La nuova Olimpia Milano: un'altra rivoluzione per puntare in alto

Una squadra più giovane, veloce, agile, potente sotto canestro: questi sono stati i criteri con cui l’Olimpia ha voluto impostare la stagione 2024-25, quella della conferma in Italia e del riscatto in Europa dopo due annate di fila fuori dai playoff. Ettore Messina e Christos Stavropoulos, GM milanese e braccio destro del coach-presidente, hanno avuto sin dall’inizio le idee chiare basandosi anche su quanto avvenuto in passato, nel bene e nel male. Una squadra con otto facce nuove è un problema? Ci vorrà tempo e pazienza per costruire un gruppo vincente non solo in Italia ma anche in Europa? Il recente passato sfata questo mito, basti pensare all’Olimpia 2020-21, capace con un gruppo completamente nuovo, di arrivare ad un tiro dalla finale di Eurolega. Vero è che in quella stessa stagione l’EA7 crollò nella finale scudetto, persa 0-4 contro la Virtus, arrivata decisamente più fresca e motivata all’atto conclusivo della stagione italiana. È indubbio però che quella squadra fosse altamente competitiva nonostante i vari Punter, Leday, Shields, Datome e Hines fossero alla loro prima stagione in biancorosso. Nelle stagioni successive la filosofia è stata un’altra: si è andati a caccia dell’esperienza, di giocatori già pronti, almeno sulla carta, per il livello più alto, già sperimentati con successo altrove in Eurolega o con le rispettive nazionali. E allora sono arrivati via via Melli, Ricci e Tonut ma soprattutto, in ordine sparso, Billy Baron, Shabazz Napier, Deshaun Thomas, Brandon Davies, Johannes Voigtmann, fino a Maodo Lo, Alex Poythress e soprattutto Nikola Mirotic. Il risultato è stato molto inferiore alle aspettative: la classe indiscutibile e il talento di questi giocatori ha regalato ai tifosi milanesi tre scudetti consecutivi, tutti però arrivati al termine di stagioni difficili, con molti periodi duri, di grandi incertezze, soprattutto in Eurolega ma anche nelle fasi regolari della serie A. L’idea, quella di cambiare volto alla squadra mettendo però giocatori già pronti almeno a livello individuale, non ha pagato; la cosiddetta chimica e il giusto mix fra classe, esperienza ed entusiasmo giovanile, non sono stati trovati. E allora via con l’ennesima rivoluzione: finita l’era Melli , finita l’era Hines, chiuse le due brevi parentesi Napier, largo ai più giovani, meno esperti ma sicuramente con grande fame e voglia di sfondare. Due i playmaker designati con caratteristiche completamente diverse, il macedone Nenad Dimitrijevic, con tanti punti nelle mani ma nessuna esperienza di Eurolega, e l’argentino Leandro Bolmaro, con tanti assist e creatività a disposizione ma senza - almeno fino a ora - la necessaria continuità per essere determinante a questo livello. Saranno loro a dover innescare Armoni Brooks, super tiratore ma appena arrivato in Europa e con poca capacità di costruirsi il tiro da solo; dovranno essere sempre loro, Dimitrijevic e Bolmaro, ad innescare l’esplosività di Josh Nebo, uno dei migliori centri dell’ultima Eurolega anche perché al Maccabi c’era un certo Lorenzo Brown a metterlo nelle migliori condizioni di incidere. Questi giocatori rappresentano l’affascinante scommessa dell’Olimpia 2024-25, con gli altri si va decisamente più sul sicuro: Fabien Causeur con le sue sette stagioni al Real e i due titoli di Eurolega vinti da protagonista; Zach Leday, cavallo di ritorno, sicuramente il miglior modo esistente in Europa di sostituire Nic Melli; la colonia italiana, importantissima per vincere l’anno scorso il terzo scudetto consecutivo, indubbiamente più sicura dei propri mezzi in questa stagione e chiamata ad un ruolo chiave nel trasmettere lo spirito Olimpia e le idee di coach Messina ai nuovi arrivati. In questa nuova EA7 tutti dovranno conquistarsi non solo il posto ma anche i minuti in campo, non solo ad inizio stagione ma anche giorno dopo giorno. Il primo risultato già si è notato: allenamenti a mille, intensità straordinaria, voglia di rendere difficili le scelte di Messina. Su questa base si potrà innestare il talento di Mirotic e Shields che meritano un discorso a parte: sono indubbiamente le due stelle della squadra ma le fortune dell’Olimpia non devono passare solamente da loro, anche perché il recente passato parla di due giocatori spesso soggetti ad infortuni. Come detto però le alternative nel gruppo milanese non mancano, gli altri dovranno essere bravi a imparare alla svelta e a farsi trovare pronti nel minor tempo possibile: del resto in Italia ma soprattutto in Europa si vince solo con la squadra, con il gruppo compatto perché con il semplice insieme di singoli individui non si va da nessuna parte.