Il Bologna mette il punto sulla parola 'Champions'

Un punto. In tanti sensi differenti. Un punto di arrivo senza dubbio per Bologna, perché quando al Dall'Ara è risuonato per la prima volta l'inno della Champions c'erano decine di migliaia di telefonini accesi per immortalare un momento che nessuno si dimenticherà mai più. Ma anche un punto di partenza, perché questa Champions per il Bologna di Italiano è qualcosa di grande, di grandissimo, ma l'obiettivo è quello di dimostrare che non è troppo grande. Sarà difficile, perché parliamo del massimo del livello. Ma anche possibile, questo è sicuro. Un punto di svolta, quello che ha regalato il veterano Skorupski, parando il rigore di Sudakov quando la partita era appena cominciata. Il secondo in cinque partite stagionali per il portiere polacco, uno dei più importanti nella storia recente del Bologna, perché l'avvio era stato esattamente come quello di Como, con la differenza che il livello – quando senti quella musica – è ben diverso: difesa altissima, lettura individuale sbagliata di Posch, la fuga del velocissimo brasiliano Eguinaldo e l'inevitabile patatrac. E come quello di Como è stato anche l'epilogo: un altro pareggio, un altro punto. Ma molto, molto diverso. Stavolta senza subire gol, ed è fondamentale per accrescere le proprie certezze. Anche senza segnarne, e questo è un problema visto che per mole di gioco la sensazione netta è che sarebbe bastata un pizzico di qualità in più nelle folate di Ndoye o nelle stoccate di Castro per rendere perfetta la serata. Però il primo passo è fatto, e adesso ne servono tanti altri. La direzione? Quella di conoscere sempre più un mondo nuovo, perché le sfide che si parano davanti sono chiamate che per questa rosa non erano mai arrivate prima: un conto è arrivare a certe altezze, ben altro il saperci restare. E anche per il suo allenatore, che inevitabilmente dovrà essere – con oneri e onori – il motore della ricerca di un progresso molto difficile ma possibile. Inutile girarci troppo intorno, gli addii di Thiago Motta, Zirkzee e Calafiori hanno tolto alla bussola punti cardinali, e in questo non si può non individuare il motivo primario di queste difficoltà iniziali. Italiano e Motta hanno sicuramente in comune il fatto di voler proporre un calcio ambizioso e d'avanguardia, altrimenti Sartori&co. non avrebbero messo l'ex Fiorentina al timone, però le modalità, i concetti e le fisionomie sono molto diverse. Non è un caso che si siano viste difficoltà lampanti a livello difensivo: l'imposizione di un'altezza di squadra superiore, l'ardire di andare come ieri sera con un difensore centrale a prendere una mezzala , la necessità di letture e risposte individuali molto diverse hanno creato quella sorta di spaesamento che ha portato, tanto per fare due esempi freschi, Posch a farsi infilare in avvio di gara sia a Como che contro lo Shakhtar. E questo è solo uno dei tanti punti che stanno cambiando in questo Bologna e che dovranno essere messi a sistema il prima possibile. Il mercato in entrata è riuscito a sopperire alle partenze? Al momento pare proprio di no, perché i primi passi di Casale e Dallinga sono risultati molto distanti da quelli che facevano i loro predecessori. Ma, appunto, è solo il momento. E' solo l'inizio. E di valori ce ne sono, perché Castro crescerà ancora e si spera anche Ndoye, Lucumì è un baluardo, Freuler un bilanciere dall'affidabilità garantita, Orsolini un capitano magari un po' incostante ma scalpitante. E Italiano sa di avere la grande occasione della carriera, in una Bologna che ieri sera ha vissuto un'emozione che neanche l'inarrestabile pioggia è riuscita ad annacquare. E ha retto l'urto. Ha piazzato un punto, che chiude definitivamente i conti strapositivi di un'annata scorsa da sogno e muove il primo passo verso un orizzonte tutto da esplorare.