Il senso (diverso) di Bologna e Milan per la coppa

“Il Milan si sente a casa”. Quante volte lo abbiamo letto, scritto, detto o sentito alla vigilia di una partita di Champions? Forse un concetto abusato, d’accordo, ma di sicuro corrispondente alla realtà. Con 17 trofei europei, i rossoneri sono di gran lunga il club italiano più titolato all’estero. Sei in più della Juventus che è al secondo posto e nove rispetto all’Inter, posizionata sul terzo gradino del podio. Sette Coppe dei Campioni/Champions League, due Coppe delle Coppe, cinque Supercoppe Europee e tre Intercontinentali nella bacheca milanista. Non certo profeti in patria i rossoneri, terzi per numero di Scudetti vinti, per non parlare della Coppa Italia. Coppa da rivedere Sei squadre hanno fatto meglio del Milan, che ha vinto solo in cinque occasioni questo trofeo. Nel 1967 contro il Padova con gol di Amarildo; cinque anni più tardi, il primo dei tre con Nereo Rocco in panchina, contro il Napoli di Chiappella; nel 1973 ai rigori contro la Juve di Vycpálek e nel 1977 in un derby vinto 2-0 contro l’Inter con i gol di Aldo Maldera e Giorgio Braglia. L’ultimo, 22 anni fa, quando la finale era ancora in due atti. Il match decisivo si giocò proprio allo Stadio Olimpico e la vittoria rossonera, 1-4 in casa della Roma dell’ex Fabio Capello, rese tutto molto più semplice in vista del ritorno a San Siro. Francesco Totti, autore di una doppietta, provò a rovinare la festa nella partita del Meazza, ma poi ci pensarono Rivaldo e Pippo Inzaghi a rimettere le cose a posto. Era la famosa serata del rosso a Cassano, colpevole di aver mimato il gesto delle corna all’arbitro Rosetti. È del 2003 l’ultimo successo del Milan che, in questi 22 anni, soltanto altre due volte è riuscito a raggiungere la finale. Sempre all’Olimpico di Roma, in gara secca e in entrambi i casi ko contro la Juve dell’ex Allegri. Nel 2016 il Milan di Cristian Brocchi si arrese a un gol di Alvaro Morata, due anni più tardi la punizione fu molto più severa: 4-0 bianconero con la doppietta di Benatia, la firma di Douglas Costa e l’autorete di Kalinic, sul Milan di Rino Gattuso. Da quel giorno, 9 maggio 2018, Milan mai più all’ultimo atto, ma eliminato due volte in semifinale, tre ai quarti e una addirittura agli ottavi. Emozioni antiche Se i rossoneri per tornare in finale di Coppa Italia hanno dovuto aspettare sette anni, a Bologna l’ultima generazione a vivere un’emozione del genere era stata quella coi pantaloni a zampa d’elefante. Il 23 maggio del 1974 in gara unica allo Stadio Olimpico di Roma, la squadra di Bruno Pesaola, dopo aver battuto Milan, Inter e Atalanta, affrontò il Palermo di Corrado Viciani capace di eliminare la Juventus. Pur giocando in Serie B, i siciliani passarono in vantaggio con Sergio Magistrelli e il sogno durò fino al 90’, quando il pareggio di Beppe Savoldi portò la sfida ai supplementari. Ai rigori fu il Bologna a trionfare e il capitano Giacomo Bulgarelli, al quale oggi è intitolata la curva rossoblù, ad alzare la Coppa Italia al cielo di Roma. La seconda nella storia del club, dopo quella di quattro anni prima vinta chiudendo al primo posto il girone finale con Torino, Cagliari e Varese. Solo due volte in 116 anni il Bologna se l’è potuta giocare all’ultimo atto e in entrambi i casi ha vinto. Il Milan non può dire la stessa cosa, perché se è vero che ha trionfato cinque volte in Coppa Italia è altrettanto indiscutibile che quello rossonero sia il club ad aver perso più finali in questa competizione, addirittura nove. I tifosi milanisti faranno meglio a puntare sul curriculum del loro attuale allenatore che già da calciatore aveva dimostrato una certa confidenza con le finali, vincendone due in patria e quattro con la Lazio. Poi Sergio Conceiçao alla guida del Porto ne ha vinte altre otto in sei anni, e per non perdere l’abitudine alla sua seconda panchina ufficiale in rossonero, allo Stadio dell'Università Re Sa'ud di Riad a gennaio, ha festeggiato la Supercoppa Italiana battendo in rimonta l’Inter nel derby. Per i tifosi del Bologna, invece, meglio non spulciare il file relativo alle finali disputate da Vincenzo Italiano sulla panchina della Fiorentina. Meglio applaudirlo, come merita, per aver riportato il Bologna a giocarsi una finale di Coppa Italia a 51 anni dall’ultima volta.

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