Kane, campione infinito senza i trofei: nuovo record per l'attaccante del Bayern Monaco

“Bro, not again”… “Amico non ancora”. È quello che ha scritto Michael Olise sul pallone di Harry Kane nello spogliatoio dell’Allianz Arena, dopo il 9-2 del Bayern Monaco contro la Dinamo Zagabria all’esordio nella nuova Champions League. Di quei nove gol dei bavaresi Harry ne ha segnati quattro e allora, come da tradizione se ne fai almeno tre, pallone portato a casa con le firme dei compagni di squadra. Ecco, è lì che Olise ha pensato: va bene che sono arrivato l’altro ieri al Bayern ma scusate, com’è che a questo devo firmare il pallone dopo ogni partita? Eh già perché si dà il caso che Kane avesse segnato una tripletta anche nel weekend in Bundesliga contro l’Holstein Kiel, quattro giorni prima del poker in Champions. Quattro come i figli che ha avuto con sua moglie Katie e proprio a loro ha pensato durante le interviste post partita. Quando gli hanno chiesto dove sarebbe finito quel pallone, pensando di ricevere risposte su teche speciali o stanze dedicate, Harry ha risposto: “Mio figlio Louis ha tre anni e va pazzo per il calcio, metterò il pallone davanti al suo letto e spero che domani quando si sveglierà ne sarà felice”. Nemmeno una parola sul fatto che con quella palla fosse diventato il giocatore inglese con più gol nella storia della Champions League, superando i 30 di un certo Rooney e arrivando a 33. Perché Harry Kane è così, forse ancora più atipico fuori che dentro al campo. Statistiche a parte potrebbe tirarsela eccome, onestamente di attaccanti con il 9 che sa tanto di 10 se ne sono visti pochi; invece, tutta la qualità che ha nei piedi la trasferisce direttamente al cervello ogni volta che parla. È uno che sa benissimo cosa rappresenti se il Bayern Monaco ti ha pagato più di cento milioni, se la cava alla grande nel business del football ma parla molto più volentieri della sua famiglia, di come si stanno abituando alla vita in Germania, della sua fondazione che sostiene la salute mentale. Sa stare al mondo ma sa anche che il suo mondo non è solo il calcio. Poi ok, c’è quella storiella della maledizione. Tipo che lui non ha mai vinto niente in carriera al Tottenham o con l’Inghilterra, arriva a Monaco e dopo undici titoli consecutivi il Bayern perde il Meisterschale. Non solo, lo vince il Leverkusen che in 120 anni di storia non ci era mai riuscito. Insomma, l’etichetta di ‘portasfortuna’, per usare un eufemismo, è dietro l’angolo. A lui questa cosa un po’ pesa, poi però quando glielo ricordano sta al gioco, accenna un sorriso e capisci che le radici di quella tranquillità sono ben salde, coperte dalla scarpa d’oro appena vinta e dagli oltre 400 gol che ha segnato in carriera fra club e nazionale. 53 gol in 50 partite da quando è arrivato al Bayern, dove pensavano che uno come Lewandowski non sarebbe passato per un bel po’, invece pronti via Harry alla prima stagione di Bundesliga ne ha segnati 36, appena cinque in meno rispetto al record di Lewa. E forse forse è pure più forte di Robert. Di sicuro più completo e qui torniamo a quella storia del 9 che profuma di 10: formalmente sei un centravanti, ufficialmente sfiori il metro e novanta quindi non è normale trovarti a centrocampo a far girare la palla o mettere filtranti da regista consumato. Ah e poi ci sono i rigori: dei quattro gol segnati contro la Dinamo Zagabria tre sono arrivati dal dischetto. Rigori precisi, potenti, angolati… Insomma, belli da vedere non perché fossero stati calciati all’incrocio o con il cucchiaio, ma per quell’efficacia estrema. Poi un bacio alla fede e il suo saltino per esultare, che ormai copiano tutti i giocatori del Bayern saltando insieme a lui. Perché Harry non è il fenomeno da adulare così gli stai simpatico, è proprio uno a cui tutti vogliono sinceramente bene. Come quando è andato a visitare un fan club bavarese, ma di quelli bavaresi veri, e nella campagna vicino Monaco in una birreria si è prestato alle tradizioni da Oktoberfest. Una su tutte: per quanto tempo riesci a tenere in mano un Maß, il boccale da un litro di birra. Cosa gli vuoi dire a uno così? Niente, al massimo bravo. Well done Harry. Forse però una cosa ci sarebbe: la prossima volta che ti chiedono di quella maledizione, dei trofei, pensa a Louis con il pallone del tuo record davanti al letto, che poi tanto prima o poi il piatto o la coppa arriveranno. Fra l’altro la finale di Champions quest’anno è pure a Monaco. Lì sì che non sarebbe male come rivincita e fidati che in quel caso nessuno oserebbe lamentarsi per firmarti l’ennesimo pallone.

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