Profili: Viktor Gyökeres, il villain del gol che esulta come Bane

Quella che stiamo per raccontarvi non è la storia di un giocatore, ma quella di chi potrebbe essere il prossimo personaggio da fumetto del calcio internazionale: supereroe per i suoi tifosi, ma con cucito addosso il costume del villain - cioè il cattivo - per le difese avversarie. Ha segnato quarantatré gol e fatto registrare diciassette assist nella sua prima stagione con lo Sporting, fisico possente , spalle larghe e fiuto del gol che potrebbero far sbizzarrire chiunque nel non sempre giusto gioco dei paragoni. Clausola da cento milioni di euro. E quell'esultanza: due mani a incorniciare il viso, coprendone metà. Fuori solo gli occhi, nello sguardo il killer instinct del bomber. Viktor Gyökeres non interessava a nessuno finché non ha messo la maschera. Le teorie si sono sprecate, perché quando segni così tanto i riflettori ti vengono a cercare, ancor di più se ci aggiungi un'esultanza seriale. O da serial killer, appunto, visto che in molti avevano pensato ad Hannibal Lecter perché, come il dottor Lecter mangiava le persone, Viktor mangia le difese. Altri ancora, invece, avevano puntato le proprie fiches su Batman: non esattamente, visto che la sua maschera - alla fine - è quella di Bane, uno dei cattivi di Batman . Viktor Gyökeres lo aveva promesso in caso di vittoria del campionato con lo Sporting: vinciamo e lo spiego. Ha postato sui social un best of della sua prima stagione da urlo accompagnandolo con la citazione del Bane interpretato al cinema da Tom Hardy. Avere un copyright Era un enigma avvolto in un mistero, tanto per citare Winston Churchill quando parlava di Russia; ora ha una spiegazione. Un po' gioco un po' mossa di marketing personale, dove la prima legge è sempre far parlare di sé. E se i gol li fanno in tanti, allora perché non aggiungere un proprio copyright? CR7 è diventato il brand di sé stesso. Pure Haaland - gigante dal nome insolito, attaccante spietato dalla terra scandinava - era salito alla ribalta per essere un sicario delle difese ma, anche, per un'esultanza particolare . O senza scomodare i big nello spesso ingiusto gioco dei paragoni: bum bum Piatek e le sue pistole - a salve tranne che per quella stagione tra Genova e Milano - o Juary e la danza della bandierina, per i più nostalgici. Tutto alla fine torna qui, una sorta di paradosso filosofico dell’uovo e della gallina applicato al pallone: arriva prima l’esultanza o arriva prima il giocatore? Nel caso di Gyökeres, possiamo dirlo, la maschera da Hannibal/Batman/Bane ha aiutato, ancor di più nell'era dei social e dei nuovi videogame della generazione Z, da Fortnite a Clash of Clans di cui, guarda caso, Haaland è un grande fan e ne è appena diventato un personaggio "giocabile". Non c'è che dire: Viktor ha fatto fatto gol anche su questo tema. Identikiller Sì, ma chi è Viktor Gyökeres, tolta la maschera? Svedese, ma di origini ungheresi; figlio anche del concetto di wanderlust, termine tedesco che indica il desiderio di viaggiare. Ha dovuto farlo Viktor, la cui vera alma mater risiede nell'Idrottsförening Brommapojkarna, "semplificato" in Brommapojkarna. Club svedese con oltre duecento squadre - gran parte delle quali appartenenti al settore giovanile – e cinquemila membri attivi, considerata la più grande associazione calcistica d'Europa . Prima dei 18 anni vola in Premier League col Brighton, ma la storia non è fortunata: non c'è spazio e cambia aria in prestito nella B tedesca col St.Pauli, la squadra più punk del continente ; la wanderlust cavalca: altri sei mesi on loan in Galles con lo Swansea . Torna al Brighton che lo cede definitivamente al Coventry, Championship. Lì Viktor si mette la maschera. Quando era quinto nella serie B inglese, col Coventry appunto, lo Sporting lo paga ventiquattro milioni di euro. Possibile, anzi plausibile, se nel frattempo l'eroe buono col viso pulito era diventato il villain - il cattivo - che terrorizza le difese. Si è adattato Gyökeres, nei suoi vari viaggi, come quando Robert Downey Jr. imparò a suonare il violino con la mano sinistra per interpretare Charlie Chaplin. Viktor, invece, calcia di destro. Forte. In rete diciotto volte al suo primo anno con gli Sky blues, ventuno al secondo. Inizia ad esultare come sappiamo. Su rigore sbaglia raramente. È potente, applica alla perfezione il concetto di area di rigore come habitat, il fisico lo ha portato al soprannome di "carro armato svedese", un po' ingobbito quando si prepara a calciare . Soprattutto: ora è pronto ad essere un nuovo volto della prossima super Champions League. E il mercato è ancora lungo. Scudetto portoghese al primo anno , quarantatré gol complessivi, ventinove in campionato, chiuso da capocannoniere. Nel continente ha giocato solo in Europa League: nove partite e cinque centri, uno anche sul percorso dell'Atalanta poi arrivata fino alla coppa. L'idolo, per chi gioca con la maglia gialla della nazionale svedese, non può che rispondere al nome di Zlatan Ibrahimovic. Su YouTube, nel 2020, compariva in video come un timido ragazzo che rispondeva a monosillabi alla prima intervista sul canale dello Swansea. Ora che gioca con lo Sporting veste i panni del postino a domicilio per recapitare maglie autografate e scherza coi compagni sulle sue valutazioni di FIFA24 . Perché oggi è anche un po' attore. E Viktor non vuole togliersi la maschera.