80 voglia di 90: l'Italia da bere e la Milano della Gullit-mania

"Mi hanno detto che in Italia il partito cristiano è al governo da quarant'anni: ma da voi non si alternano mai, al potere?". Non eravamo pronti per Ruud Gullit: troppo olandese, troppo rasta, troppo "cervo che esce di foresta" , esageratamente selvaggio, anarchico, disinibito per la natura 'gattopardesca' del nostro Paese, già sconvolto in quel 1987 dall'elezione alla Camera di Ilona Staller in arte Cicciolina. Uno che si dichiara apertamente favorevole alla marjuana, al libero aborto; e alla sua prima conferenza stampa da giocatore del Milan replica senza vergogna a un banalissimo ragionamento ipotetico, uno di quei frullati di domande infarcite di "se", un assist al bacio per il nerboruto tronco d'ebano addobbato di treccine venuto da Amsterdam: "In Olanda abbiamo un detto... se mia madre aveva il pisello, era mio padre". Uno che dedica il Pallone d'Oro a Nelson Mandela, ma che non ha la più pallida idea - un peccato mortale in via Turati - di chi sia Gianni Rivera . Un ragazzone di un metro e 90 cresciuto a purè di patate, Cruijff e Bob Marley che tra un gol e l'altro fa il frontman di un gruppo reggae e nello spogliatoio racconta ai compagni - e di fronte al diretto interessato: Arrigo Sacchi - barzellette 'sporche' sul conto del suo allenatore, che non è esattamente un maestro di autoironia. Un performer totale: "È uno spettacolo vivente, non vedevo un calciatore così dai tempi di Pelè, è il futuro, l'uomo del 2000", predirà un estasiato Carmelo Bene, un altro sbarcato sulla terra dall'eccentrico Mercurio, il pianeta associato al segno della Vergine, non per niente nato il 1° settembre come il Tulipano Nero. Che incarnava alla perfezione il profilo ideale per il progetto 'diabolico' di Silvio Berlusconi. 'Sua Emittenza' - com'era soprannominato agli albori il padrone di Fininvest - se ne 'innamorò' perdutamente nella sua prima estate da presidente rossonero al Trofeo Gamper, invitato al Camp Nou dal Barcellona per un 'quadrangolare' con il Tottenham e il PSV del 24enne fenomeno di sangue surinamese. Incassata anche la 'benedizione' di Nils Liedholm, primo tecnico al suo comando , il Cavaliere - che aveva già opzionato Marco Van Basten e nel 1988 completerà il trio in arancione con Rijkaard - lo corteggia per mesi, 'imbucandolo' anche in tivù al fianco di Platini, Paolo Rossi, Rummenigge e altre stelle del campionato con il pretesto di un disco natalizio a sfondo benefico . Ricorda Adriano Galliani: "Berlusconi rimase incantato dalla sua strepitosa personalità calcistica . Partì alla carica e mi ordinò: prendiamolo. Superammo la concorrenza della Juventus, che l'avrebbe mandato un anno in prestito all'Atalanta, entrando nella trattativa con una certa energia". Tradotto: 13 miliardi di lire più l'acquisizione dei suoi diritti d'immagine dalla Philips . E, naturalmente, un sobrio alloggio per lui e la famiglia : un castello a tre piani di 280 metri quadrati rifornito di giardino, piscina, sala giochi e terrazza con vista su Canale 5, Milano Due. "Una Milano da vivere, da sognare, da godere", come recitava lo slogan creato dal pubblicitario Marco Mignani per l'Amaro Ramazzotti, quello della Milano da bere, copyright di un'epoca. La culla del made in Italy, una città che "rinasce ogni mattina, pulsa come un cuore, ottimista, efficiente". La Milano del "provare per credere", della Borsa e di via Montenapoleone, del design e dei cocktail di gamberetti, delle 'squinzie', i Paninari, gli yuppies, i socialisti, dell'eccesso e il successo a qualsiasi costo. Una smania che finisce col suggestionare un po' tutta la Penisola , attraversata da un'improvvisa, legittima voglia di rinascita dopo la grande depressione degli anni di piombo e accompagnata da un'ondata di benessere, testimoniata dal 'sorpasso' agli inglesi nel PIL che incorona sì l'Italia sesta potenza economica del mondo, ma che produce una megalomania diffusa. Tangibile, al Festival, da sempre considerato il "termometro del Paese", il suo zeitgeist: diamo un'occhiata agli ospiti internazionali delle edizioni 1987 e 1988 . Roba da 'Live Aid'. In ordine sparso: Whitney Houston Bon Jovi Paul McCartney Duran Duran Joe Cocker George Harrison Spandau Ballet Barry White Europe Simply Red A-Ha Bryan Ferry Toto The Smiths E ancora: Belinda Carlisle, New Order, Chris Rea, Paul Simon, Art Garfunkel, Cutting Crew, Frankie Goes to Hollywood, The Bangles, Pet Shop Boys, Style Council, Bob Geldof, Nick Kamen, Patsy Kensit , ma la lista potrebbe continuare all'infinito. E io pago! In un Sanremo dei giorni nostri, quel Gullit là avrebbe generato un hype clamoroso. Ma era un patrimonio della concorrenza e allora i 'prestiti con obbligo di riscatto' delle star televisive tra network rivali non erano contemplati. Se Berlusconi voleva Pippo Baudo o Raffaella Carrà, li comprava e basta, adottando lo stesso metodo che applicava al mercato del calcio: saliva sul suo 'jettino' privato, li convinceva e tornava dieci volte su dieci da conquistatore. Se Ruud voleva cantare, aveva il PalaTrussardi tutto per sé: vedi il concerto del 1987 con i suoi Revelation Time, in cui indossò l'iconica t-shirt con la scritta "Stop Apartheid" sulle note di Gimme Hope Jo'anna. O come nel 1988 alla serata dei Telegatti, leader di un'altra 'super band' di campionissimi - tra i quali Carlo Ancelotti e i fratelli Abbagnale - nuovamente per un'iniziativa di carattere solidale a favore dei bambini meno fortunati. Del resto, era amatissimo dai più piccoli, che ci andavano anche a dormire con il cappellino agghindato di dread. Gli interisti... lo chiamavano "mocio vileda", ma in fondo stava simpatico pure a loro. Mai, però, quanto al sesso femminile . Perché sì, era un professionista esemplare - e il suo palmarès è lì a certificarlo - ma a una condizione, convertita in legge nelle settimane che precedettero la finale di Coppa dei Campioni contro la Steaua Bucarest. Quando, alla richiesta d'astinenza avanzata dal Cavaliere , liquidò il suo capo con una battuta di una naturalezza e di una verità disarmanti, in cui era racchiusa tutta l'essenza 'primitiva' - nel senso più alto del termine - dell'incorreggibile Ruud Gullit: "Dottore, mi dispiace ma con le palle piene non riesco a giocare". Fu un trionfo.

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