L'olandese, che dopo il ritiro è diventato dirigente dell'Utrecht, si è raccontato a Fox Sports NL: "Se mi fossi impegnato al 100% sarei stato ricordato come un giocatore forte tanto quanto Ronaldo e Messi". Poi sul mancato Pallone d'Oro nel 2010: "Vincere la Champions è stato più bello"
Un passato da calciatore, un presente da dirigente. Lo scorso agosto Wesley Sneijder appendeva gli scarpini al chiodo dopo i 18 mesi in Qatar all'Al-Gharafa. Il tutto a 35 anni, dopo aver trascinato l'Inter al triplete e aver fatto lo stesso con l'Olanda fino alla finale dei Mondiali del 2010. Ora lavora nell'Utrecht e si diverte a raccontare episodi e aneddoti della sua lunga carriera. Che è stata grande, ma che poteva essere grandissima stando a quanto raccontato dallo stesso olandese in un'intervista rilasciata a Fox Sports NL: "Devo essere onesto con me stesso. Se mi fossi impegnato al 100% sarei stato ricordato come un giocatore forte tanto quanto Messi e Cristiano Ronaldo. Ne sono sicuro". Beh, non male, un paragone mica da ridere: "Non è che non potessi farcela - ha continuato a spiegare - semplicemente non mi andava. Ho preferito godermi la mia carriera per quello che è stata, sia in campo che fuori. Ho vinto tutto quello che si poteva vincere a livello di club, quindi non ho alcun rimpianto". 559 partite in tutto e 147 reti il bottino da lui raccolto. Poteva essere più ricco, ma almeno ai tifosi dell'Inter è bastato.
Il Pallone d'Oro del 2010
Il ricordo non può non andare all'anno più bello della sua carriera, ovvero al 2010, quando ha vinto tutto con la maglia dell'Inter sfiorando perfino il sogno Mondiale (La sua Olanda fu battuta in finale dalla Spagna): "Sono un giocatore da squadra, a cui piace vincere insieme ai compagni. Ancora più bello del Pallone d'oro che non ho vinto quell'anno è stato il trionfo in Champions League. Il premio individuale sarebbe stata la ciliegina sulla torta, ma mi basta che la gente pensi che avrei dovuto vincerlo". Chiosa finale su una rivelazione che ha un po' sorpreso tutti. Sneijder ha giocato con grandi campioni, ma il più forte a suo avviso è uno che difficilmente si potrebbe immaginare: "Quando sono diventato titolare nel Real Madrid, Guti non mi ha parlato per tre mesi perché andava in panchina. Poi abbiamo iniziato a giocare insieme e avevamo un'intesa incredibile. Ci trovavamo anche senza guardarci. E' un fenomeno, il più forte con cui abbia mai giocato. Mi ha fatto una grandissima impressione".