Ney limiti dell'impossibile

“E aì Neymar, pega o meu joelho aquì pra você”, gli urla un tifoso dalla tribuna durante il riscaldamento. “Preciso dos dois”, risponde sorridendo Ney, facendo segno 2 con la mano sinistra. Traduzione: “Neymar, prendi il mio ginocchio, è qui per te!”, “Me ne servono due”, risponde il fenomeno brasiliano. E alla fine, sta tutto qui, in questo dialogo, il miracolo di Neymar. Torniamo allo scorso 20 novembre. Mancano quattro giornate alla fine del campionato, quando Neymar si lesiona gravemente al menisco nell’1-1 contro il Mirassol. Un infortunio per il quale l’equipe medica del Santos gli prospetta subito l’operazione, di fatto sconsigliandogli immediatamente – e a più riprese - di giocare. Il Santos però, la squadra della sua vita, quello che lo ha riaccolto dopo 12 anni consegnandogli in una presentazione faraonica la maglia numero 10 di Pelè inizialmente ritirata, in quel momento si trova in piena zona retrocessione. E Neymar, che è arrivato appesantito e poco brillante dalla dimenticabile esperienza all’Al Hilal, non è ancora riuscito a ricambiare tutto quell’amore, anzi. Ha saltato 14 partite per infortunio, segnato appena 3 gol, collezionato diverse ammonizioni e un’espulsione ma soprattutto è apparso appannato, ridicolizzato addirittura a tratti sui social da video diventati virali mentre cerca alcune delle giocate che l’hanno reso unico e inciampa sul pallone. Nel mentre i giornalisti brasiliani – impietosi – chiedono in continuazione in conferenza stampa ad Ancelotti delle sue deludenti prestazioni. Sembra il buio declino di un gigante. Che nel frattempo il punto più basso l’ha toccato mesi fa perdendo, da capitano, 0-6 in casa contro il Vasco da Gama. Dopo quel pareggio contro il Mirassol, insieme al dolore, dentro Neymar inizia a bussare forte anche l’orgoglio. O’Ney salta per infortunio la partita contro l’Internacional, ma in quei giorni capisce che non può mollare. Rifiuta l’operazione, si benda il ginocchio, centellina gli allenamenti e contro il Recife, terz’ultima di campionato, scende in campo da titolare e con la fascia al braccio: gol e assist, vittoria 3-0. Pochi giorni dopo il Santos va a casa della Juventude, Neymar è sempre lì, ginocchio fasciato e fascia al braccio, in campo dal primo minuto: 0-3, con tripletta in 16 minuti all’inizio della ripresa. Stanotte, questo sforzo di incredibile resilienza è stato premiato, nella vittoria 3-0 all’ultima giornata contro il Cruzeiro, con la salvezza del Santos , trascinato da 5 gol e 1 assist nelle ultime quattro partite dal suo capitano. A fine partita Neymar, che ha giocato per quasi un mese oltre ogni limite fisico, si è inginocchiato, pregando in lacrime, prima di fare il giro di campo, nel tripudio della sua gente. Ha raccontato poi di essere andato in terapia dopo la sconfitta contro il Flamengo, di aver chiesto aiuto perché “la gente con me esagera sempre, ma stavolta il mio stato emotivo era a zero, non sarei riuscito a rialzarmi da solo”. Contro ogni pronostico e sopportando il dolore, O Principe da Vila è riuscito a restituire ai tifosi parte di quell’amore incondizionato che aveva ricevuto mesi prima. All’inizio di questa storia, lo scorso 10 Novembre, dopo quella sconfitta contro il Flamengo, aveva postato su X una famosa foto di Kobe Bryant, suo grande idolo, che resta impassibile mentre gli viene sventolata in faccia una palla da basket. Mamba Mentality. Nell’intervista postpartita Neymar ha anche detto che ora si opererà, sfruttando le vacanze per recuperare e cercando di arrivare il più in forma possibile alla prossima estate, quella in cui sogna una chiamata di Ancelotti per giocare l’ultimo Mondiale della sua meravigliosa e spesso sottovalutata carriera. “E’ la mia prossima missione”, ha detto. L’opinione pubblica brasiliana, ovviamente, adesso è con lui. Non possiamo averne la certezza, ma con ogni probabilità è con lui anche quel torcedor che era pronto a prestargli il suo ginocchio. A dargli – metaforicamente – un pezzo di sé. Non c’è stato bisogno. Perché Neymar sarà per sempre Neymar, l’erede di O Rei, il figliol prodigo che torna e riesce a salvare il Santos su una gamba sola quando tutti lo davano ormai per finito. Quello che ondeggia da anni nel suo calcio bailado, danzando tra le righe del campo tra un dribbling e l’altro, lottando con critiche e infortuni, ma rimanendo sempre sé stesso, nei limiti del possibile. A volte andando oltre: Ney limiti dell’impossibile.

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Ney limiti dell'impossibile

Gianluigi Bagnulo