'Ba-cha-mi': il 'romantico' centrocampo dell'Inter

BA-CHA-MI, baciami. In un’epoca in cui in casa Inter gli acronimi si sprecano, tra 'LuLa' , 'ThuLa' , 'Tuta' o 'Art attack' , giusto per citare gli ultimi che riguardano le coppie d’attacco, questo nuovo ‘Baciami’ racconta il centrocampo dell’Inter, il punto nevralgico e di forza. Barella-Calhanoglu-Mkhitaryan. Senza però dimenticare Frattesi, con lui al posto di Barella sarebbe ‘Frachami’ in stile romanesco tipo ‘fracico’. Oltre ad Asllani o Zielinski, anche se qui diventerebbe più complicata la sigla. Tra tutti loro c’è però un giocatore che agli occhi di Inzaghi è più insostituibile degli altri: la desinenza finale, quel Mi-khitaryan che in campionato è stato schierato titolare 12 volte su 12, che ha giocato finora 1.134 minuti, ampiamente al di sopra di tutti. Dietro ci sono Thuram con 1.084, Lautaro con 1.044, Bastoni con 1.035, Pavard con 1.035, Dimarco con 1.009, Barella con 953 e Darmian con 830. Tra i meno utilizzati invece Palacios con 9 minuti, Correa con 38, Arnautovic con 163, Asllani con 181, Carlos Augusto con 419, Zielinski con 495, Taremi con 567 e Bisseck con 652. Henrikh dunque è il più spremuto nonostante i 35 anni e la concorrenza agguerrita nel reparto. ‘Michele’ come viene chiamato in spogliatoio è il più saggio, con esperienza internazionale e soprattutto uno dei migliori nell’abbinare quantità e qualità. Sempre lucido e presente tra assist e gol, anche l’armeno però ha sofferto un’estate corta e un calendario fitto. L’anno scorso dopo 12 giornate era a quota 2 gol, nel derby, e 4 assist. Quest’anno è a quota 1 assist per Thuram con l’Atalanta e 1 gol con la Juve, a proposito di giocatori decisivi nei big match. Per saperne di più basta chiedere al Milan che due anni fa fu affondato in semifinale di Champions dall’armeno e l’anno scorso subì addirittura una doppietta dal numero 22. Mkhi è fatto così. Difende e attacca. Ha i tempi giusti in ogni fase del gioco. Sa quando spingere e quando rallentare. Le sue incursioni poi sono letali per le difese avversarie. L’aneddoto. La domanda è la solita: come fa a essere sempre così presente e intenso nelle partite nonostante l’età? Per avere una risposta basta piazzarsi ad Appiano Gentile fuori dai cancelli. L’ex Roma è sempre il primo ad arrivare e l’ultimo ad andarsene. Conduce uno stile di vita sano e organizzato. Sempre calmo e razionale. Un professionista esemplare. C’è un episodio che lo racconta bene. Dopo aver vinto aritmeticamente lo scudetto della seconda stella nel derby, Inzaghi diede qualche giorno di riposo ai giocatori. Feste e bagordi. Alla ripresa, fissata per il pomeriggio, Mkhi si presentò come sempre al mattino con svariate ore di anticipo lasciando tutti di stucco. “Ma come, ormai si è già vinto e tu arrivi all’allenamento come niente fosse?!” Tutto quanto scritto assume ancora più valore se si pensa che Marotta e Ausilio hanno preso l’armeno a parametro zero. Così come Calhanoglu. Il trio delle meraviglie dell’Inter di Inzaghi è costato poco più di 30 milioni, pagati per il solo Barella. Un capolavoro assoluto della dirigenza nerazzurra. Ma se Calhanoglu e Barella danno più nell’occhio tra tiri dalla distanza e giocate, ‘Michele’ è il più equilibrato dei 3 ed è colui che garantisce stabilità a tutta la squadra. In più è l’unico tra i centrocampisti centrali dell’Inter che in questa sosta è rimasto a lavorare ad Appiano per recuperare il dispendio di energie e migliorare la condizione. Così facendo spera di tornare al 100% della forma, in modo da tornare a essere ancora più pericoloso ed esaudire sempre più i desideri di San Siro che non chiede altro: incursione e gol con esultanza. Perché l’Inter possiede uno dei centrocampi più forte in Europa. Di sicuro, quello con l’acronimo più romantico: Ba-Cha-Mi.