Il portiere ungherese, diventato celebre per il tutone grigio con cui scendeva in campo, può essere felice. La tradizione sarà portata avanti dal 13enne Matyas. Entrambi giocano nello stesso club, l'Haladas
A volte può bastare una semplice tuta, di cotone e a gamba larga, per diventare un’icona. C’è riuscito Gabor Kiraly, portiere ungherese che a 42 anni continua a volare tra i pali dell’Haladas, squadra della sua città natale Szombathelyi. Quel pantalone, piuttosto bizzarro da vedere su un giocatore in azione, è diventato una tradizione di famiglia da portare avanti, quasi un vanto. Infatti Matyas, 13enne figlio di Gabor, ha deciso di indossare anche lui tutona grigia e guantoni quando scende in campo con la squadra under 14 dell’Haladas. Perché del padre vuole imitare tutto, partendo dal modo di vivere il calcio fino alla sua incredibile carriera, che prosegue senza curarsi degli anni che passano. E così da Gabor a Matyas, i segni distintivi restano sempre gli stessi.
Kiraly, una vita tra i pali
Gabor Kiraly ha cominciato il suo percorso proprio all’Haladas, nel 1993. Acquistato nel 1997 dall’Hertha Berlino, ha diviso la sua carriera tra Germania e Inghilterra, militando – tra gli altri – nel West Ham e nel Bayer Leverkusen. Dal 2015 ha fatto ritorno alla sua squadra d’origine, in una stagione magica, conclusasi con la partecipazioni agli Europei del 2016. In quella competizione, il portiere ha catturato su di sé l’attenzione della critica per esser diventato il giocatore più anziano di sempre ad aver giocato una partita in una fase finale degli Europei. Poi ha totalizzato il numero più alto di parate in una partita. Dieci, contro il Belgio, in un quattro a zero che poteva avere ben altro risultato, se non fosse stato per il numero uno con la tutona. E sempre col Belgio, il terzo record (migliorato): 107 presenze con la Nazionale, che lasciato dopo l’eliminazione. Per cominciare ad abituarsi all’idea di non essere eterno, a differenza di quella tuta, che avrà ancora qualcuno che la indossa.