Milan, Fonseca e i problemi che non si risolvono

La squadra attualmente più pazza del calcio italiano ha la maglia rossonera del Milan. Capace di vincere il derby da underdog, di sbancare il Bernabeu e poi soffrire esageratamente con le ‘provinciali’. Rendimento inspiegabile? Non tanto, anzi scavando tra le contraddizioni del Milan emergono tante verità che, forse, la società non ha valutato con la giusta attenzione. Fonseca ha una rosa di grande qualità a disposizione ma l’assortimento suscita perplessità, così come il lavoro dello stesso allenatore. Il Milan ha dei problemi che si trascina da tempo, dal post scudetto. Innanzitutto c’è una evidente carenza di leadership. Al Milan mancano i leader, quelli che indicano la rotta nei momenti difficili, che vengono in soccorso dei compagni in difficoltà, che con la loro autorevolezza combattono i cali di tensione del gruppo. Nell’anno dello scudetto i rossoneri avevano Tonali, Kessié, Kjaer. Insomma una spina dorsale composta da giocatori di grande personalità. Non necessariamente dei fuoriclasse, ma elementi insostituibili per il peso all’interno della squadra. E poi c’è un evidente problema di equilibrio tattico. Quello che non esisteva nell’anno dello scudetto con Pioli. E qui si ritorna a Tonali e Kessié. Centrocampisti che sapevano attaccare ma che, in primo luogo, tenevano la squadra corta, facevano legna davanti alla difesa. Partiti loro, Pioli è andato in difficoltà e quell’equilibrio non lo ha più ritrovato. Fonseca si è ritrovato lo stesso problema e fin qui ha fatto troppo poco per eliminarlo. Un aiuto potrebbe arrivare dal mercato di gennaio. Insistendo con il 4-2-3-1 a Fonseca serve come il pane un mediano di grande corsa, uno che sappia sacrificarsi per gli altri, che consenta a Fofana di occuparsi soprattutto della costruzione del gioco, che non imponga a Pulisic o Leao un lavoro estenuante in ripiegamento, che sia in grado di aiutare il distratto Theo Hernandez in copertura. Già, le distrazioni. Al Milan abbondano. Theo Hernandez è il più criticato sotto questo aspetto. A Cagliari, Zappa e Zortea lo hanno catapultato sul banco degli imputati. L’opposizione di Theo è stata inconsistente. Ma anche i difensori centrali, Tomori e Pavlovic, sono caduti in questo errore. E qui torniamo al discorso della leadership: Tomori e Pavlovic sono due abituati ad essere comandati. Possiamo definirli due stopper, per usare un termine efficace del passato. Ecco perché Fonseca non può fare e meno di Gabbia. Quando il Milan ha deciso di prendere Pavlovic doveva sapere che la coppia con Tomori sarebbe stata discutibile come assortimento, che sarebbe andata incontro a qualche passaggio a vuoto all’interno delle partite. Esattamente quei passaggi a vuoto che fin qui hanno penalizzato il Milan e che nelle due grandi vittorie con Inter e Real Madrid non si sono visti. Il Milan attuale può essere irresistibile quando le motivazioni spingono la squadra a essere concentrata al 100%. Per come è strutturato, il Milan deve sempre spingere sull’acceleratore, non è in grado di gestire le partite. Con queste caratteristiche è difficile, se non impossibile, avere continuità. Il Milan può fare grandi cose nelle gare secche, ma se non sistema gli equilibri difficilmente lo vedremo per questa stagione in alto in campionato. Altro discorso in Champions, dove può trasformarsi in una mina vagante.