Eurolega e Israele, quanto è difficile tornare alla normalità

Antefatto: dal 7 ottobre 2022 il Maccabi Tel Aviv e le altre squadre israeliane presenti nelle varie coppe europee hanno disputato le loro partite interne tra Serbia e Bulgaria. Si trattava di una soluzione di emergenza che si sperava temporanea e che ha permesso da un lato a Maccabi, Hapoel Tel Aviv e Hapoel Gerusalemme di restare in Eurolega ed Eurocup, dall’altro all’organizzazione di tenere vivo un rapporto prezioso in termini tecnici ma soprattutto economici con le squadre israeliane. 21 ottobre 2025, esattamente undici giorni dopo l’entrata in vigore dell’accordo di cessate il fuoco del 10 ottobre: Paulius Motiejunas, Commissioner di Eurolega, al termine di una call informale con molti i rappresentanti delle squadre, stupisce l’opinione pubblica lasciandosi scappare la possibilità di un ritorno delle squadre israeliane a Tel Aviv per le partite casalinghe. Ad aumentare la forza di quel comunicato Motiejunas aveva indicato anche una data: il primo dicembre. Secondo il lituano, CEO di Eurolega dal giugno 2023, la situazione nella capitale israeliana rispettava tutti i criteri di sicurezza necessari per prendere questa decisione. Una rivelazione clamorosa che però non ha avuto il minimo seguito né da parte delle squadre né da parte della stessa organizzazione di Eurolega; anzi, molte perplessità sono state avanzate da diversi protagonisti. “Accettiamo le decisioni del board” ha detto Pedro Martinez, coach del Valencia “ma siamo preoccupati, risulta difficile capire perché il 25 novembre non è sicuro e il primo dicembre sì”. Una preoccupazione assolutamente legittima e condivisa da quasi tutte le altre squadre, israeliane a parte ovviamente. I dubbi restano e i motivi sono evidenti vista la fragilità degli accordi di pace; oltretutto, meno di un mese prima, lo stesso Motiejunas, sulla scia di quanto aveva comunicato la UEFA per le squadre di calcio, aveva espresso la possibilità tutt’altro che remota dell’esclusione delle squadre israeliane da Eurolega ed Eurocup come avvenne nel febbraio 2022 per le squadre russe. Dopo una ventina di giorni il cambio di rotta, giustificato sì dall’accordo di pace, un po’ meno dall’impossibilità, in così poco tempo, di un ritorno ad uno stato di totale sicurezza e pacificazione nella zona, come gli eventi stanno tristemente dimostrando. La riunione di Eurolega del 23 ottobre da cui è scaturita questa decisione oltretutto non era un board ufficiale, non erano presenti tutti i rappresentanti e non ci è stata alcuna discussione sul tema. Infatti, dopo qualche giorno, non se ne è più parlato e la data del primo dicembre è stata assolutamente dimenticata. Difficile dire cosa succederà ora, soprattutto perché la guerra purtroppo sembra tutt’altro che finita. Maccabi e soprattutto Hapoel insistono sulla loro capacità di garantire sicurezza alle squadre e agli arbitri che arriveranno a Tel Aviv; nel resto d’Europa, nel frattempo, monta invece sempre più impetuosa la protesta dei tanti che non vogliono vedere a casa loro rappresentanti dello Stato israeliano. Valencia ha giocato a porte chiuse la sua partita contro l’Hapoel perché non era possibile garantire la necessaria sicurezza intorno alla Roig Arena, le squadre turche già dagli anni scorsi programmano all’estero le partite contro Maccabi, Hapoel Tel Aviv e Hapoel Gerusalemme visto che i cittadini israeliani non sono graditi nel territorio turco, ora l’arrivo imminente in Italia di Hapoel a Milano e del Maccabi a Bologna sta procurando serie difficoltà nell’organizzare l’ordine pubblico. La questione - lo si capisce molto bene - trascende i confini dello sport: di sicuro una posizione va presa e l’Eurolega nello specifico lo deve fare al più presto. Che siano però, vista la delicatezza dell’argomento, decisioni ufficiali e ponderate.

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Geri De Rosa