Auguri 'Francisco': una vita anche per lo sport

Sembra ieri il giorno dell’elezione di Papa Francesco e il suo saluto alla folla che gremiva festante piazza San Pietro. Eppure, sono passati quasi 12 anni. Oggi, 17 dicembre, per Bergoglio è una giornata speciale: quella del suo ottantottesimo compleanno. C’è una cosa che accomuna Papa Francesco, San Giovanni Paolo II e lo sport. Entrambi i pontefici, da giovani, hanno giocato a calcio nel ruolo di portiere. Karol Wojtyla per una precisa scelta personale, Bergoglio diciamo…per necessità. Il papa polacco indossò la maglia numero uno nella squadra della sua città, l’MKS Cracovia. Chi lo ricorda in campo tra i pali ne parla come di un ottimo portiere, nonché di un grande leader all’interno dello spogliatoio. Una dote che lo ha fatto diventare uno degli uomini più influenti del ‘900, e decisivo per la caduta del regime sovietico e del muro di Berlino. Dino Zoff, il portiere campione del mondo ai mondiali del 1982, al termine di una udienza generale in Vaticano, al momento dei saluti individuali, fu inaspettatamente intrattenuto per qualche minuto dal pontefice che gli rivolse una serie di domande tattiche sul ruolo di portiere. Zoff rimase colpito per la curiosità e la competenza di Wojtyla. Per quanto riguarda la breve storia calcistica di Papa Bergoglio a cavallo degli anni '40 e '50, a Buenos Aires, le cose si svolsero in modo totalmente diverso rispetto a San Giovanni Paolo II. Papa Francesco ha ricordato più volte che, ragazzino, si divertiva a giocare con gli amici per le strade del suo quartiere con una ‘pelota de trapo’, un pallone di stracci perché “il cuoio costava troppo” per le famiglie povere come la sua. Bergoglio non era molto agile nei movimenti, anzi, era chiamato dagli amici un ‘pata dura’, letteralmente ‘gamba dura’. Per questo i compagni di squadra lo mandarono a giocare sempre in porta. Lì avrebbe fatto meno danni. E sempre per la sua rigidità, Papa Francesco fu costretto anche a lasciare molto presto anche la squadra di basket, lo sport del padre. Dalla porta allo stadio, la strada di Bergoglio fu molto breve perché il calcio lo appassionò tantissimo anche per merito della famiglia che ogni domenica sedeva sugli spalti de ‘El Gasometro’ per seguire gli incontri della squadra del San Lorenzo, El Ciclon, fondata nel 1908 con la benedizione di un prete, don Lorenzo Massa. Nel giorno dell’Immacolata Concezione del 1946, quando il San Lorenzo del ‘tercedo de oro’ Pontoni, Farro e Martino, conquistò lo scudetto davanti al Boca Junior dopo dieci anni di assenza, tra i tifosi che invasero in festa il campo di gioco, ci fu anche il giovane Jorge Mario, con il papà e i quattro fratelli. La sua tessera associativa era la 88235N-O. Papa Francesco non ha mai perso la sua passione per il calcio e per lo sport neanche dopo il suo ingresso in seminario e quello in Vaticano il 13 marzo 2013, quando il Conclave lo elesse 266° papa della Chiesa cattolica. “Lo sport è una scuola di valori e una metafora della vita”, ha detto più volte Bergoglio; per questo il Papa ha cercato sempre di evidenziare i suoi aspetti positivi fin dall’inizio del suo pontificato sia negli incontri con gli sportivi sia con i fedeli. Papa Francesco ha più volte insistito sulla necessità di avere costanza nell’allenamento perché solo così è possibile migliorare il talento che ci è stato donato dalla nascita. “Nello sport non basta avere talento per vincere: occorre custodirlo, plasmarlo, allenarlo e viverlo come l’occasione per inseguire e manifestare il meglio di noi”. Per questo la vita degli sportivi “ha bisogno di tanti sacrifici perché l’atleta è un po' come il santo che ha faticato per mantenere salda la fede”. La vita è una sola e “non possiamo accontentarci di un pareggio mediocre”. Lo sport, secondo Bergoglio, non ha solo una dimensione individuale ma anche generale perché le grandi manifestazioni internazionali sono un segno di inclusione e possono favorire il dialogo tra culture diverse. Usando una metafora del rugby, uno degli sport preferiti dal papa argentino, “la meta della pace e dell’inclusione dev’essere ricercata sempre”. E allora ‘Feliz cumpleanos Papa Francisco’, grazie per le parole di incoraggiamento e per le riflessioni che continua a riservare a tutto il mondo dello sport, al quale saranno dedicate due giornate di incontri, il 14 e 15 giugno, in occasione del Giubileo che è alle porte.

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