Perché l’Atalanta può fare tanta strada anche in Champions

In quello stadio ho esordito in Serie A venti anni fa, con la maglia dell’Atalanta, e sempre lì, quattordici anni dopo, ho chiuso la mia carriera. Secondo voi, l’esordio da commentatore di Sky Sport in Champions League dove avrei potuto farlo? Oggi la casa dell’Atalanta è uno stadio ‘da Premier League’: per il pubblico vicino, la visuale ma soprattutto per l’atmosfera. Unica. Per uno come me, cresciuto a pochi kilometri da qui, è stato davvero speciale vivere una serata del genere: la nuova Champions nella nuova casa della Dea… Il resto, come sempre, l’ha fatto la squadra di Gasperini. L’ha spiegato bene Declan Rice a fine gara: giocare contro l’Atalanta non è facile, neanche per una squadra inglese abituata ai ritmi forsennati della Premier League. Atalanta-Arsenal sembrava davvero una partita di Premier, ma Gasp ha aggiunto qualcosa a cui l’Arsenal è abituato: marcatura uomo su uomo e pressing a tutto campo non danno un attimo di respiro agli avversari, costretti a giocare il pallone più velocemente del solito e in zone del campo in cui sono meno abituati . L’Atalanta così ti logora fisicamente e mentalmente, non è facile reggere 90 minuti. Arteta ha cercato soluzioni alternative, per levare punti di riferimento; è capitato di vedere Gabriel Jesus venire fino a centrocampo e Rice riferimento più avanzato. Ma non ha funzionato. L’Atalanta resta sempre fedele a sé stessa: puoi andare ovunque, ma al tuo fianco troverai sempre il tuo marcatore. E’ questo che mi fa sperare che l’Atalanta possa fare molta strada in Champions League. Mentre le squadre italiane sono ormai abituate al gioco di Gasp , quelle europee non ancora. Non è un caso se Arteta ha confermato le sensazioni di Guardiola e Klopp: “Hanno ragione, giocare contro l’Atalanta è come andare dal dentista!”. Un fastidio. Nel calcio di oggi ci sono i video, mille immagini, statistiche, ma ti rendi conto della forza dell’Atalanta solamente quando l’affronti. L’impressione, che ha avuto anche Gasperini, è che l’Arsenal nel secondo tempo si sia quasi accontentato del pareggio, consapevole che di meglio non sarebbe riuscito a ottenere. Questo dimostra quanto oggi sia forte l’Atalanta e avvalora il lavoro svolto da allenatore, società e giocatori. La seconda in classifica dell’ultima Premier che si accontenta di non perdere contro l’Atalanta. È qualcosa di unico e, forse, irripetibile. Un momento chiave è stato il rigore di Retegui. In telecronaca, vedendo quella rincorsa, ho subito avuto la sensazione di qualcosa di negativo. Una cosa che forse non si è percepita in tv, ma che ha avuto tutto lo stadio. Quando Retegui ha iniziato quei passettini ‘alla Zaza’, è salito una specie di brusio, come se tutti stessero temendo il peggio. L’errore tecnico però non è stato lì, ma sulla ribattuta. E qui è stata la tv a coglierlo perfettamente. Guardate il viso di Retegui nel replay dopo aver colpito di testa: c’è un mezzo sorriso che diventa prima stupore e poi rammarico. Era certo di segnare, ha sottovalutato i riflessi di Raya. Da ex centrocampista voglio anche sottolineare la prestazione di Ederson, per me il migliore in campo. Ha avuto grande continuità nei 90 minuti di gioco, sempre intenso, sempre sul pezzo e nei momenti di difficoltà dell’Atalanta era lui che cercava di prendere l’iniziativa per dare la scossa. Un giocatore totale, che fa bene entrambe le fasi. A oggi credo sia davvero il valore aggiunto di questa Atalanta.

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