Mauro Tassotti: "Ancelotti saprà risollevare il Brasile. Sfida dura, ma affascinante"

Mauro, ma visto il rapporto con Ancelotti, l’ha saputa prima la notizia oppure è venuto a conoscenza dell’ufficialità come noi? “No, non l'ho saputo prima: l'ho letta anche io sui giornali e su internet. Ma l’ufficialità non ci ha sorpreso perché se ne parlava da giorni” Quale può essere la difficoltà maggiore per questa nuova esperienza? “Credo che possa essere quella di andare in una Nazionale nella quale si pretende tantissimo: hanno vinto molto, sono sempre stati considerati i più forti al mondo, ma è un po' di tempo che non lo sono più. Non mi sembra il momento più florido della Nazionale brasiliana, sia per quanto riguarda i giocatori, e magari anche per quanto riguarda la Federazione. Però Carlo ha la capacità e l'esperienza per rimettere le cose a posto” Ancelotti con la pressione ci ha vissuto negli anni e per tanti è considerato il miglior allenatore per andare in una Nazionale. Quali sono le caratteristiche che lo portano a vedersi attribuito questo giudizio? “È sempre stato un allenatore capace di farsi voler bene dai giocatori. Difficilmente si sente qualcuno non parlare bene di lui e questa credo che sia una dote, perché quel ruolo impone di prendere decisioni che per qualche giocatore vanno benissimo, mentre per qualcun altro no. Trovandosi in Nazionale questo può essere un elemento a favore: devi mescolare tanti giocatori, provenienti da vari gruppi. Credo che per lui sarà un bel lavoro” Lei è stato vice ct dell'Ucraina, quindi ha un'esperienza diretta: ci aiuta a capire la differenza tra selezionatore e allenatore? “Intanto per Carlo credo che una difficoltà importante, al di là dei risultati, sia quella proprio di tuffarsi in un calcio un po' diverso da quello a cui è abituato: in Sudamerica non si gioca come in Europa. È vero che adesso molti calciatori, anzi la maggior parte dei calciatori brasiliani che sono convocati in Nazionale, giocano nei campionati europei. Però quel modo di giocare, di interpretare il calcio tipicamente sudamericano, lo ritrovano in Nazionale: magari quando stanno insieme per un po' di tempo, per preparare un Mondiale o la Copa America. Anche l’aspetto ambientale sarà da valutare: sappiamo che in Sudamerica la passione della gente è ancora più calda di quella che c'è in Europa, di quella a cui siamo abituati noi. Dovrà misurarsi anche con quello. E poi ci sono i media. Non so se la pressione sia la stessa che c'è in Italia o se sia ancora maggiore: basta sentire la passione dei telecronisti sudamericani per capirlo. Fare l’allenatore è molto diverso rispetto all’essere un selezionatore: non hai a disposizione i tuoi giocatori tutti i giorni, puoi lavorarci una volta ogni due mesi. Di fatto li riunisci per poco tempo, anche perché ti trovi per giocare le partite: gli allenamenti si riducono a tre o quattro, quindi c’è la partita, quindi altri due-tre giorni di allenamento per preparare un’altra gara. È una difficoltà enorme per chi deve creare un gruppo solido” Lei che lo conosce bene magari ci sa rispondere: era il suo obiettivo arrivare ad allenare una Nazionale così importante? “Io lo conosco bene, sì, ma è tanto tempo che ci siamo un po' allontanati nel senso calcistico. Ho sempre fatto il tifo per lui. Credo che sia il sogno di quasi tutti gli allenatori, che come Carlo hanno vissuto esperienze così importanti nei club, avere una conclusione come questa. Non so se sarà la sua ultima panchina: magari, se avesse potuto, avrebbe pensato anche alla Nazionale Italiana che in questo momento è occupata degnamente da Spalletti. Il Brasile credo che sia molto affascinante per chi fa questo lavoro” Vi sentirete? “Certamente gli augurerò un buon lavoro; non so quando partirà, se già sarà sulla panchina contro l'Ecuador a giugno in occasione della prima partita che avranno. Ci sarà tempo per sentirlo, per scrivergli qualcosa…” Ma se dovesse arrivare una chiamata per ricomporre quel duo che tanto ha fatto sognare negli anni 2000 soprattutto i tifosi del Milan, che risponderebbe? “Che vivo tranquillamente e beatamente a Milano e sto molto bene dove sto! Non penso neanche minimamente a questa cosa: Carlo ha un suo staff, ha i suoi collaboratori, è molto lontano da me questo pensiero. Mi ci avete fatto pensare voi adesso, in questo momento, dicendomelo. Non mi ha mai veramente sfiorato”

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Mauro Tassotti: "Ancelotti saprà risollevare il Brasile. Sfida dura, ma affascinante"

Redazione Sky Sport