Le dichiarazioni del n.1 del basket italiano, pronto a rilanciare il movimento cestistico azzurro grazie al supporto dello storico allenatore slavo: "Preferisco l'esperienza al giovanilismo"
Gianni Petrucci non lascia, ma raddoppia. Dopo il terzo quarto di finale europeo consecutivo (dal sapore agrodolce, visto il roster a disposizione di coach Messina), considerato da molti un risultato più che apprezzabile raggiunto dall’Italbasket nonostante le defezioni e le criticità sofferte da tutto il movimento ormai da anni: “Alla vigilia di questi Europei lo avrei considerato un risultato accettabile”, commenta in apertura di intervista sul Corriere della Sera il n.1 del basket italiano e, secondo i detrattori, il principale responsabile del declino del ‘secondo sport di squadra più praticato in Italia’: “Servono delle valutazioni, perché non è possibile che l’Italia non vinca una medaglia da 13 anni. Bisogna capire perché nel ranking giovanile, sia maschile che femminile, siamo secondi; poi quando si passa senior siamo costretti a inseguire”. Un problema che secondo il presidente della Fip va affrontato consultando i tecnici, persone che uniscono competenza ed esperienza: “Per questo ho chiesto l’aiuto di Boscia Tanjevic. La gente dice che Petrucci non capisce niente di basket? Bene, di Tanjevic nessuno potrà dirlo. Ho scelto lui perché preferisco la competenza al giovanilismo”. Lo storico allenatore dell’ultima spedizione azzurra in grado di trionfare a livello continentale nel 1999 infatti ha da poco compiuto 70 anni. Un particolare che non è sfuggito ai più critici, che sottolinea come questa presenza ingombrante potrebbe oscurare l’arrivo e il potere decisionale di Meo Sacchetti, pronto a raccogliere il testimone lasciato da Ettore Messina: “Sacchetti farà il c.t., le convocazioni le farà lui, le scelte le farà lui. Tanjevic farà altro: dovrà individuare i problemi e indicare una direzione per risolverli”. Che non è una questione di soldi lo dimostra il fatto che la Serbia disponga di un budget molto inferiore rispetto a quello italiano (“Ma non sempre vincono quelli che spendono di più”); per questo ci vorrà molto lavoro per riuscire a venirne a capo, con in sella sempre lo stesso presidente: “Sono l’uomo giusto, lo pensano tutti quelli che mi hanno votato. Se io ho fatto il mio tempo, gli altri non sono ancora nati”. Più chiaro di così.