finale, il leader in fuga. Ed è proprio in questo gruppo più numeroso formato da eminenze di grande personalità e formazione teologico-pastorale che potrebbe uscire l’ennesimo nome a sorpresa di un conclave che, al termine delle Congregazioni, si annuncia breve anche se incerto. Saranno 133 i cardinali elettori, prevenienti da 71 paesi del mondo, a eleggere il successore dell’Apostolo Pietro alla guida della Chiesa cattolica dopo la morte di Papa Francesco avvenuta lo scorso 21 aprile. Il continente più rappresentato sarà l’Europa con 58 cardinali, tra cui, 19 italiani, 6 francesi e 5 spagnoli. L’America del Nord sarà formata da 16 elettori, tra cui, 10 statunitensi, 4 canadesi e 2 messicani. Saranno 4 i cardinali dell’America centrale e 17 quelli dell’America del Sud con 7 brasiliani e 4 argentini. Gli elettori del continente asiatico saranno 20, quelli dell’Africa 15, e solamente 3 rappresenteranno l’Oceania. Di questi 133 cardinali elettori 107 sono stati creati da Francesco, 21 da Benedetto XVI e 5 da San Giovanni Paolo II. Il cardinale più giovane che entrerà nella Cappella Sistina sarà il quarantacinquenne Mykola Bycok, Eparca dei Santi Pietro e Paolo di Melbourne degli ucraini. Tra i più giovani elettori ci sarà anche l’italiano Giorgio Marengo, Prefetto apostolico di Ulan Bator che non ha ancora 51 anni. Il cardinale più anziano, invece, sarà lo spagnolo Carlos Osoro Sierra, Arcivescovo emerito di Madrid, che compirà 80 anni il 16 maggio. L’indiano George Alencherry è rimasto fuori dal Conclave per appena 2 giorni avendo compiuto 80 anni lo scorso 19 aprile. In realtà, i cardinali elettori dovevano essere 136 ma ci sono state tre rinunce: quelle di John Njue, Arcivescovo emerito di Nairobi, e di Antonio Canizares Llovera, Arcivescovo emerito di Valencia, che non sono potuti arrivare a Roma per motivi di salute. Diversa, invece, la motivazione che ha portato all’abbandono di Angelo Becciu, Prefetto emerito della Congregazione delle cause dei santi che, il 24 settembre 2020, è stato escluso da Papa Francesco dai diritti connessi al cardinalato per il suo coinvolgimento nello scandalo legato all’acquisto di un immobile di lusso a Londra, per il quale, è stato condannato in primo grado dal tribunale vaticano a 5 anni e mezzo per peculato e truffa. C’è stato, invece, il ripensamento di Vinko Pulic, Arcivescovo emerito di Sarajevo che, pur essendo gravemente malato, è giunto a Roma anche se non è ancora chiaro se parteciperà alle singole votazioni dalla sua camera, nella residenza di Santa Marta, senza entrare fisicamente nella Cappella Sistina. Come prevedono le norme sul conclave, previste dalla Costituzione Apostolica ‘Universi Dominici Gregis’ voluta nel 1996 da San Giovanni Paolo II, se il cardinale non si recherà in Sistina, le schede delle diverse votazioni, saranno raccolte da tre appositi cardinali, detti Infirmari, sorteggiati dopo ‘l’Extra Omnes’. Tutti gli addetti ecclesiastici e i laici coinvolti nel conclave hanno prestato giuramento ieri pomeriggio nella Cappella Paolina. Tra questi, il Segretario del collegio cardinalizio, il Maestro delle cerimonie pontificie, gli otto cerimonieri, tutti i medici, gli infermieri, il personale addetto agli ascensori, alla mensa, alla pulizia e alla vigilanza che, durante i giorni del conclave, potranno entrare in contatto con i cardinali. L’ ingresso nella Cappella Sistina avverrà nel pomeriggio di domani , alle 16:30, con una breve processione alla quale seguirà il giuramento. Il Maestro delle cerimonie pontificie, poi, pronuncerà il famoso: “Extra omnes”. Tutti i non elettori dovranno abbandonare la Cappella Sistina e, dopo un’ultima meditazione del Cardinale non elettore Cantalamessa, si svolgerà la prima votazione. A partire dall’8 maggio ci saranno due voti al mattino e due al pomeriggio con una fumata intorno alle 12 e un’altra verso le 19. Si procederà così fino allo scrutinio numero 33 dopodiché si procederà con il ballottaggio tra i due Cardinali più votati. Anche in questo caso, servirà la maggioranza dei due terzi. Il quorum per l’elezione è fissato a 89 voti. Com’era prevedibile, da molti giorni si è scatenato il 'toto-papa'. Vediamo, allora, quali sono i nomi che sono circolati maggiormente in questi giorni partendo dagli italiani, ricordando che l’ultimo papa di casa nostra è stato Albino Luciani, Giovanni Paolo I, eletto nell’agosto del 1978. Il cardinale italiano favorito è Pietro Parolin, veneto di Schiavon, in provincia di Vicenza, che ha avuto una lunga carriera diplomatica nella Santa Sede. Ha una visione globale dei problemi mondiali ed ha svolto il ruolo di Segretario di Stato durante il pontificato di Papa Francesco. Bergoglio gli ha affidato il delicato compito di stipulare un accordo con la Cina per la nomina dei vescovi, in attesa di ristabilire vere e proprie relazioni diplomatiche. Se Parolin fosse eletto si ripeterebbe quanto accaduto con Paolo VI, Segretario di Stato di Giovanni XXIII. Altro candidato italiano è, sicuramente, Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale italiana, per anni fondamentale collaboratore della Comunità di Sant’Egidio di cui è diventato la guida spirituale. Il papà Enrico è stato direttore dell’Osservatore Romano per 32 anni. Sui temi legati alla povertà e all’immigrazione è sempre stato vicino alle posizioni di Papa Francesco. Gli altri due nomi italiani circolati in questi giorni sono stati quelli di Pierbattista Pizzaballa, Patriarca latino di Gerusalemme, parente dello storico portiere ‘della figurina introvabile’, e di Fernando Filoni che vanta una lunga esperienza nella diplomazia ecclesiastica a partire dall’Iraq. Lasciando l’Italia ma restando nel continente europeo, i nomi che sono emersi maggiormente sono stati, sostanzialmente, tre: il più gettonato quello del cardinale maltese Mario Grech, Segretario generale del Sinodo dei vescovi, un ruolo che gli ha permesso di farsi conoscere anche per le sue doti di mediazione e moderazione da tutti i rappresentanti della Chiesa cattolica giunti a Roma per i lavori sinodali. È una personalità che, tra l’altro, giunge dal cuore del Mediterraneo e che, per questo, ha denunciato i tanti naufragi dei migranti avvenuti in questi anni. Altro cardinale europeo papabile, è il francese di origine marocchina Jean Marc Aveline, arcivescovo di Marsiglia, un esponente molto sensibile alla questione delle periferie tanto cara a Papa Francesco e al dialogo interreligioso. Conosce molto bene la questione migratoria dall’Africa e della persecuzione cristiana in questo continente. In discesa le quotazioni dell’ungherese Peter Erdo, Arcivescovo di Budapest, da molti indicato come uno dei massimi esponenti della corrente conservatrice del Conclave. Tra i cardinali asiatici, il candidato forte è il filippino Louis Antonio Tagle, già Arcivescovo di Manila e Prefetto del Dicastero dell’Evangelizzazione. È considerato il vero rivale di Parolin alla successione di Francesco. Molto attivo sui social, le sue radici culturali gli permettono di incarnare i concetti cari a Papa Francesco di una Chiesa “povera e vicino ai poveri e ponte tra culture diverse”. Volando dall’Asia agli Stati Uniti, i nomi forti circolati sono stati quelli di Timothy Dolan e Robert Francis Prevost. Il primo, Arcivescovo di New York, è stato direttamente indicato come il nome preferito da Donald Trump, Presidente degli Stati Uniti; il secondo, Prefetto del Dicastero dei Vescovi, potrebbe essere visto come candidato moderato sul quale potrebbero convergere i consensi dei diversi schieramenti. Tra le sorprese degli ultimi giorni ci sarebbero anche gli statunitensi Tobin e Cupich, il portoghese Tolentino, l’africano Besungu e l’indiano Ferrao.

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Tommaso Liguori