Italia, è valsa la pena aspettare 30 anni. Ma ora non fermiamoci più

Ci sono voluti trent’anni ma ne valeva la pena: tanto si è aspettato per vedere al collo delle ragazze del nostro basket una medaglia, tanto si è patito e sofferto, tra delusioni, mezzi furti arbitrali, partite decisive giocate malissimo. Valeva la pena però aspettare perché le emozioni che le dodici azzurre hanno regalato questa volta sono state memorabili. Nel 1995 le ragazze guidate dal compianto Riccardo Sales arrivarono seconde, trent’anni dopo la banda di coach Capobianco ha colto un bellissimo, e inatteso, terzo posto. È una medaglia di bronzo, solo di bronzo direbbe qualcuno; invece è come se fosse d’oro, per quello che hanno fatto le ragazze, dalla prima partita all’ultima, e per come lo hanno fatto, reagendo nel modo migliore alle avversità, ai colpi di sfortuna, alle rimonte avversarie, a qualche fischio sbagliato o non arrivato. La nostra Nazionale ha giocato un basket di altissimo livello, per qualità espressa in attacco e in difesa, per la compattezza del gruppo, per la sagacia tattica, per lo spirito di sacrificio mostrato da ognuna. Addirittura, da qualche parte nella testa di tutti, una volta affievolitesi le emozioni e la felicità per il risultato raggiunto, spunterà anche qualche piccolo rimpianto. Per quello che si è visto questo Europeo poteva anche essere vinto, il Belgio, rocambolesco campione, poteva essere battuto in una semifinale persa per dettagli, la Francia è stata letteralmente travolta dalle nostre ragazze nella finale per il terzo e quarto posto, la Spagna, vincitrice virtuale, lo sarebbe stata se non si fosse letteralmente sconfitta da sola negli ultimi secondi della finale, era sicuramente alla nostra portata. Il risultato comunque resta strepitoso e ora si tratta di coltivarlo bene per raccogliere altri frutti importanti in prospettiva: oltre alla medaglia questo Europeo ci ha consegnato la qualificazione al premondiale prevista per marzo 2026 e soprattutto ha rimesso letteralmente il basket femminile italiano nell’élite internazionale di una disciplina che non ci vede alla Coppa del Mondo dal 1994 e alle Olimpiadi dal 1996. C’è altro però, qualcosa di più importante: per dieci giorni, anche grazie all’impegno di Sky visto che ad Atene non c’erano inviati dei nostri quotidiani, l’Italia ha parlato di basket femminile con articoli, interviste, prime pagine; sarebbe il caso di cavalcare quest’onda per far uscire la pallacanestro femminile da quel piccolo orticello che sembra piacere così tanto ai pochi che lo gestiscono. Le ragazze possono diventare formidabile veicolo di promozione, possono convincere le mamme a mandare anche le figlie alle scuole basket, consapevoli che la pallacanestro, anche se non si vince , permette di sviluppare quel bellissimo senso di amicizia, di compattezza, di solidarietà che le ragazze hanno mostrato a tutta Italia partita dopo partita, azione dopo azione. Il basket in fondo è questo: si vince di squadra, non solo con le stelle designate, tanto meno con quelle a cui viene regalato il passaporto. L’Italia, con la forza della sua unione, ha battuto tutti , anche le americane con passaporto sloveno o turco. E, soprattutto, ha mostrato a tutto il mondo del basket, molto spesso troppo snob, che la pallacanestro femminile può essere bellissima. E se qualcuno, dopo lo spettacolo del Pireo, pensa ancora il contrario è in malafede; oppure, semplicemente, non ha visto neanche una partita di questo Europeo.

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Geri De Rosa