Le 4 (più una) cose belle dell'Italbasket qualificata agli Europei

Questa estate l’Italia giocherà gli Europei e questa è più che una buona notizia. Non era scontato, lo ha detto Pozzecco e lo ribadisco. La storia recente della pallacanestro internazionale insegna che tutte le nazionali, anche quelle che hanno vinto medaglie di recente, possono far fatica contro chiunque, considerando la formula delle qualificazioni. Una formula che ha una caratteristica ‘eccezionale’. E' in grado di rendere scontenti tutti i protagonisti: squadre, giocatori, federazioni e tifosi. Inoltre, il livello medio delle nazionali si è estremamente alzato e raggiungere una qualificazione non è mai qualcosa di semplice. Fatta questa doverosa premessa, parliamo più nel dettaglio delle due partite contro l’Islanda. I quattro esordi All’interno di questo mini percorso di due partite hanno esordito quattro giocatori: Grant Basile, Riccardo Rossato, Federico Poser e il giovanissimo Dame Sarr. I primi tre hanno esordito insieme nella prima gara, in Islanda. Avevano già un po’ di esperienza, ma non avevano mai giocato con la maglia azzurra ed è stato importante che già nella loro prima partita siano riusciti ad andare a referto. Tra i tre, quello che si è preso la scena è sicuramente Basile, ha messo in campo energia e la solita capacità di mettere punti a referto. Positiva anche la prestazione di Rossato, che ha avuto minuti importanti e ha difeso con grande aggressività. Queste due partite contro l’Islanda erano sì importanti per raggiungere la qualificazione, ma servivano anche a Pozzecco per fare esperimenti, provare situazioni nuove e valutare nuovi giocatori. Aver allargato la rosa è un qualcosa di importante, perché permette di alzare il livello. È difficile dire oggi chi tra i ‘nuovi’ andrà all’Europeo, ma di sicuro Pozzecco ha avuto già alcune risposte importanti. Ma torniamo agli esordi. Dame Sarr ha esordito nella seconda partita, a Reggio Emilia. Ha giocato 5 minuti senza riuscire a segnare, ma che un sedicenne scenda in campo con la maglia della nazionale è comunque qualcosa di speciale. È prematuro fare qualsiasi commento, anche perché posso solo immaginare cosa può aver provato a esordire in nazionale così giovane. Io ho esordito quando avevo già 25 anni, quindi non è che fossi giovanissimo, e ancora oggi ricordo tutto. Al primo allenamento tremavo letteralmente come una foglia per l’emozione. Allenarmi con quella maglia addosso e con quei giocatori era qualcosa di incredibile. È stato qualcosa di devastante ed emozionante allo stesso tempo. La prima partita l’ho giocata a Brno, in Repubblica Ceca. Anche in quel caso era una partita di qualificazione agli Europei . Ricordo che appena sono entrato ho subito un fallo ed essendo in bonus vado direttamente in lunetta. Pochi istanti dopo l’ingresso in campo mi sono quindi ritrovato a dover tirare due tiri liberi. Il respiro era parecchio affannoso, ma alla fine la partita l’abbiamo vinta e io ero felicissimo. Anche perché i giocatori che formavano quella squadra erano persone speciali, da subito mi avevano accolto come uno di loro. Eravamo un gruppo unico. Come quello attuale, per cui sono certo che anche Dame Sarr, nonostante la sconfitta, avrà un bel ricordo del suo esordio. Il gruppo Sentirsi subito parte del gruppo è molto importante e in questa nazionale chiunque arriva si sente immediatamente in famiglia. E gran parte del merito è proprio di Pozzecco. Spesso si giudica un allenatore solo dai risultati o semplicemente da come sta giocando la sua squadra. Ma un allenatore non è solo risultati e gioco. Ci sono tanti aspetti che caratterizzano un allenatore. C’è chi è molto bravo tatticamente, chi è molto bravo sotto l’aspetto tecnico, chi sa leggere le partite, chi sa motivare la squadra. Tra le tante qualità di Pozzecco, una delle più importanti – ma che è spesso sottovalutata – è la sua capacità di far stare bene i suoi giocatori. I giocatori sono fatti di tecnica, di tattica, ma anche di testa, che è quella che comanda tutto. Se la testa è tranquilla e motivata, in campo riesci a rendere meglio. È il punto di partenza. Dalla testa e dalla serenità si iniziano a costruire la tecnica e la tattica. E in questo Pozzecco è uno dei migliori. Verso i prossimi Europei Da cosa si riparte quindi in vista degli Europei? Prima di tutto dal gruppo e da Pozzecco. Come ha detto lo stesso Poz , la sconfitta nella seconda partita contro l’Islanda non è grave ma lascia un po’ di amaro in bocca. Ci si aspettava una vittoria, ma – come ho già spiegato – nella pallacanestro di oggi nessun risultato è scontato. L’Islanda ha avuto più intensità e più energia di noi, il nostro approccio alla gara non è stato positivo e questi sono aspetti che andranno senza dubbio migliorati. Agli ultimi Europei l’Italia è andata a due tiri liberi da una medaglia sicura. E questo è un dato certo. Anche agli ultimi Mondiali ha fatto bene e si è riavvicinata a quelle zone che poi permettono di vincere una medaglia. Vincere è però sempre difficilissimo. A volte, in passato, è mancata semplicemente un po’ di fortuna, mentre in altre occasioni è mancata un po’ di esperienza. Abbiamo tanti giocatori che giocano in Eurolega, ma hanno pochi minuti e questo nelle sfide importanti fa la differenza. Ma per tornare ai punti di forza, un’altra certezza è che questa squadra ha un’identità precisa e riconoscibile, che gli ha permesso di giocare alla pari anche contro avversari che avevano un talento più elevato e diffuso. Anche da qui si riparte in vista dei prossimi Europei. Gruppo, Pozzecco e identità. L’Italia ci sarà, il resto è tutto da scoprire.

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Matteo Soragna