Orlando Furioso, l'attaccante che disegnava i suoi gol

“Il mio rammarico è quello di essermi rotto un ginocchio. A quei tempi non era come oggi che ti fanno tre buchi e passa tutto”. Così ha racchiuso la propria carriera Orlando Rozzoni, centravanti che stregò Fulvio Bernardini quando aveva 19 anni e che a Roma, nel giorno di San Giuseppe, regalò un sussulto ai tifosi della Lazio che chiusero quella stagione con una retrocessione ma con un nuovo ragazzone da ricordare. Orlando Rozzoni nasce a Treviglio, come Giacinto Facchetti, ma cinque anni prima. Nella squadra del paese vince il campionato di promozione segnando la bellezza di 36 gol. Lo scopre l’Atalanta, ma a Bergamo resta un solo anno. Fulvio Bernardini, allenatore della Fiorentina Campione d’Italia, vuole a tutti i costi quel talentuoso 19enne. I viola arriveranno a disputare la finale di Coppa dei Campioni persa contro il Real Madrid, ma l’unica apparizione di Rozzoni in quella coppa sarà nel turno preliminare. In una partita contro il Genoa arriva il primo stop: si frattura il perone della gamba sinistra. Dopo un prestito alla SPAL, ecco che Fulvio Bernardini torna nella vita di Rozzoni. “Fuffo” era ancora innamorato dell’Orlando Furioso e lo chiama alla Lazio. E’ la stagione 1959-1960 e a fine anno, Rozzoni sarà l’unico biancoceleste in doppia cifra. Nel cuore dei tifosi ci entra l’anno dopo: è il 19 marzo del 1961, c’è il derby di ritorno. La Lazio ha un piede e mezzo in Serie B. La Roma ha un’occasione importante per insidiare Inter e Juventus in lotta per il titolo. La Lazio veniva da 3 sconfitte consecutive senza gol segnati . Insomma, non il clima ideale per preparare un derby. 16 minuti e segna la Roma grazie a Luigi Giuliano. Ma ecco che il destino prende per mano Rozzoni e, in 4 minuti, gli regala una doppietta che lo consegna alla storia biancoceleste. Vorrebbe rimanere anche in B ma la Lazio ha bisogno di soldi e lo vende all’Udinese per 115 milioni . L’esilio dura un solo anno. Nella stagione 62-63 veste nuovamente il biancoceleste: la Lazio a fine stagione festeggerà il ritorno in Serie A, ma con un Rozzoni in meno. Andiamo con ordine: la sua prima gara è all’ottava giornata. Niente gol fino all’undicesima quando timbra per quattro volte contro il Foggia. A gennaio segna una rete pazzesca contro la Triestina: palla ricevuta appena dietro la linea di metà campo. Rozzoni va dritto per dritto mettendosi in proprio. Due difensori gli stanno incollati, lui si fa mezzo campo con due avversari attaccati e segna lo stesso. Quello fu votato come gol più bello della stagione. Arriviamo al 10 marzo 1963, è la 25^ giornata e la Lazio gioca sul campo del Como. Al 34’ del primo tempo c’è un calcio di punizione in favore della Lazio: cross in mezzo con Rozzoni che cala la specialità della casa, stacco imperioso e colpo di testa vincente. Nessuno però festeggia: il portiere del Como Geotti, uscito a contrasto, ricade sul ginocchio destro di Rozzoni che fa crack. E’ il secondo grave infortunio in carriera, lo lascia fermo per oltre un anno: in questo periodo, come quando si fratturò il perone, Rozzoni legge, studia e soprattutto disegna. Non era una novità per i calciatori finire sul giornale come opinionisti o firme vere e proprie. Rozzoni ci finirà disegnando i propri gol. Anche in quel campo, il talento non gli mancava. Lazio, Catania, SPAL e Ternana saranno le sue squadre post infortunio: arriverà ancora un gol nel derby ma l’Orlando Furioso non c’è più per colpa di quel ginocchio malandato. Si ritira a Rapallo dove farà l’allenatore-giocatore. L’idea della panchina non gli dispiace e allora partecipa al super corso da allenatore a Coverciano: tra i suoi compagni c’è anche Giovanni Trapattoni che aveva smesso di giocare nel 1972. A Treviglio torna come mister del settore giovanile. L’8 agosto del 2009 la sua Lazio vince la Supercoppa Italiana a Pechino battendo l’Inter. Poche ore prima della partita era arrivata la notizia della morte di Rozzoni: l’attaccante che disegnava i suoi gol, diventato eroe in appena quattro minuti.

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