Tutti adesso conoscono Isaac Bonga

Per capire che tipo di giocatore sia Isaac Bonga basta ascoltare le sue parole al termine della finale vinta contro la Turchia. Interrogato sul rimbalzo in attacco preso nei minuti finali del match, ha risposto così: “Sono felice di averlo preso. Sono le piccole cose, come un rimbalzo, che fanno vincere le partite”. Detto da uno che ha chiuso la sfida con 20 punti e 4/4 da tre, portandosi a casa il premio di Mvp, fa un certo effetto. E dimostra l’attitudine di un ragazzo che fa dell’etica del lavoro e del sacrificio in campo le sue armi principali. Non è un caso che negli anni si sia distinto come specialista difensivo: palle rubate, rimbalzi, stoppate e rotazioni per aiutare i compagni battuti. Isaac Bonga è quel tipo di giocatore che ogni allenatore vorrebbe in squadra. Lo sa bene Alan Ibrahimovic, Ct della Germania campione d’Europa che gli ha affidato la marcatura degli avversari più pericolosi, da Markkanen a Doncic. Il risultato? Premio di miglior difensore del torneo, introdotto per la prima volta in questa edizione. La carriera di Bonga, tuttavia, non è sempre stata così ricca di soddisfazioni. Per capire meglio come abbia fatto a raggiungere questi livelli è necessario fare un passo indietro. Nato nel novembre del 1999 a Neuwied, città a metà strada tra Francoforte e Colonia, Isaac inizia a giocare a basket per strada. Lunghi pomeriggi al campetto insieme ai fratelli Tarsis e Joshua, cestista reduce da una stagione in Ncaa con i Fresno State Bulldogs. Il percorso di Bonga nella “vera” pallacanestro inizia a nove anni, quando si unisce a una squadra di Colonia, dove nel frattempo si è trasferito insieme alla famiglia. A 16 anni arriva l’esordio in BBL con la maglia degli Skyliners Frankfurt. Le qualità sono evidenti a tutti, tanto che nel 2018 viene scelto al secondo giro del Draft Nba: da Philadelphia passa subito a Los Angeles, sponda Lakers, con cui firma un contratto di un anno. Durante la stagione si alterna tra Nba e G-League , collezionando solamente 22 presenze con LeBron e compagni. L’estate successiva viene ceduto ai Washington Wizards, dove riesce a trovare più spazio: 66 partite con cinque punti di media. Sembra l’inizio di un percorso di crescita, ma non lo è. Nella stagione 2020-21, sempre in maglia Wizards, il minutaggio in campo scende nettamente, così come le sue statistiche. Svincolato, cerca quindi riscatto ai Toronto Raptors. Anche in Canada – Paese in cui i genitori, emigrati dalla Repubblica Democratica del Congo, volevano inizialmente trasferirsi quando era piccolo – le cose non vanno come sperato: appena 15 partite in regular season e una sola ai playoff. Bonga decide di tornare in Europa. Sfumato il sogno Nba, Isaac riparte dalla sua Germania, firmando un biennale con il Bayern Monaco di coach Andrea Trinchieri. La scelta viene presto ripagata dai risultati: Coppa nazionale il primo anno, scudetto il secondo. Nel 2024 il passaggio al Partizan Belgrado, dove aumentano responsabilità e minuti: 25 di media in Eurolega, impreziositi da 7.7 punti e 4.5 rimbalzi. In più, tutto il lavoro difensivo e tutte quelle piccole cose di cui parlava nell’intervista, che magari non rientrano nelle statistiche ma che servono a squadra e compagni. Se con i club le soddisfazioni stanno aumentando anno dopo anno, le cose migliori Bonga le ha sempre fatte vedere in nazionale. Dopo l’esordio nel febbraio 2018, ha preso parte, da protagonista, alle Olimpiadi di Tokyo ma soprattutto al Mondiale del 2023, vinto dalla Germania. In otto partite, ha messo a referto 7.8 punti di media e 2.3 rimbalzi. Numeri che è riuscito a migliorare negli Europei da poco conclusi. Oltre ai 9.9 punti e ai 4.3 rimbalzi a partita, ecco il premio di Mvp della finale a celebrare una gara perfetta da 20 punti, tre assist, una palla rubata e una stoppata. Versatilità, instancabile determinazione e tanto lavoro. Dopo un torneo del genere, è chiaro a tutti che tipo di giocatore sia Isaac Bonga.

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Tutti adesso conoscono Isaac Bonga

Gabriele Lussu