Hübner: "Montavo finestre, ora vado a funghi. Ma sto per tornare"

Qual è il tuo primo ricordo legato al calcio? “Ricordo quando con i miei amici quando giocavamo nel piazzale delle case popolari, in mezzo alle macchine, nel piazzale” Come ti sei appassionato al pallone? “Credo che negli anni Settanta i giochi non fossero tanti, o i soldatini o la palla o andavi nel bosco. Giocavamo sempre a calcio dopo scuola” Com’eri a scuola? Che lavori hai fatto prima di diventare calciatore? “Non andavo granché bene. Dopo le medie mi sono messo subito a lavorare quattro anni come fabbro, montavo finestre in alluminio a Trieste. E con la bora abbiamo lavorato molto...” Fino a vent’anni hai giocato in Prima Categoria… “All’inizio era divertimento puro: in Prima Categoria alla Muggianese ci davano un panino e una Coca o birra dopo le partite” Poi la chiamata del Treviso… “Giocando nei tornei regionali mi ha notato il direttore sportivo del Treviso. Sono andato al ritiro in C2, ho fatto gol, ma c’erano due attaccanti molto forti. Così mi hanno suggerito di passare alla Pievigina in interregionale, che oggi sarebbe la Serie D, dove ho continuato a giocare” Quando ti sei sentito davvero un calciatore? “Quando sono arrivato a Cesena in B: società professionale, stadio pieno, pubblico” Da dove nasce il soprannome ‘Tatanka’? “Nasce a Cesena, in realtà sarebbe bisonte, che è la stessa cosa, ma poi è diventato Tatanka per la famosa scena del film Balla coi Lupi” In Serie A hai debuttato a trent’anni, con gol, contro l’Inter a San Siro nel debutto di Ronaldo… “Non ho scambiato la maglia, aveva già troppe richieste. Ho dormito poco la notte prima, ma non tanto per l’agitazione, ma perché ho seguito fino al mattino le notizie sull’incidente di Lady Diana. Poi ovviamente l’esordio a San Siro un po’ di impressione me l’ha fatta, è stata una bella soddisfazione” Oggi fa strano dire di esordire a trent’anni in Serie A "Oggi puntano tutti sui giovani fenomeni, ma tanti hanno bisogno di sbagliare e crescere. Yamal è un’eccezione, non si può pretendere la perfezione a 18 anni. In Italia siamo abituati al fenomeno di due settimane, che poi diventa brocco e non gioca più" Le sigarette negli spogliatoi erano un must? “A fine primo tempo, dopo il discorso del mister, ognuno aveva il suo rito. Io in bagno mi facevo due tirate di sigaretta, le Marlboro rosse. Non intere. E ti assicuro che non ero l’unico” In molti non lo ricordano, ma tu sei andato in tournée con il Milan nel 2002? Potevi firmare con i rossoneri? “Otto giorni a New York, quattro a Los Angeles. All’inizio si pensava potessi restare come terza o quarta punta, ma poi è saltato tutto per una questione legata ai giovani” È vero che hai bestemmiato nell’ultima partita della tua carriera il Cavenago in Promozione? "Sì, sono stato espulso. Io ho sbagliato, ma spesso mi pareva che gli arbitri aspettassero che aprissi bocca per tirare fuori i cartellini in quelle categorie” Perché non sei più nel mondo del calcio? “Per adesso non ci sono, ma credo che presto ritornerò come allenatore. Sto facendo dei colloqui. Avevo già provato in passato, ma ci sono state delle dinamiche che non mi sono piaciute” Sui social è andata virale una foto di te in montagna con birra in mano e sigaretta in bocca. Cosa ti piace fare nel tempo libero? “Vado in moto in montagna, ma non scio più. Adesso ho 58 anni e rischio di farmi male. Mi piace andare a funghi, la settimana prossima comincia la stagione, vado nelle zone tra Appennino parmense e piacentino a funghi, a circa due ore e mezza da Crema, dove abito” Oggi il tuo vizio sono i funghi, una volta le grappe? “Non prima delle partite, le bevevo dopo i pasti. Logicamente anche durante la settimana quando ero fuori a cena, ma non tutte le sere. C'è un limite a tutto. Io dico sempre che nella vita si può fare tutto, ma con un certo limite” Fumi sigarette elettroniche? “Fumo quella da sei anni, ogni tanto torno alla normale, soprattutto a funghi o pesca” Cosa pensi quando senti “In questo mondo che pieno di lacrime, io certe volte dovrei fare come Dario Hübner e non lasciarti a casa mai a consumare le unghie” ? “Tanti mi dicono che è stata una scelta giusta, ma per me è stata semplicemente naturale” Avevi un’offerta dalla Premier League? "Sì, dal Nottingham Forest. Ma ero felice a Cesena: mia figlia andava all’asilo, prendevo bene. Forse avrei guadagnato di più, ma dovevo stravolgere la mia vita e io stavo bene così. Vedendo i contratti di oggi forse qualche pensiero lo faccio, però sono contento perché ho vissuto la mia vita con la mia famiglia” Roberto Baggio è stato il calciatore più forte con cui hai giocato? “Roberto è una bravissima persona, chi litiga con lui ha dei problemi. Ma tatticamente avevamo movimenti opposti. Io andavo in profondità e lui preferiva una punta che facesse sponde. Così sono andato al Piacenza, mentre a Brescia è arrivato Toni. Però il più forte con cui ho giocato è stato Pirlo perché l'ho visto a 16 anni giocare nella Primavera e poi salire con noi. Aveva un piedino… Baggio era forte, ma l’ho incontrato dopo i problemi al ginocchio e non era più il fenomeno di qualche anno prima” Giochi al fantacalcio? “No, troppe rose da riconoscere. Ogni anno le squadre cambiano venti giocatori” Ti riconosci in qualche attaccante moderno? “Mi piaceva tantissimo Belotti al Torino: grintoso, lottava su ogni pallone, non protestava mai. Poi si è un po’ perso…” Cosa vuol dire per te essere un bomber di provincia? “Sono orgoglioso: a 50 anni in tutta Italia mi riconoscono, chiedono foto e autografi anche dove non ho giocato. Mi parlano del fantacalcio, che ero quasi un idolo anche se non ho giocato per la loro squadra. Aver lasciato un segno è una grande soddisfazione”.

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Andrea Molinari