Quello che non si è visto della notte magica di Gigio Donnarumma

Il boato all’arrivo della squadra allo stadio, a ripensarci adesso, sapeva di premonizione. Il pullman del PSG non lascia i giocatori al cospetto della Main Stand, come fanno un po’ tutti, ma sceglie l’ingresso secondario. Quello con Stanley Park e in lontananza Goodison Park, alle spalle. Non essendoci corridoi e con gli spogliatoi situati dal lato diametralmente opposto, i giocatori sfilano a uno a uno davanti al settore ospiti. Ricevono un’altra ovazione dopo quella di sei giorni prima, amara, delusa ma profondamente orgogliosa. Tutti a Parigi si chiedevano: si può riprodurre la partita perfetta? L’andata, come l’aveva definita Luis Enrique ai nostri microfoni, era stata completa. Difficile trovare dei margini di miglioramento. Inverosimile riscrivere una storia che spesso, negli anni, ha visto il PSG attore nel poco gratificante ruolo del ‘rimontato’. Eppure, quel tabellino sportivamente atroce , più che scoraggiare ha acceso la speranza per non dire convinzione, che sì eliminare il Liverpool fosse una missione possibile . Paradossalmente, i primi 90’ hanno conferito forza al PSG, uno specchio in cui ammirare e scoprire il proprio reale potenziale. Una presa di coscienza che è evidente sin dai primi minuti in cui il PSG ha dovuto contenere l’ira funesta dimostrativa del Liverpool, ferito nell’orgoglio dalla figura di succube fatta in mondo visione della gara di andata, uno status mai sperimentato prima in questa stagione. Alla prima ripartenza, Dembélé riporta tutto in equilibrio. Da quel momento è chiaro a tutti che l’eliminatoria sia diventata una sfida secca. Dove il passato non conta più nulla. Non le parate di Alisson, né l’unico tiro in porta del Liverpool al Parco dei Principi. Conta solo la rapida conseguenza di attimi che a velocità supersonica regalano probabilmente la partita di calcio più bella della stagione. È anche chance unica per prendersi delle personali rivincite. Lo rende chiaro da subito Gigio Donnarumma, che domina ogni offensiva aerea del Liverpool degli altissimi van Dijk e Konate. Modalità fenomeno attivata. Lo sguardo amaro di Gigio al gol di Elliott della partita d’andata è quasi da libro cuore. Nessuno avrebbe voluto essere al suo posto con il collega dall’altro lato del campo in stato di grazia e osannato dal mondo intero. I media francesi hanno schiaffato quell’espressione dimessa in prima pagina, eleggendolo maliziosamente colpevole di peccati non suoi . Sarebbe bello parlare di prima volta, invece è solo l’ennesimo capo d’accusa rivolto al portiere della Nazionale italiana. Con questo non intendiamo omettere gli errori commessi in passato ma vogliamo solo sottolineare la poca onestà intellettuale nonché poca uniformità nel giudizio. La parata sul colpo di testa di Luis Diaz è uno schiaffo morale ai comminatori di pene capitali seduti in tribuna stampa. Passano i minuti e la sua aura cresce a tal punto che tutti ad Anfield sono convinti che sia necessario evitare i rigori. Se non altro per i cattivi ricordi che gli inglesi conservano di Donnarumma dalla finale di Wembley del 2021. Anche questa è forse una premonizione. Gigio ne para due. A Darwin Nunez e Curtis Jones. Il settore ospiti alle sue spalle è in visibilio per lui, la tribuna stampa francese senza alcuna coerenza e residuo di dignità urla al cielo “GIGIÓ, GIGIÓ”, con ó accentata per renderlo un po’ più francese, questa sera che ha parato. Ai microfoni di Sky Sport si presenta felice come un bambino. Ammette il fastidio delle critiche ma esalta l’importanza del sorriso e di una positività a volte difficile da mantenere. Beato lui che ci riesce. Il capo ufficio stampa gli nega l’interazione con il nostro studio ma lui non ci sta: “perché non posso parlare con loro?”. Proviamo uno strappo alla regola, Goulham si complimenta, Gigio arrossisce di dolcezza, il capo ufficio stampa di rabbia. Rilascia altre due interviste e poi torna ad abbracciare la crew di Sky Sport. È felice come un bambino. È un puro. Ma nonostante la sua grande sensibilità, le critiche lo fortificano. Lo rendono più forte. Lui risponde sul campo, senza risentimento e astio per i suoi detrattori. Dimostrando ancora una volta chi è veramente Gianluigi Donnarumma: un campione.

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