Cosa ha imparato Luis Enrique da questa Supercoppa

Nella notte stellata di Udine emozioni, primo trofeo ‘pesante’ della stagione Europea, ma anche, come sempre, indicazioni di livello. Indicazioni, non verdetti! Per il Paris Saint-Germain anche tante conferme con qualche monito in omaggio. Era e resta la squadra più forte del Mondo, bella e con idee di calcio brillanti anche in una serata difficile, ma oltre alla Supercoppa Europea, dal Friuli si è riportata un avvertimento e una soluzione in più. Deve aver capito che neanche una squadra così forte e con un roster lungo può permettersi di esser né presuntuosa né sottotono di condizione, fisica e mentale. Una settimana d’allenamento senza test amichevoli per affrontare un avversario di buon livello che ha cominciato un mese prima - è un gap ingiusto - colpa di un Mondiale per Club posizionato in una data e in un clima assurdo, che neanche la formazione Campione d’Europa può permettersi. Provare a farlo con presunzione è stato però anche peggio. Cercare di capire se il talento offensivo possa sopperire a un’assenza a centrocampo, spostando un passo indietro Doué a dispetto degli avversari, ha dato esito decisamente negativo. Esperimento fallito! Persino il PSG non se lo può concedere. Gli equilibri sono fondamentali per tutti nel calcio di oggi e non aver a disposizione il talento e il dinamismo di Joao Neves è un problema non da poco. Luis Enrique, l’allenatore che merita il prossimo Pallone d’Oro, è bravo, geniale, vincente e umanamente speciale, ma a Udine ha mancato di ‘condizione’ come i suoi giocatori. Non ha avuto la lucidità e la prontezza di trovare le contromisure al disegno tattico d’impostazione partita molto fisico degli Spurs. Non ha voluto derogare dalla marcatura a zona sui calci piazzati neanche dopo due gol incassati, sofferenza continua su ogni calcio di punizione dalla trequarti o rimessa laterale. Insomma, ansia su ogni pallone alto che arrivava nei pressi di Chevalier. La scelta su Doué a centrocampo e la ‘dormita’ difensiva fin troppo evidente è stata una sorpresa negativa, aver convinto i suoi che crederci fino in fondo e non derogare offensivamente dalla velocità dei fraseggi offensivi, invece, l’ennesimo tocco da grande allenatore che alla fine ha portato i suoi alla vittoria. Un trofeo simbolicamente alzato anche dalle mani di Donnarumma senza il quale, al di là delle dispute contrattuali, il PSG non avrebbe mai vinto la Champions League e non avrebbe potuto mai giocarsi questa Supercoppa. Per gli Spurs un dramma agonistico. Perdere così fa malissimo. Resta la preparazione accurata del match, l’ottima esecuzione, almeno per 75’ minuti, del piano tattico e la capacità d’imporre una fisicità importante su di un palcoscenico di questo livello come ottimo bagaglio a mano da portarsi in Premier League. Thomas Frank, pur incassando diversi meritati complimenti, deve anche assumersi la responsabilità del perché nel finale la partita sia cambiata ed il trofeo finito a Parigi. Aver rinunciato a giocare e aver arretrato così tanto il baricentro ha rimesso il PSG in partita. Una squadra che sbagliava anche i tocchi più elementari in 70 metri di campo, portata a giocare in 30 metri col talento si ritrova più facilmente. La 51ª edizione della Supercoppa Europea ha confermato il fascino e l’importanza di questo match, che serve a tagliare il nastro dorato della stagione e che arricchisce il palmarès e la leggenda di club e grandi campioni. Udine è stato uno scenario degnissimo. Ha vissuto questo match come un evento storico per la città e lo ha trattato con cura, passione e attenzione. Il risultato di questo lavoro è stato fantastico, se lo sono meritato alla grande e possono festeggiare con i gustosi frico e San Daniele, brindando con un ottimo bianco di quelle parti!

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Cosa ha imparato Luis Enrique da questa Supercoppa

Massimo Marianella