La storia di Olise, il 'Robben francese'

Abbiamo preso il Robben francese. Questa estate ai tifosi del Bayern Monaco sono bastate un paio di partite di Michael Olise per etichettare così l’acquisto più caro del 2024 dei bavaresi, quasi 60 milioni per prenderlo dal Crystal Palace. E pensare che Uli Hoeneß, formalmente ora presidente onorario ma sempre piuttosto considerato nel club, quando gli avevano chiesto un parere sull’investimento aveva risposto ai giornalisti: “Lo abbiamo pagato tanto, è vero, e francamente non ho idea di chi sia, ma mi fido dei nostri dirigenti che si occupano del mercato”. Cinque mesi dopo anche lui, come tutti i tifosi del Bayern, dal suo posto all’Allianz Arena passa più tempo in piedi ad applaudire le giocate di Michael che seduto a farsi domande sul prezzo del cartellino. Anzi das Gefuehl, la sensazione un po’ di tutti a Monaco è di aver preso un giocatore da cento milioni pagandolo praticamente la metà. Fra l’altro è anche un personaggio niente male, dreadlocks colorati e un gusto particolare per la moda sia nella vita privata che in campo tanto che in Inghilterra era famoso anche perché, cascasse il mondo, lui giocava sempre con le scarpe abbinate ai colori della divisa della sua squadra. Cosa che fa anche a Monaco, come evitare di sorridere. Praticamente impossibile trovare una foto, un’immagine di Michael Olise che non sia con un’espressione stile attore imperturbabile, solo una volta in un video girato per i social del Bayern gli è scappato un sorriso e anche lui ha fatto una faccia sorpresa, come se non si aspettasse di uscire dal personaggio. Ma in quel caso stava partecipando a una gag con Thomas Müller, quindi caro Michael hai voglia a restare serio! Nato a Londra, papà nigeriano e mamma franco-algerina, ha il doppio passaporto inglese e francese. Cosa che gli ha permesso di accettare la corte dell’Equipe de France, la nazionale di Deschamps che lo ha convocato per la prima volta a settembre dopo che Thierry Henry ne aveva fatto la star della selezione olimpica argento a Parigi 2024. Alla prima conferenza stampa con la Francia, Olise ha dimostrato che sì, mamma il francese glielo ha insegnato ma lui è cresciuto in Inghilterra e diciamo che qualche battutina la stampa l’ha fatta su quel ragazzo che faticava abbastanza ad esprimersi nella loro lingua. Poi, come nel caso di Uli Hoeneß, anche loro lo hanno visto in campo e problema risolto. Perché Michael ha quel fascino da giocatore generazionale: mancino elegante ma anche atleta moderno, la giocata a effetto sempre come prima opzione ma che sia funzionale, non fine a sé stessa. Anche quando crossa con la rabona, e lo fa spesso, prima pensi che sia un filo eccessivo poi riguardi l’azione e ti rendi conto che effettivamente in quell’occasione era la scelta migliore. Parte da destra, taglia il campo e calcia in porta a giro sul secondo palo. Ecco perché l’accostamento con Robben. Che però era più attaccante, egoista, focalizzato sul gol… Ovvio: zero paragoni, almeno per il momento, ma Olise sta dimostrando di sapersi mettere eccome al servizio della squadra. Andate a riguardarvi il gol del pareggio di Musiala nel Klassiker a Dortmund il 30 novembre: punizione al limite dell’area per il Bayern calciata contro la barriera e, prima ancora che la palla torni sui piedi dei suoi compagni, Olise si è già staccato sulla destra per ricevere lo scarico. Cross, gol di testa e 1-1 Bayern a cinque minuti dalla fine. Segno che il ragazzo è anche parecchio sveglio, ma non potrebbe essere altrimenti visto che ha passato l’adolescenza a cercare di convincere i top club inglesi delle sue qualità. Cresciuto nelle giovanili del Chelsea insieme proprio a Musiala, dopo essere stato scaricato aveva provato anche nell’Academy del Manchester City. Esperienza durata però solo pochi mesi tanto che ad un certo punto era anche rimasto senza squadra, salvo poi andare al Reading da dove è partita la sua carriera da professionista. Ha compiuto 23 anni il 12 dicembre e due giorni prima si è tolto lo sfizio di farsi un gran bel regalo in Champions League: doppietta nel 5-1 del Bayern contro lo Shakhtar Donetsk, premio di migliore in campo della UEFA e soprattutto un gol già entrato di diritto nella Top 10 stagionale europea. Per descriverlo bastano le parole nel postpartita del suo compagno di squadra Konrad Laimer: sembrava come quando giochi a Mario Kart e prendi la stellina speciale che impedisce agli altri di toccarti. Per chi non sia appassionato di videogame la spiegazione della metafora è piuttosto semplice, Michael ha preso palla sulla trequarti e ha saltato mezza squadra avversaria senza che nessuno riuscisse nemmeno a sfiorarlo. Per tutti questi motivi non sorprende che per Kompany sia diventato da subito un titolare del suo Bayern, togliendo il posto a gente come Sané e Coman. Che restano super, ci mancherebbe, ma non più come un tempo e proprio per questo a Monaco hanno speso tutti quei soldi per arricchire un ruolo che teoricamente sembrava già coperto. Per restare in tema fra l’altro anche Robben nel 2009 era stato pagato dal Bayern meno rispetto al suo valore: ai tempi i venticinque milioni chiesti dal Real Madrid sembravano un affarone e in effetti la storia lo ha confermato. Quindici anni dopo il mercato è cambiato, ne hanno dovuti tirare fuori più del doppio per Olise ma con una differenza: il Real voleva scaricare Robben mentre la scorsa estate in Premier League chiunque era disponibile a soddisfare le richieste del Crystal Palace. Nessuno però era pronto a dire a Michael: vogliamo solo te, vieni da noi a fare il titolare. Il Bayern sì. Chissà se almeno quella volta Olise avrà sorriso, magari pensando che quel soprannome non era poi così male. C’è di peggio che essere chiamati ‘Il Robben francese’. In attesa che basti dire solo Michael Olise.

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Niccolò Omini