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Bergamini, la relazione sul suicidio demolita in aula

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Bruno Palermo

Il consulente Coscarelli, incalzato dall’avvocato Anselmo, disconosce le conclusioni di quello che lui stesso definisce come "un diario e non una consulenza"

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"Vi prego di non considerarla una consulenza né una relazione, piuttosto un diario". È questa la parte più saliente dell’udienza del processo a carico di Isabella Internò, unica imputata per concorso in omicidio volontario in danno di Donato Denis Bergamini. 

 

A parlare davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Cosenza è il professor Pasquale Coscarelli, la cui relazione agli atti è la prima a riportare la dinamica dell’incidente. Una consulenza, quella affidata a Coscarelli dall’allora pm Ottavio Abbate, redatta in poco meno di 10 giorni e consegnata subito ai magistrati. Solo 10 giorni, dunque, per la ricostruzione di una dinamica che per quello che riportavano i verbali della polizia giudiziaria, altro non poteva essere che un suicidio. E partendo da qui Coscarelli descrive l’impatto tra un corpo in piedi, quello di Donato Bergamini, e il Tir guidato da Raffaele Pisano.

 

Più volte il consulente, durante la sua deposizione, è stato titubante sulle domande poste dal pubblico ministero Luca Primicerio, fino poi a capitolare alle domande incalzanti dell’avvocato Fabio Anselmo, legale della famiglia Bergamini.

 

Soprattutto nel momento in cui l’avvocato Anselmo ha chiesto a Coscarelli perché avesse accettato l’incarico di questa consulenza, che per sua stessa ammissione era priva di tanti elementi tecnici, la quasi totalità, e gli era stato concesso così poco tempo per consegnarla. È a quel punto che il prof. Coscarelli, di fatto fa segnare un altro importante punto in favore dell’accusa: "La mia storia professionale  inizia a Castrovillari, non potevo dire di no ad un magistrato (pm dell’epoca Ottavio Abbate ndr) che consideravo come un figlio". 

 

Va detto che la relazione di Coscarelli era stata già abbondantemente minata dalla consulenza del Ris di Messina, che aveva sovvertito tutte le conclusioni suicidiarie alle quali, invece, anche per via di quanto riportato nei verbali di pg di allora, era arrivato Coscarelli. 

 

Sul banco dei testimoni è stata anche la volta dell’ex boss di ‘ndrangheta, Franco Pino, reggente di Cosenza dagli anni 80 fino alla metà degli anni 90, quando decise di diventare collaboratore di giustizia. Pino ha raccontato dei rapporti con l’allora presidente del Cosenza che nulla ebbe a chiedergli su quanto accaduto a Denis Bergamini, mentre in futuro lo stesso chiederà al boss di aggiustare una partita del Cosenza contro l’Avellino. Questa per Pino fu una stranezza che lui giustifica dicendo che "il suicidio evidentemente stava bene a tutti".