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Papera di Agassa, i tifosi gli distruggono la casa

Coppa d'Africa

Vanni Spinella

Il portiere del Togo è stato ritenuto responsabile della sconfitta con il Marocco dai tifosi, che gli hanno devastato la casa. Da eroi a capri espiatori: una parabola che conosce bene anche Wome, in passato costretto a scappare dal Camerun per colpa di un rigore

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Una papera, la qualificazione compromessa, la casa devastata dai tifosi inferociti. La Coppa d'Africa del portiere del Togo, Kossi Agassa, si può riassumere così. Epilogo tristissimo di quella che dovrebbe essere una festa e che invece è diventata motivo di terrore per il giocatore, che adesso non vuole più scendere in campo per la prossima gara, decisiva, contro il Congo (in programma domani, diretta su Fox Sports, canale 204).

"Non gioco più" - Tutto risale alla partita tra Togo e Marocco, durante la quale una papera e una prestazione nel complesso poco convincente del portiere 38enne hanno spianato la strada alla rimonta della squadra di Renard (3-1 il finale), riducendo di parecchio le possibilità di qualificarsi per Adebayor e compagni (il Togo è ultimo con un punto e ora deve battere la capolista Congo per accedere ai quarti). I tifosi hanno impiegato poco a individuare il "responsabile" e così è partita la spedizione con obiettivo la casa del portiere, devastata nonostante fosse stata messa sotto protezione dalla polizia nelle ore immediatamente successive alla sconfitta contro il Marocco.

Risultato: Agassa ci ha rimesso una casa e ora si rifiuta di scendere in campo contro il Congo, con il ct Claude Le Roy che dispera di riuscire a fargli cambiare idea. "E' rimasto piuttosto scosso da quanto è accaduto e non so se ce la farà a giocare - ha dichiarato lo "stregone bianco" - Ma del resto non me la sento di dargli torto".

 

I due rigori di Wome - Anche in situazioni del genere i precedenti, purtroppo, non mancano: immediato il pensiero che corre a episodi sfociati in vere e proprie tragedie come la morte di Andres Escobar, il difensore colombiano "responsabile" con un'autorete dell'eliminazione della sua nazionale da Usa '94. Ma restando in territorio africano, quella della casa devastata sembra la "punizione classica" per chi sbaglia sul campo.

Ne sa qualcosa Pierre Wome (in Serie A con le maglie di Vicenza, Roma, Bologna, Brescia e Inter) che fu prima eroe e poi capro espiatorio e sempre con un rigore di mezzo. Il Camerun impiegò poco a portarlo in trionfo quando, nel 2000, calciò il rigore decisivo che regalò alla sua nazionale il titolo olimpico. Ma impiegò ancora meno a dimenticare tutto e a gettarlo nel fango appena 5 anni dopo. È il 95° della partita contro l’Egitto, quando prende il pallone dalle mani di Samuel Eto’o e gli chiede di poter battere il rigore che è stato assegnato allo scadere al Camerun e che significherebbe vittoria e qualificazione al Mondiale sudafricano: “Tiro io, sono tranquillo, lo segno”. Palo. Camerun fuori dal Mondiale e, il giorno dopo, villa devastata e minacce di morte per Wome, l'eroe dell'Olimpiade costretto addirittura a fuggire dal suo Paese. Un palo: ecco quanto è sottile nel calcio la linea che separa la gloria dal fango.