Ici c'est Paris: tutto quello che c'è da sapere sui giocatori del Psg di Luis Enrique

Portiere e difensori Gianluigi Donnarumma. Italia 1999. La stagione lo ha consacrato definitivamente come uno dei top del mondo nel ruolo. Decisivo in tutti i turni a eliminazione diretta, insuperabile nei 120 minuti e ai rigori contro il Liverpool negli ottavi, sensazionale nel ritorno al Villa Park nei quarti e nella doppia sfida contro l’Arsenal. Formidabile tra i pali e sempre più leader nello spogliatoio. Achraf Hakimi. Marocco 1998. L’ex della finale sta vivendo la migliore stagione della sua avventura parigina. Lo confermano i numeri: con 8 gol è il quinto miglior marcatore della squadra ed è terzo per assist . Mai aveva inciso così tanto in zona gol, merito anche di Luis Enrique che ha saputo valorizzare le doti offensive del marocchino proteggendolo in fase difensiva. È il giocatore che ha fatto registrare la velocità più alta quest’anno in Champions League, scattando a quasi 37 kmh. Marquinhos. Brasile 1994. Leader, capitano ed esempio. Prova a coronare una carriera meravigliosa vincendo quella Champions League che gli sfuggì nella finale di Lisbona del 2020. Di quella squadra è l’unico superstite, giocò la finale da centrocampista davanti alla difesa, oggi della difesa è guida assoluta. Da 12 anni a Parigi, con il passare degli anni non ha perso la sua dote principale, la velocità in campo aperto, dote perfetta per difendere nel calcio di Luis Enrique. Willian Pacho. Ecuador 2001. Il centrale mancino è stata la rilevazione della stagione: preso dall’Eintracht per 40 milioni nella scorsa estate, si è subito inserito bene, dimostrandosi spalla affidabile al fianco di Marquinhos. Esplosivo e atletico, gli manca forse un po’ di pulizia in marcatura ma spesso rimedia con la velocità. È il giocatore più usato della rosa e primo giocatore della Champions League per minuti giocati e palle recuperate. Nuno Mendes. Portogallo 2002. Il miglior terzino sinistro del mondo? Se c’erano dubbi la stagione in corso li ha fugati, l’ex Sporting ha giocato su livelli altissimi soprattutto nelle notti di coppa. Fortissimo nelle due fasi, ha cancellato Salah nelle due sfide con il Liverpool e si è ripetuto contro Saka in semifinale. Quando attacca è una forza della natura ed è migliorato sotto porta: ha segnato 5 reti, pensate che aveva segnato 4 gol totali in carriera prima di quest’anno… il duello con Dumfries promette scintille. Centrocampisti Vitinha. Portogallo 2000. Il cervello del PSG, il centrocampista ideale nella concezione di calcio di Luis Enrique. Tecnico, dinamico, svelto di gamba e di testa, fa girare la squadra con passaggi raramente banali. Quando il Psg lo prese dal Porto nel 2022, pagando la clausola di 40 milioni, in molti storsero la bocca. Dopo tre anni ad altissimo livello, ha convinto tutti. Joao Neves. Portogallo 2004. Altro giocatore chiave. L’investimento da 60 milioni poteva apparire un azzardo per un ragazzo che aveva giocato appena una settantina di partite con il Benfica. Al suo primo anno parigino, ad appena vent’anni, ha giocato come un veterano, integrandosi alla perfezione con Vitinha. Prezioso nelle due fasi: in Champions League è primo per tackles davanti al compagno Nuno Mendes e primo per chilometri percorsi, più di 187, ma non pensate sia solo un centrocampista di raccordo e fatica, in stagione ha infatti segnato 5 reti e dato 9 assist. Fabian Ruiz. Spagna 1996. L’ex Napoli ha continuato a giocare sui livelli altissimi dello scorso Europeo, quando è stato inserito nell’undici ideale della competizione. Il feeling con Luis Enrique non era sbocciato all’Europeo del 2020 quando l’andaluso aveva giocato poco e male, un torneo negativo, pagato con l’esclusione dai convocati per il Qatar. In questa stagione è tornato a brillare, dopo che nei primi due anni a Parigi si era accesso ad intermittenza. Alla qualità nel palleggio aggiunge l’arma del tiro da fuori, i 5 gol stagionali sono il suo massimo da quando gioca in Francia. Attaccanti Ousmane Dembelè. Francia 1997. Da anni si aspettava la consacrazione di uno dei talenti più puri ma incostanti del calcio mondiale, nel 2025 ha giocato ad un livello mai visto mettendo insieme numeri da Pallone d’Oro. Dei suoi 33 gol , 23 sono stati segnati dall’inizio dell’anno solare. Luis Enrique su di lui ha fatto un gran lavoro, tattico e psicologico: Ousmane è parso maturo e continuo come non mai e la libertà tattica che gli ha donato l’allenatore l’ha reso difficile da neutralizzare per le difese avversarie. Ha assunto uno specialista per curare l’alimentazione e rinunciato a giorni di riposo extra per curare la forma fisica. Recentemente rallentato da un problema muscolare. Primo in Champions per tiri totali, passaggi filtranti e nella top 3 per passaggi chiave. Khvicha Kvaratskhelia. Georgia 2001. Sembra nato per giocare nel sistema di Luis Enrique. A Parigi hanno visto la versione originale, non quella sbiadita e demotivata degli ultimi mesi napoletani: da destra o da sinistra si è visto tutto il repertorio di Kvara al suo meglio: strappi, accelerazioni, sterzate e tiri. In appena 24 presenze è entrato in 12 reti e con lui il Psg ha aumentato l’efficacia in zona gol. Desirè Douè. Francia 2005. Adrenalina pura, ala elegante, rapida e potente al tempo stesso. L’impressione è che del ragazzo preso dal Rennes per 50 milioni si sia vista solo una parte del potenziale. Nel primo anno ad alti livelli ha segnato 13 gol e dato 13 assist ai compagni, il gol segnato nei quarti all’Aston Villa è stato uno dei più belli dell’anno in Champions League. Panchina Matvey Safonov. Russia 1999. È il portiere di riserva, arrivato la scorsa estate dal Krasnodar. Incredibile la scelta di Luis Enrique di preferirlo a Donnarumma per la partita contro il Bayern Monaco: il suo errore è costato la partita. In tutto ha giocato 16 partite. Scontato dirlo ma Donnarumma è un'altra cosa. Lucas Beraldo. Brasile 2003. Il centrale mancino arrivato dal Sao Paolo nel mercato invernale 2024 è la prima alternativa in difesa, anche se quest’anno ha giocato molto in campionato e poco in Champions League . Buona tecnica ma non molto fisico, ha convinto solo a tratti. Lucas Hernandez. Francia 1996. Il fratello di Theo è rientrato a dicembre dopo la rottura del crociato. In Coppa ha giocato poco più di 100 minuti ma è prezioso per la sua esperienza e per il fatto di poter giocare da centrale o da terzino sinistro. Warren Zaire-Emery. Francia 2006. Il più giovane esordiente della storia del Psg non ha vissuto un’annata straordinaria anche perché le gerarchie a centrocampo sono cambiate e lui è diventato la prima riserva. Mai titolare nella fase a eliminazione diretta, resta un giocatore dalle doti speciali, dinamico, dotato di buona tecnica e abile negli inserimenti offensivi. Kang- In Lee. Corea 2001. Il mondo lo ha conosciuto nel 2019 al Mondiale under 20 quando trascinò la Corea fino in finale. Mancino elegante e utilizzabile in diverse posizioni d’attacco: trequarti, ala o anche numero 9, la sua duttilità è una risorsa ma con il passare dei mesi ha perso spazio ed efficacia. In Champions League dai quarti in poi non ha più giocato e non segna un gol da quasi sei mesi. Bradley Barcola. Francia 2002. Un'altra freccia nell’attacco di Luis Enrique. Formato nel Lione e arrivato a Parigi nell’estate 2023 per 45 milioni, Bradley ha una facilità irreale nel saltare l’avversario e creare palle gol dal nulla. È stata l’annata dell’esplosione definitiva, lo confermano anche i numeri: 21 gol e 16 assist . Solo Yamal, Leao e Rogers dell’Aston Villa hanno saltato più volte l’avversario di lui nelle notti di coppa. Provate a prenderlo. Goncalo Ramos. Portogallo 2001. L’unica punta vera della rosa. Il potenziale c’è ma diciamo che il nazionale portoghese non ha fatto moltissimo per giustificare l’investimento monstre da 65 milioni di euro più bonus per prenderlo dal Benfica. Il modo di giocare di Luis Enrique senza una vera prima punta non lo valorizza ma i numeri parlano chiaro: 18 gol considerando il minutaggio e i tre mesi saltati per infortunio alla caviglia a inizio stagione, non sono affatto pochi. Senny Mayulu. Francia 2006. Seconda stagione in prima squadra per il centrocampista cresciuto in casa. Può giocare davanti alla difesa o agire da mezzala. Ha messo insieme 27 presenze e segnato 4 gol, giocando parecchio nel finale di stagione a titolo conquistato.

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Federico Zancan