Ravanelli e la Champions del '96: "Quella Juve aveva gli attributi. Vialli un leader vero"

Quante volte ha rivisto questo gol? “Moltissime volte. E anche rivedendolo ora c’è sempre una grande emozione… La telecronaca, l’atmosfera, tornano in mente tutti i ricordi. È stata un’emozione grandissima, una soddisfazione fantastica che vive ancora oggi dentro di me, dentro i miei compagni e tutti i tifosi. Credo sia stata una finale fantastica, poi giocarla a Roma, nel nostro Paese, è stato incredibile”. Da nove anni la Juve non si qualificava alla Champions League, immagino aveste una grande voglia di vincere: “Sì. Questo percorso è iniziato nella stagione 1994-95 con l’arrivo di Marcello Lippi in panchina, che ha portato una nuova tipologia di allenamento. Avevamo una squadra formata da grandi giocatori, tutti con gli attributi, oltre ad avere grandi qualità tecniche. Noi eravamo veramente una squadra con un forte senso di appartenenza. Eravamo tutti pronti a fare una corsa in più per il compagno. Ogni volta che scendevamo in campo avevamo un solo obiettivo in testa: vincere. Questa è stata la Juventus di quegli anni e da lì si è costruito un qualcosa di incredibile che è durato per molti anni. Ma quei due anni lì sono stati fantastici, non lo dico perché ci ho giocato io. La vittoria dello scudetto nel 94-95 dopo tanti anni e poi l’anno successivo la vittoria della Champions. È stata una Juventus che era veramente un carrarmato. Schiacciava gli avversari. Li batteva con qualità tecnica e ferocia agonistica. Quella squadra si è sempre contraddistinta per la determinazione e la voglia di vincere, si era creata una mentalità fantastica. E poi i risultati hanno dimostrato che quella squadra era pronta a buttarsi sul fuoco per il proprio credo e il proprio allenatore”. Van Gaal aveva detto che la coppa sarebbe tornata in aereo con l’Ajax, Ciro Ferrara ha raccontato di aver attaccato quella sua dichiarazione nello spogliatoio: è vero? “Sì, me lo ricordo benissimo. Attaccò l’articolo nel nostro spogliatoio e tutte le mattine lo vedevamo. Ci diede forza in più. Sapevamo che andavamo a incontrare la squadra più forte d’Europa, aveva battuto il grande Milan. A detta di tutti era una squadra impossibile da battere. Ma noi sapevamo di essere una squadra di gladiatori, eravamo tutti pronti a sacrificarci l’uno per l’altro. Mi ricordo un aneddoto in particolare. Eravamo sotto la doccia con Gianluca Vialli e gli chiesi se sentisse la partita o se era tranquillo e lui mi rispose che non dormiva da due settimane perché si ricordava della finale persa con la Sampdoria. Mi disse che stava vivendo quella finale in maniera maniacale e anche io non riuscivo a dormire. Avevamo tutti una voglia incredibile di vincere. Aspettavamo l’inizio della partita con ansia e voglia. Eravamo degli animali feroci pronti a sbranare l’avversario. Abbiamo vinto ai rigori ma onestamente avremmo dovuto vincere nei 90 minuti. Avevamo dominato e messo alla corda quella che era la squadra più forte d’Europa”. Lippi ha raccontato che prima dei rigori si è avvinato a Vialli per chiedergli se volesse calciare e Gianluca rispose ‘posso calciarlo ma se trovi altri cinque matti che vogliono tirarlo, io tiro volentieri il sesto’, è andata così? “Sì. Gianluca ha vissuto quella finale come fosse una questione di vita o di morte. Sembra esagerato, ma ci teneva troppo a vincere quella coppa. Forse sapeva che avrebbe dovuto lasciare la Juventus e la voleva lasciare nel migliore dei modi, da vero leader, quale è sempre stato. Ci teneva tantissimo a congedarsi dai tifosi con quella coppa. È stato una persona incredibile, era il nostro trascinatore. Sapeva sempre usare le parole giuste, noi ci appoggiavamo sempre su di lui. Era un giocatore e un uomo fantastico”. Che cosa serve adesso alla Juventus per arrivare a giocare una partita del genere? “È una domanda veramente difficile. Dal di fuori, non conoscendo l’ambiente, credo serva un cambiamento di rotta. Credo che a questa Juve manchi un po’ di qualità, senza voler offendere nessun giocatore, la formazione della Juventus del 1996 non si può neanche confrontare con quella di oggi. Credo ci sia un divario tecnico e caratteriale... Quella Juve lì è inimitabile. Servono mentalità e attaccamento alla maglia, che oggi vedo un po’ meno. Per ricostruire la Juve servono tempo, intelligenza e scaltrezza per acquistare i giocatori che hanno fame e voglia di giocare con questa maglia”. David sarà un acquisto utile? “Sa calciare molto bene con entrambi i piedi, sa proteggere bene la palla. In Francia ha fatto molto bene, ha segnato 16 gol e calcia molto bene i rigori. È un giocatore importante. La Juve però ha bisogno di tanti altri giocatori, non solo di David. Servono giocatori soprattutto in difesa e a centrocampo. La Juve deve essere rifondata. Io credo che oggi non sia facile trovare i giocatori che hanno un sentimento per la maglia, i dirigenti devono trovare questi giocatori. Credo che la differenza la faccia il senso di appartenenza, la voglia di sacrificarsi, il sentire la maglia. Giocare per la Juve è un grande privilegio. I grandi giocatori del passato della Juve sentivano questo privilegio e sentivano di doverlo ripagare. Solo così la Juventus potrà tornare a vincere qualcosa di importante”.

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