Cosa dobbiamo aspettarci dalle italiane in Champions League

Se pensate che un calendario abbia scarsa importanza “perché prima o poi devi affrontarle tutte”, saltate serenamente quest’articolo, non contiene nulla che vi possa interessare. Se invece credete che in un contesto altamente competitivo come la fase a girone della Champions League il momento in cui incontri ogni squadra conti moltissimo, questa è un’analisi ragionata sul percorso di otto gare che attende le quattro squadre italiane. Prima di partire, qualche istruzione per l’uso basata sull’esperienza della scorsa stagione, la prima col girone unico a 36. Per tagliare il traguardo tra le prime otto guadagnandosi l’accesso diretto agli ottavi furono necessari 16 punti, ovvero cinque vittorie e un pareggio. Per piazzarsi dal nono al sedicesimo posto, ottenendo il vantaggio del playoff di ritorno in casa, ce ne vollero 13: quattro vittorie e un pari, con una discreta differenza reti . Per chiudere dal diciassettesimo al ventiquattresimo ed evitare l’eliminazione immediata, 11 punti con una differenza reti non rovinosa : tre vittorie e due pareggi. L’Inter l’anno scorso chiuse il girone a 19 punti, quarta con sei vittorie, un pari e una sconfitta, e quindi promossa direttamente agli ottavi. Sapremo presto se sarà in grado di ripetersi, perché il computer le ha consegnato nelle prime quattro giornate le quattro avversarie provenienti da terza e quarta fascia. Essendo stato il sorteggio benevolo - non è uscita nemmeno una delle squadre finite lì impropriamente, e ce n’erano - le prime quattro rivali dell’Inter sono a regola le più deboli. Si comincia con una visita all’Ajax, si ospita lo Slavia Praga, si va a Bruxelles dall’Union St.Gilloise e il 5 novembre si aspetta l’arrivo del Kairat Almaty. L’Inter ha la potenzialità per fare il pieno, 12 punti su 12, e il traguardo oltre che possibile è quasi necessario perché poi si comincerà a ballare: la trasferta di Madrid in casa dell’Atletico, i due eccitanti ma terribili match casalinghi di fila contro Liverpool e Arsenal, la trasferta finale a Dortmund. Nessuna di queste gare è chiusa, intendiamoci; ma non ce n’è una col pronostico dalla parte dell’Inter, al massimo è in bilico. Cosa ben diversa dal ciclo introduttivo. Il debutto all’Amsterdam Arena è il match meno agevole dei quattro, anche perché verrà subito dopo la partita di campionato con la Juventus. Passato quello, Chivu dovrà approfittare di una discesa che potrebbe anche portarlo in testa a tutti dopo quattro giornate, situazione ideale per affrontare poi le salite. Una vittoria contro una delle due inglesi - San Siro farà la sua parte, come l’anno scorso contro l’Arsenal - più un pareggio esterno fra Madrid e Dortmund, e i 16 punti ci sono. La seconda italiana in ordine di ranking è l’Atalanta, che inaugurerà il torneo con la partita più prestigiosa e difficile, la trasferta in casa dei campioni in carica del Paris Saint-Germain. Mai porre limiti alla Provvidenza, ma in un’analisi rigorosa è giusto scrivere zero sul primo bersaglio, il che inchioda l’Atalanta alla necessità di una doppia vittoria nei successivi due turni casalinghi, contro Slavia Praga e Bruges . A quota 6 si va con maggiore leggerezza a caccia d’avventure nelle trasferte di Marsiglia e Francoforte, e i tedeschi soprattutto potrebbero già trovarsi nei guai per via delle prime gare molto impegnative che li attendono. Le squadre con l’acqua alla gola possono essere pericolose, ma anche ansiose: speriamo sia la seconda che abbiamo detto, perché poi la calata a Bergamo del Chelsea sarà un urto prenatalizio duro da reggere. Finale di girone nel quale Juric dovrà chiudere i conti: Athletic Bilbao in casa, Union St.Gilloise fuori. I belgi all’epoca saranno verosimilmente già fuori, i baschi invece venderanno cara la pelle. L’anno scorso l’Atalanta chiuse nona a quota 15, a un solo punto dalla qualificazione diretta agli ottavi, con quattro vittorie, tre pareggi e una sconfitta. Quest’anno la vediamo nel range dei 13 punti, in bilico fra prima e seconda fascia dei playoff. E veniamo alla Juventus, che nella scorsa edizione partì benissimo con due vittorie, si impantanò nella fase centrale del girone e crollò a gennaio con un punto in due gare e lo scivolamento nella fascia debole dei playoff. Ci fu poca logica nel comportamento della squadra allenata all’epoca da Thiago Motta: vittorie contro Manchester City e nella trasferta di Dortmund, le due rivali estratte dalla prima fascia, e due k.o. casalinghi contro Stoccarda e Benfica. Il calendario di quest’anno ha una prima fase dura, col ritorno del Dortmund allo Stadium e poi una doppia trasferta spagnola, impegnativa a Villarreal, terribile al Bernabeu. Con quattro punti in questo tratto, però, il seguito sarebbe un trampolino verso la qualificazione diretta: lo Sporting Lisbona a Torino, la trasferta di Bodo in novembre , poi due partite in casa contro il Pafos e il Benfica - occhio - infine la trasferta nel Principato di Monaco. Proiezione da 10 a 13 punti, e quindi barriera dei 16 in vista. A patto appunto di averne fatti almeno 4 nelle prime tre. Chiudiamo con il calendario del Napoli, campione d’Italia in carica ma unica delle nostre in terza fascia per i risultati europei inferiori degli ultimi anni. La prima partita, in casa del Manchester City, reca con sé l’ovvio tema del ritorno di Kevin De Bruyne all’Etihad Stadium: vista così sembra una trappola, in realtà potrebbe essere un’opportunità perché l’avvio di stagione di Guardiola è stato difficile come l’intera stagione scorsa. Due sconfitte consecutive contro Tottenham e Brighton dicono che l’ombra non si è dissolta, e il Napoli ha due precedenti ai quali guardare. L’anno scorso l’Inter andò a Manchester a pareggiare la prima partita, e più avanti la Juve batté il City 2-0 allo Stadium. Coraggio dunque, anche perché un risultato in avvio metterebbe chiaramente in discesa la marcia del Napoli, atteso poi da tre partite in casa su quattro, e senza avversarie proibitive. Con il pieno contro Sporting, Eintracht e Qarabag basterebbe vincerne un’altra - e Copenaghen a metà gennaio sarà una bella chance - per presentarsi all’ultimo match, Napoli-Chelsea, vivendolo come uno spareggio per la qualificazione diretta. Non semplice, ma si giocherà al Maradona…

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Paolo Condò