La via di mezzo che manca all'Inter

La sfida al Liverpool ha confermato due tendenze della stagione nerazzurra. Soprattutto la prima è piuttosto sinistra: negli scontri diretti tutto quello che può andare male andrà male. Una o due volte può essere un caso, ma in stagione è accaduto troppe volte e allora questo andamento si presta a un’analisi. L’altra tendenza, se vogliamo più di natura statistica, è che l’Inter di Cristian Chivu non conosce mezze misure, vince o perde: su ventuno partite stagionali, ne ha vinte quindici e perse sei. La sesta ha fatto male, forse più di altre. Ha complicato l’assalto ai primi otto posti della classifica di Champions League utili per snellire il calendario ed evitare la trappola playoff dove lo scorso anno tutte le italiane si sono fermate. I prossimi avversari sono Arsenal in casa e Borussia Dortmund in trasferta, servono almeno quattro punti. La sconfitta con il Liverpool ha fatto male per la modalità, per un ‘rigorino’ dovuto ad un’ingenuità di Bastoni ma soprattutto alla ottusa severità di arbitro e Var. Ma perché i dettagli vanno sempre contro l’Inter? Andando a ritroso nella stagione c’è stata sconfitta con la Juve, l’Inter giocò meglio ma pagò le sbavature di Sommer. Poi, il ko di Napoli, forse il più meritato e meno episodico. Quindi, lo stop del derby con gli errori sottoporta e il rigore fallito da Calhanoglu, la caduta nel finale al Metropolitano di Madrid contro l’Atletico con il gol preso da corner all’ultima azione e infine lo stop con i Reds. L’unico big match vinto è stato quello di Roma dove per una volta gli episodi hanno girato a favore, in un secondo tempo di sofferenza ma chiuso senza concedere reti. C’è un tema di fragilità mentale nelle grandi partite che l’Inter si trascina dalla scorsa stagione. Anche la partita con il Liverpool, nel complesso discreta, è stata approcciata con timidezza: non si è vista la solita Inter fluida e pulita nell’uscita dal basso contro il pressing feroce dei Reds. Thuram è stato ai margini della partita, l’uscita dal campo di Calhanoglu ha sicuramente pesato nella prestazione complessiva, come hanno pesato i due cambi forzati del primo tempo che hanno costretto Chivu a ritardare le sostituzioni della ripresa, quando la squadra è andata in calando. L’Inter ha comunque tenuto bene il campo e il pari l’avrebbe meritato. Il rischio è che dal punto di vista mentale tutte queste sconfitte possano lasciare il segno, la squadra è più forte e più completa rispetto alla scorsa stagione ma continua a perdere troppe partite e questo può minare l’autostima del gruppo. Le note positive della notte di San Siro solo legate alla ottima prestazione di Akanji, ormai leader del reparto, alla continua crescita di forma di Barella e Lautaro. Serve il ritorno di Dumfries a destra perché, dopo la buona partita contro il Como, si sono rivisti i limiti di dinamismo e personalità di Luis Henrique. Continua a essere troppo presto per allarmarsi: l’Inter è solida, tosta, ha qualità in campo e in panchina ha quelle soluzioni che non aveva lo scorso anno. L’atteggiamento tranquillo del suo allenatore che non cerca mai scuse o alibi è quello giusto per rialzarsi subito da queste cadute e per invertire una tendenza che rischia di zavorrare la stagione.

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Federico Zancan