Omorodion: il Porto, la Spagna, l'infanzia complicata. La scalata del nuovo che avanza

Samuel Omorodion Aghehowa. Per tutti Samu. Come è scritto sulla sua maglia. Annotatevi questo nome. Spagnolo di origini nigeriane. Ha 20 anni e 5 mesi e nel maggio dell’anno scorso giocava ancora nella quarta divisione del calcio spagnolo. Oggi è il capocannoniere dell’Europa League e un possibile imminente crack del calcio europeo. Gli ultimi 17 mesi di Omorodion raccontano di un’ascesa che sembra inarrestabile. Una crescita continua di partita in partita con la maglia del Porto e della Rojita - l’Under 21 spagnola - di Santi Denia. Solo una tappa, probabilmente, prima di vestire a breve la maglia dell’absoluta campione d’Europa di Luis De La Fuente. Considerando anche che sia Morata che Joselu sono degli over 30. Diciassette mesi da favola. Dove ogni giorno Samu non ha avuto paura di sognare sempre più in grande. Sembrava già esaltante poter esordire il 14 agosto di un anno fa nella Liga: un salto triplo dalla quarta divisione dove aveva segnato 18 gol in 33 partite con la maglia della squadra B del Granada. Ma era soltanto l’inizio. Dove? Al Civitas Metropolitano, la casa dell’Atletico Madrid. Minuto 62: Gonzalo Villar recupera la palla al limite dell’area avversaria ai danni di Mario Hermoso e mette dentro una palla tesa a filo d’erba che Omorodion trasforma di puro istinto nel gol dell’1-1 per il Granada. L’Atletico, poi, vincerà quella partita 3-1, ma la scintilla è già scattata: Samu viene acquistato dal club del Cholo quattro giorni dopo, pagando i 6 milioni della clausola e anticipando le mosse di Manchester City, Manchester United e Wolverhampton. L’ascesa continua. L’Atletico lo manda in prestito all’Alaves dove gioca 34 partite segnando 8 gol - 7 su 8 da dentro l’area di rigore - e facendo un assist: il ragazzo, insomma, a questi livelli ci sa stare eccome. Lo vogliono in tanti e l’estate di Samu è un ottovolante. Da una parte la cavalcata verso l’oro con la Spagna Olimpica che vince contro i padroni di casa della Francia di Titi Henry anche grazie al suo contributo: 4 presenze e 1 gol contro L’Egitto. Dall’altra le mille voci di mercato. Fino a quando sembra fatta con il Chelsea. I suoi compagni dell’Olimpica gli fanno addirittura il ‘pasillo de honor’ in allenamento per festeggiare l’evento. La trattativa è inserita nell’operazione che avrebbe portato Conor Gallagher all’Atletico Madrid, ma salta improvvisamente lasciando per il momento Samu all’Atletico da separato in casa. “Nessuno mi ha detto nulla, ma conoscevo la posizione del club. Ero costretto ad allenarmi da solo – ha detto a Marca - e per molte notti ho pianto. Ma poi per fortuna tutto si è risolto”. La soluzione di chiama Porto. Costo dell’operazione? 15 milioni. E suona già come l’affare dell’anno per i ‘Dragoes’. L’inizio di una storia già bellissima. Samu ha segnato 4 gol in 5 partite di campionato e soprattutto è l’unico ad aver segnato 3 gol nelle prime due giornate di Europa League. 7 gol totali in 7 partite con il Porto a fronte di un xG a favore complessivo di 3.9. Samu, insomma, ha segnato 3.1 gol in più rispetto ai gol attesi per i tiri che ha preso: un’overperformance esaltante. Quello che più ha convinto è forse la sua personalità. A 20 anni non gli pesa essere il centravanti titolare di un club che in bacheca ha due Coppe Campioni/Champions League e 30 titoli nazionali. All’esordio europeo in casa del Bodo è andato subito a segno. Ma la perla, fin qui, è stata la prestazione contro il Manchester United alla seconda giornata: un vero incubo per il povero De Ligt, sostituito al 79’ dopo una serata da emicrania. Formidabile nel prendere posizione sul primo gol di testa in un’area affollata , bravissimo sul suo raddoppio personale a fintare il taglio sul secondo palo per poi anticipare l’avversario sul primo. Una partita che sembra il manifesto delle sue doti. Movimenti, contromovimenti, sponde di testa e di piede, praticamente impossibile da spostare nel corpo a corpo, potente ma anche veloce di gambe e di pensiero. Davanti alla porta è devastante nel gioco aereo: 5 degli ultimi 9 gol segnati a livello di club li ha realizzati di testa. La sensazione che dà Omorodion è quella di poter diventare un centravanti completo, da primissima fascia del calcio internazionale. Lui, che da sempre sognava di diventare un nuovo Eto’o, si definisce “un friki che guarda molto futbol. Anzi non guarda altro. Cercando di rubare qualcosa a tutti i grandi attaccanti”. L’atteggiamento giusto per continuare a crescere come ha fatto in questi incredibili 17 mesi. Ma è tutta la sua vita che sembra un romanzo. Mamma Edith partì dalla Nigeria incinta di 8 mesi di Samu e arrivò a Melilla, enclave spagnola nel nord est del Marocco, per poi trovare rifugio in un centro di accoglienza. Un viaggio avventuroso di 3500 km per garantire un futuro a suo figlio. L’infanzia di Samu non è stata facile, senza soldi per prendere l’autobus per andare agli allenamenti e qualche volta neppure per apparecchiare la tavola per lui e per sua sorella Precious. Il calcio, come spesso accade, gli ha indicato la strada. A Siviglia, dove si era trasferita la famiglia, i primi passi verso il sogno: l’inizio nell’Inter Cuatro, piccolo club di quartiere, poi il Don Bosco e a 8 anni l’approdo nella Cantera del Siviglia. A 17 anni il passaggio alle giovanili del Granada. Sempre nel segno del gol e di una applicazione feroce. Il resto è storia nota. L’ultimo lampo della sua fin qui luccicante parabola sono i 4 gol segnati nel primo tempo con la maglia della Spagna Under 21 di Santi Denia contro Malta. In quella che per il momento è la ‘sua’ nazionale. Ma dalla Rojita alla Roja, per uno come Samu, il passo può essere breve.

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