La nuova vita di Melli: "Milano, sei da battere! E l'Italbasket..."

Nicolò, partiamo dalla stagione del Fenerbahçe: secondo in Eurolega, campione della coppa di Turchia, primo in campionato. Piuttosto bene finora. L'obiettivo è vincere in Europa? "Quando sei in una squadra di questo tipo, vale anche per l'Olimpia Milano o il Panathinaikos, è cercare di vincere in ognuna delle competizioni a cui si prende parte. Realisticamente, per il format dell'Eurolega, l'obiettivo è arrivare alle Final 4: essere nella condizione di poterla vincere è un obiettivo della società, come lo è stato gli anni passati e come lo sarà sempre per il Fenerbahçe. Poi c'è anche il campionato turco, che ha una grandissima importanza per il club e per quello che il basket significa a Istanbul in tutta la Turchia". Per quanto riguarda la tua di stagione? Te l'aspettavi così? "Sapevo che venendo in una squadra di questo livello avrei avuto un ruolo diverso rispetto anche a quello che ho avuto negli ultimi tre anni a Milano. Chi mi conosce sa che per me è molto più importante il risultato di squadra rispetto a quello che faccio io, quindi conta di più essere secondi in Eurolega e aver vinto la Coppa di Turchia piuttosto che fare un paio di punti in più o giocare qualche minuto in più. Poi è evidente che come tutti i giocatori vorrei stare sul parquet 41 minuti a partita, non 40. Però, ripeto, la squadra sta facendo bene. Ne faccio parte, do il mio contributo, alle volte ci riesco, altre volte no, ma questo fa parte del gioco. L'importante è che la squadra stia facendo un buon percorso, sperando a fine stagione di raccogliere qualche frutto". C'è il Forum, c'è Milano, avevi segnato questa data sul calendario della stagione? "Avevo segnato la partita sicuramente, ma la data no. Perché in questo ambiente, anche dopo tutti questi anni, si cerca di ragionare di settimana in settimana. Quella contro Milano è una partita molto speciale per me, forse la più sentita dell'anno, per tutto quello che rappresenta. La aspettavo". Sei felice di come è finita con l'Olimpia o hai qualche rimpianto? "Rimpianti no, perché alla fine uno ha dei rimpianti quando non ha dato tutto quello che c'era da dare. Io ho sempre fatto il massimo. Ovviamente, prima o poi si fa un bilancio di quello che è stato, succede in qualsiasi ambito, al di là del periodo a Milano. Ho cercato di capire dove avessi sbagliato, cosa avrei potuto fare di più, come avrei potuto giocare meglio, ma questo fa parte di qualsiasi analisi di un'esperienza. Fa parte del gioco, abbiamo preso strade diverse. Però rimpianti non ne ho. Sono state prese delle decisioni, ne ho preso atto. Si va avanti". Dietro la separazione, ci sono state ragioni di carattere tecnico o più extra cestistiche? "Questo non devi chiederlo a me. È una domanda a cui non ho una risposta. Mi è semplicemente stato detto che si voleva prendere un'altra strada. Ho preso atto di questa decisione, assolutamente legittima, e come ho sempre detto si va avanti". Veniamo al campo. L'Olimpia è strana quest'anno: capace di grandi prestazioni, per esempio all'andata contro di voi, ma capace anche di perdere partite incredibili, vedi contro lo Zalgiris. Quanto è difficile preparare una partita contro una squadra con così tante facce? "L'Olimpia è una squadra con tanto talento, molto pericolosa a livello offensivo. Credo che sia uno dei migliori attacchi dell'Eurolega. Sarà una partita difficile da decifrare, di grande intensità. Dovremo cercare di metterli in difficoltà con tanta pressione, tenendo comunque un ritmo di gioco controllato. Sarà un'avversaria imprevedibile, bisognerà essere pronti a tutto". Ti ho visto con piacere a Istanbul con la Nazionale. Poi c'è stata l'Ungheria. L'Italia è altalenante. Ti è piaciuto questo nuovo gruppo? Ci sono dei giocatori che possono affiancarvi al prossimo Europeo? "Mi è piaciuto molto lo spirito, con la Nazionale c'è sempre un legame particolare. Non ti nascondo che la sconfitta con l'Islanda nella prima 'finestra' mi è dispiaciuta particolarmente, anche perché eravamo a Reggio Emilia. È anche vero che queste 'finestre' stanno mostrando dei risultati inaspettati. Noi ci siamo qualificati al primo posto del girone, anche prima delle partite con Turchia e appunto Islanda. Abbiamo anche perso con l'Ungheria: se la vogliamo vedere in maniera un po' romantica, abbiamo bilanciato le sconfitte per non favorire né l'una né l'altra... Battuta a parte, ci sta. Con un gruppo di ragazzi così giovane come quello dell'ultima 'finestra' preferisco guardare gli aspetti positivi che quelli negativi, perché ci si conosceva ancora poco. C'è del terreno fertile, per così dire. Vedremo di riuscire a coltivarlo, noi più esperti cercheremo di dare una mano ai nuovi per metterli nelle condizioni di far vedere il loro valore. Quello che spero per l'estate è di trovare di nuovo uno spirito bello e il piacere di stare insieme: se riusciremo a portare in campo questa chimica potremo anche toglierci delle belle soddisfazioni. Medaglia? Non lo so, perché sarà difficile: ci sono tante squadre forti. Però secondo me, quando vesti la maglia della Nazionale, è importante trasmettere qualcosa che va al di là del mero risultato".

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