Dal calcio al buddismo: la nuova vita di Kevin Lidin

Secondo il sito web tedesco ‘Statista’, a tutto il 2022 nel mondo erano presenti oltre 500 milioni di buddhisti, un dato che negli ultimi due anni è leggermente aumentato ma non è ancora stato contabilizzato nel dettaglio, ma ragionevolmente prossimo ai 550 milioni di fedeli, dei quali la maggior parte concentrati in Asia Orientale: dalla Birmania alla Cambogia, dallo Sri Lanka al Laos, fino alla Thailandia. Esiste poi ancora una limitata diffusione dell’antico buddhismo cinese, pressoché estinto nel Paese d’origine, e anche di forme di buddhismo giapponese, introdotto nell’arcipelago nipponico in epoche differenti, delle quali la più diffusa in Italia -ad esempio- è la scuola laica di Nichiren Daishonin, fondatore della scuola laica della Soka Gakkai alla quale ha aderito circa trentacinque anni fa un campione come Roberto Baggio. Roby Baggio fece una scelta controcorrente quando incontrò il buddhismo: accettò di guardarsi dentro. La prima volta che ne parlò in casa, la mamma, convinta che fosse caduto nelle mani di una setta, disse alla sorella di chiamare un’ambulanza. Grazie alla meditazione Roby imparò in fretta che nel momento in cui ci si decide a fare qualcosa, il mondo intorno risponde. Che perciò lamentarsi non serve, che non esiste la sfortuna o non c’entrano gli altri, ma tutto è nelle mani di ognuno. Continuò a giocare, a vincere, a lottare, a superare ostacoli e -a suo dire- a essere sereno e felice, in pace con sé stesso e con gli altri. Senza mai il bisogno di fare scelte più estreme, ma appagato e tranquillo. Una scelta un po’ diversa e meno drastica rispetto a quella fatta invece dal giovane Kevin Lidin, anch’egli bersagliato da gravi infortuni come Roby, ma in cerca di sé stesso. Lidin lo ricordiamo bene, era sbarcato giovanissimo in Italia, in Toscana, al Pisa dalla fredda Svezia. Alto, biondo, filiforme e di belle speranze. Centrocampista un po’ acerbo, appena 18enne, proveniente dal Lund, squadra cittadina di un centro popoloso della Scania, ricordato più per essere stato bombardato per errore dagli Alleati nel 1943 che per aver dato un attivo contributo alla seconda guerra mondiale. Presentato ai piedi della torre pendente come una grande promessa e a gennaio già dirottato in prestito per sei mesi al Bologna Primavera, per poi tornare al Lund e a novembre -a fine stagione- rispedito ancora a Pisa. Ufficialmente mandato in giro a farsi le ossa. Una volta ritornato in Toscana, Lidin aveva trovato finalmente un pochino di spazio disputando tutto il resto della stagione 2018/19 e ottenendo la promozione in Serie B dopo aver vinto i playoff, come celebrava su Instagram nel post che leggete sopra. Ma pur sempre troppo poco in confronto al numero di panchine e, se si guarda bene, al numero di minuti giocati agli ordini di Luca D’Angelo, che non dava l’impressione di fidarsi poi troppo del quasi ventenne nordico. Di qui il nuovo prestito, stavolta al Sud, alla Paganese, ma fino al gennaio 2020, quando come un pacco postale venne rispedito al mittente dopo una risoluzione contrattuale e con la specifica dei “migliori auspici per il prosieguo della carriera", che di solito significa ‘non crediamo moltissimo in te, se la sbrighino a Pisa, sono cavoli vostri’. La storia non si fa mai con i se e con i ma, Kevin lo sa bene, quel back to back fu fatale. Nel 2021 Lidin fu fermato da diversi infortuni. Per questo tornò in patria accasandosi al modesto Bunkeflo, la cui ragione sociale completa è LB07, acronimo di Idrottsförening Limhamn Bunkeflo 2007, società di sesta divisione nazionale della vicina Malmö. Un ritorno da svincolato sofferente e tormentato dentro, insoddisfatto, sul punto di mollare il calcio ma anche di cedere davanti ai fallimenti che aveva provato e agli infortuni che lo stavano angustiando. Mente e corpo non andavano più nella stessa direzione, non erano più le facce della stessa medaglia, bisognava fare qualcosa per riunirle. Per questo Kevin si rivolse alla meditazione e iniziò a praticare yoga, prima di decidere di appendere al fatidico chiodo i tanto amati scarpini. Preso dalla nuova passione decise così di approfondire le pratiche Rāja Yoga inerpicandosi per i previsti otto stadi della disciplina. C’è un’isola che somiglia a un Paradiso Terrestre e si trova in Thailandia, si chiama Koh Phangan, con la sabbia bianca e sottile e le palme quasi sul mare. Dove ci si può guadagnare da vivere insegnando yoga ai turisti. Ed è qui che il nuovo Lidin orienta i propri desideri e interessi, preparando un borsone colmo di belle speranze e spingendosi fin lì a fare l’istruttore per cambiare la propria vita e i propri orizzonti. Ma a Koh Phangan c’è anche il Wat Phu Khao Noi, il ‘tempio della piccola montagna’, uno dei venti templi buddhisti della quinta isola più grande del Paese, che è il più antico, il più affascinante e spiritualmente il più coinvolgente. Dove Lidin dapprima si reca in visita, poi assiste alla vita quotidiana dei monaci del tempio, infine si lascia rapire da quell’atmosfera di pace e di serenità, sulle colline nei pressi di Wok Tum. Io non so cosa voi cerchiate nella vita, se soldi e successo o notorietà, bella vita, fancazzismo. Io so che mi basterebbe un po’ di pace e di serenità e forse anche il coraggio che dà la gioventù di abbandonare tutto e -oplà- cambiare vita. Un coraggio che Alessandro Manzoni faceva dire a Don Abbondio “uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare…”, ma che Kevin ha avuto. E difatti, vivendo assieme a quei monaci le loro esperienze quotidiane e poi andando a ricercarne di nuove a Koh Tao, un isolotto di 21 kmq fra le province di Chumpon e di Surat Thani, a due ore di barca da Koh Phangan, Kevin pare avere ritrovato sé stesso. Condividendo anche sul proprio profilo Instagram il suo radicale cambio di vita, intervallato da un lungo silenzio social, quasi a voler separare il prima dal dopo. Quel dopo annunciato da parole chiarissime: "Molte delle cose che facciamo quando cerchiamo di trovare l'equilibrio in realtà hanno l'effetto opposto. Consumare cibo cattivo, zucchero, alcool o passare del tempo sui social fanno sentire peggio e meno motivati. Le cose che danno una ricompensa/piacere istantaneo sono semplicemente da evitare il più spesso possibile". Un cambio di marcia chiarissimo, tra pose di yoga, immersioni in vasche ghiacciate e rigenerazione nella natura incontaminata. "Cerca la pace, non il piacere. Quando cerchiamo la pace, la vita vera diventa significativa, il più alto livello di felicità si raggiunge quando doniamo agli altri senza alcuna aspettativa di ricevere nulla in cambio. Dipende tutto da noi". Già, ma cosa c’entra il buddhismo? Kevin lo ha spiegato per la prima volta nella tarda primavera dello scorso anno. C’è un post che lo ritrae in meditazione in Thailandia: "In completo silenzio per una settimana, meditare 6 ore ogni giorno, svegliarsi alle 4:30 per ascoltare l'insegnamento buddhista al buio tra le zanzare. Dormire su un letto senza materasso con un cuscino di legno. Queste sono le cose più preziose che ho imparato: soffriamo più nella nostra mente in attesa delle cose che nella realtà. Fare cose che non ci piacciono, per ottenere cose che non abbiamo tempo di usare, per impressionare persone di cui non ci interessa. Qual è lo scopo dietro tutto questo? Ti sei mai chiesto, chi sono io senza ciò che mi circonda? I miei averi? Il mio status?". Domande esistenziali di una profondità superiore che poco dopo Ferragosto trovano risposte in un viaggio che Kevin offre sulla sua esperienza da monaco buddhista in Thailandia. Ed eccolo in posa insieme ai suoi confratelli monaci, col capo rasato come loro, abbigliato di una povera e modesta veste tradizionale arancione. Una immagine corredata da un altro post esplicativo che fa il riassunto della sua importante e coraggiosa, sentita scelta:"Nel 2021 la mia carriera da calciatore professionistico si è conclusa per infortuni. Ho iniziato a chiedermi cos'è la felicità e quale sia lo scopo della vita. La maggior parte delle persone non si porrà mai questa domanda, io ho trovato la risposta di cosa sia la felicità. Ho imparato come ottenerla e come conservarla. Non richiede molto per essere felici, ma richiede solo buone abitudini e disciplina". Kevin offre i suoi consigli a tutti, ha venticinque anni ed è davvero in uno stato di grazia superiore e inarrivabile ai più. Al punto da decidere per l’esperienza full immersion. "Fino a quando non sono diventato monaco non ho capito veramente l'importanza di dare agli altri. Quando regali a qualcuno, e viene dal cuore, e chi riceve accetta e apprezza, la felicità si prova per entrambi. Non lasciatevi impressionare da soldi, follower, lauree e titoli. Lasciatevi impressionare dalla gentilezza, dall'integrità, dall'umiltà e dalla generosità. Il 2023 è stato l'anno più felice della mia vita". Del Kevin Lidin sorridente che calciava un pallone, sollevava un trofeo, abbracciava i compagni resta poco. Oggi c’è un giovane, che per un mese è stato monaco buddhista e che in un lontano monastero in Thailandia ha trovato la felicità ed è felice. Ed è cosa rara di questi tempi. Raro soprattutto che un giovane di quell’età si ponga domande sul senso della vita e vada alla ricerca del suo significato rinunciando alla vita materiale. Lidin aveva iniziato a studiare marketing ed economia, prima di rendersi conto che non era la giusta strada e innamorarsi dello Yoga, una disciplina alla quale lo avvicinò la sorella. "Ho iniziato a studiare psicologia continuando il mio percorso di vita, la filosofia buddhista in qualche modo si è fatta strada nell’anima quando sono stato a contatto diretto con i monaci… Per me ricevere cibo da persone che vivono una vita molto semplice è stato difficile. Ma i buddhisti credono che se non sei nato ricco, devi donare ancora di più così da godere di un vissuto migliore nella prossima vita”. Oggi Kevin cerca di sensibilizzare l’opinione pubblica e di ispirare le persone. “Non è necessario essere buddhisti, io stesso non so ancora quanto lo sia, ma non è necessario esserlo per diventare monaci e praticare gli insegnamenti”. In effetti Kevin ha scelto di vivere e praticare da monaco inizialmente per un solo mese, “ma uno può farlo per una vita intera se vuole”. E rimanere in Thailandia a fare un’esperienza simile gli ha insegnato davvero tanto, che alla maglia si può sostituire la kesa, che si può coltivare la passione per la meditazione e continuare a lavorare come istruttore di yoga proseguendo nel percorso spirituale, seguendo i dettami di un nuovo stile di vita. Pubblica podcast e insegna agli altri come staccarsi dalla materialità per avvicinarsi a una dimensione più spirituale e di soddisfazione maggiore. Il calcio, ormai, è solo un lontano ricordo. Il geometra del centrocampo ora non cerca più tracce per ispirare gol ma per ispirare consapevolezze, e per riscoprire giorno dopo giorno come rendere la vita più autentica e serena.

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