La storia della Timash Arena, lo stadio del Bursaspor a forma di coccodrillo

Esistono stadi in giro per il mondo con forme particolari: prendete la planimetrica del Franchi di Firenze e sarà facile notare come la sua forma sia quella di una grande D. A Taiwan un impianto a forma di drago anche se deve la propria fama soprattutto ai nove mila pannelli solari. Nel nordovest della Turchia troviamo invece un impianto davvero fantastico, soprattutto se visto in notturna: la casa del Bursaspor infatti è un vero e proprio coccodrillo. I lavori sono durati più del previsto per un problema…alla testa. Il risultato finale è davvero incredibile. L’impianto è stato pensato come tributo allo storico successo del 2010. Tuttavia, la traiettoria sportiva del Bursaspor è stata decisamente negativa ma la risalita pare iniziata con la promozione ottenuta in terza divisione. Pensate: una squadra che quest’anno era in quarta serie che gioca in un impianto da 43mila posti! Una cosa del genere succede di rado: anni fa in Scozia il Queens Park giocava in terza divisione ma le partite in casa si disputavano ad Hampden Park! Il Bursaspor fu fondato nel 1963: inconsapevolmente il Piccolo Coro dell’Antoniano ‘festeggiò’ i 30 anni di fondazione con il mitico brano ‘Il coccodrillo come fa’. Già perché il soprannome della squadra è proprio ‘coccodrilli verdi’ anche se sullo stemma manca questo tipo di richiamo, forse per motivi di spazio. Il colore è il biancoverde con un pezzo di bandiera turca e ben 5 stelle di 5 colori diversi. Motivo? La nascita del Bursaspor arriva dalla fusione di ben cinque squadre diverse. Mai nessun incrocio con le italiane ma un certo Sebastien Frey chiuse qui la propria carriera dopo 15 anni di Italia. Il portiere francese annunciò il proprio ritiro qualche mese prima dell’inaugurazione di uno degli stadi più incredibili al mondo: l’architettura esterna ricorda davvero il corpo di un coccodrillo e i led verdi colorano nel modo più appropriato possibile. Come detto, lo stadio è un tributo a una sorta di ‘Leicester ante litteram’. L’albo d’oro della Serie A turca è decisamente monotono: vincono sempre le squadre di Istanbul. La prima a rompere l’egemonia fu il Trabzonspor che fino al 2010 restò l’unica ‘non-istabuliana’ scudettata. Nella stagione 2009-2010 i coccodrilli sorprendono tutti: l’anno prima avevano chiuso al 6° posto ma poi ci fu un allineamento cosmico perfetto…fino al 25 aprile 2010. I biancoverdi, primi in classifica, vengono fermati sullo 0-0 dal Galatasaray e arriva il sorpasso in testa da parte del Fenerbahçe. Si arriva al 16 maggio: ultima di campionato con il Bursaspor che deve vincere ma anche sperare, perché lassù c’è ancora il Fenerbahçe che però verrà fermato da Burak Yilmaz e dal suo Trabzonspor. Una storia davvero romantica: la prima squadra fuori Istanbul capace di vincere lo scudetto che consegna il titolo alla seconda non-istanbuliana della storia. Quello del 2010 resta l’unico trionfo in campionato del Bursaspor. Bisogna in qualche modo celebrare e ricordare l’evento storico. L’idea più ambiziosa è quella di progettare un nuovo stadio. Economicamente dispendioso certo ma il risparmio sull’affitto del vecchio Bursa Atatürk Stadium può essere alla lunga vantaggioso. Al comune di Bursa erano pervenuti svariati progetti su base volontaria. Il numero si ridusse a quattro con voto basato sui ‘mi piace’ dei social. Vinse il concorso lo studio di Hasan Sözüneri. Lo stadio sarebbe stato a forma di coccodrillo anche se le cose non andarono tutte per il verso giusto. Si iniziò con un risarcimento economico visto che il terreno era stato quasi acquistato del tutto: un piccolo proprietario non voleva cedere il suo pezzetto ma poi si arrivò a un accordo. La Timsah Arena venne inaugurata il 21 dicembre 2015 con una gara esibizione. Piccolo problema: allo stadio mancava la testa. I lavori subirono uno stop prolungato: nel dicembre del 2016 l’impianto era funzionante da un anno ma mancava ancora il pezzo-simbolo: quella testa da quasi 3.000 metri quadri di potenziali spazi commerciali. I lavori vennero completati nel 2020 quando oramai la squadra era già retrocessa in Serie B.

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Giorgio Sigon