Il Mats Hummels dimezzato: la turbolenta parabola (oramai alla fine) del tedesco a Roma

29 post su Instagram a tema giallorosso, appena 17 presenze tra campionato e coppe, il mistero Juric e un maldestro autogol all’esordio tanto atteso; poi l’apparente rivincita con Ranieri, una rete - l’unica - segnata in pieno recupero contro il Tottenham, quindi a sorpresa tanti, forse troppi e sicuramente troppo chiacchierati, giorni di vacanze romane, il ritorno ma solo in panchina, Celik titolare al suo posto e un doppio errore, tanto fatale quanto inconcepibile, che cancella la campagna europea romanista e chiude, con tutta probabilità, l’epilogo italico della sua lunga carriera. Si può laconicamente riassumere così il turbolento rapporto tra la Roma e Mats Hummels, un ex campione del mondo oggi più che mai dimezzato, arrivato sulla sponda giallorossa del Tevere per dare un contributo decisivo soprattutto in termini di esperienza internazionale e finito invece come il Gramo, la metà cattiva del Visconte di Calvino, a mostrare ai suoi nuovi tifosi solo il lato oscuro della propria luna. Una luna uscita a testa bassa e Instagram in fuori dallo stadio nel quale sarebbe potuto - o forse dovuto - tornare a fine maggio assieme ai suoi compagni, per aiutarli a riprendersi quello che un arbitro poco coraggioso aveva tolto loro in una triste notte unghesere. Ripresentarsi in finale di Europa League e alzare finalmente quella coppa che inquieta i sonni giallorossi, più che un sogno lontano sembrava un’impresa possibile , una fatica alla portata di una squadra che da tre anni ormai aveva abituato i suoi indomiti tifosi a delle fulgide primavere europee, fatte di scontri decisivi superati e di partite che settimana dopo settimana diventavano progressivamente il nuovo match dell’anno. E dire che probabilmente Hummels, oltre che dalla personalità dell’interlocutore , era stato convinto proprio da quella nuova aura continentale che i giallorossi si erano conquistati sul campo, fiducioso che il suo apporto potesse dare quella spinta decisiva per riuscire a completare l’opera che Mourinho era riuscito solo in parte a realizzare. E invece Mats ha sbagliato irrimediabilmente proprio sul più bello, nella partita più importante della stagione che soprattutto per un suo errore è rimasta tale. Che dire errore, semmai orrore, stupido e orrendo di certo, come da lui stesso definito in quello che resterà, anche se altri ne arriveranno, l’ultimo simbolico post rivolto ai tifosi. Perché, sfogliando i tanti commenti a corredo, in gran parte sembrano averlo già mollato. “Mi dispiace. Voglio scusarmi con i nostri tifosi e coi miei compagni di squadra. Oggi ho deluso tutti con un errore semplicemente stupido e orrendo. Queste erano le partite nelle quali la squadra doveva contare su di me, ma ho combinato un casino impedendo alla società di continuare a coltivare il sogno di vincere l'Europa League. Non so che altro dire, sono deluso di me come tutti voi”. Eh già, questi maledetti e onnipresenti social. Unico specchio del cuore e degli umori del Visconte Hummels, dimezzato più che mai, o meglio devastato, da un’avventura romana che ha vissuto di alti e bassi, ma soprattutto di tanti, troppi, e inattesi bassi. È proprio ai social che il tedesco ha sempre affidato il racconto della propria parabola di vita, con una particolare dose di ironia che apparentemente non si addirebbe a un animo teutonico come il suo. Ma Mats è diverso e questo lo si era sempre capito. Außenrist, esterno del piede. È il nick, più che mai eloquente, che l’ex Dortmund ha voluto utilizzare per il proprio profilo Instagram, retaggio di un soprannome affibbiatogli in Germania che con sole nove lettere lo descrive alla perfezione. Nel bene e nel male. Giocare con l’esterno del piede nel calcio è marchio universale di capacità tecniche, raffinatezza e personalità, “di qualità, classe ed eleganza che si ritrova nei piedi”, come scritto a settembre proprio su questi canali da Niccolò Omini nel suo tentativo di spiegarci cosa avrebbe potuto dare il tedesco alla Roma . Un’arma decisamente a doppio taglio, però, se di mestiere fai il difensore e se l’elevata capacità tecnica finisce per consegnarti l’illusione di giocate più semplici di quelle che in realtà sono. Come un normale giro palla dopo 11 minuti di un ritorno di un ottavo di finale di Europa League. È questa l’altra faccia della luna di Mats, l’altra metà del Visconte Medardo Hummels, il Gramo che si prende la scena a discapito del Buono, come il genio di Calvino aveva denominato le due sezioni, specchio di ogni personalità umana, nelle quali una palla di cannone aveva diviso la figura del protagonista del primo capitolo della sua trilogia I nostri antenati. Nel caso del San Mames impersonificate da supponente sufficienza, eccessiva leggerezza, estrema fiducia nei propri mezzi, che a volte, anzi molto spesso, sono stati il bene della sua carriera ma altre, e a Bilbao è stata una di quelle, possono trasformarsi nel male più estremo e doloroso, oserei dire definitivo, che chiude un cerchio che a Roma, in realtà, nessuno ha mai veramente cominciato a descrivere. L’arrivo con tante aspettative di un salto definitivo di qualità della squadra, le tante panchine con De Rossi e Juric, poi il terzo ritorno del profeta di San Saba che come secondo atto, il primo fu dedicato a Dybala, propose quello della restaurazione della nobiltà perduta , un nuovo corso fatto delle prime partite giocate per intero fino al mistero delle vacanze romane nella sua Trastevere - tutte prontamente immortalate e parodiate su Instagram - inizialmente pausa per respirare poi rinnovata bocciatura, a fronte di una condizione in allenamento che suggeriva a Ranieri di non schierarlo più titolare . Nessun litigio, almeno così sempre Mats sostiene sui suoi inseparabili social, ma l’ombra di un ripensamento che era parso oramai definitivo. Ma che ora, dopo l’incubo vissuto a Bilbao che ha stoppato il percorso della squadra e reso vano qualsiasi discorso collaterale alla partita , definitivo lo sembra davvero, come una lapide di marmo sulla quale non viene scritto nulla, anche perché sin troppo se n’è scritto sui social. L’avventura di Hummels alla Roma, anche se qualche altro minuto in campo lo collezionerà, simbolicamente si chiude al San Mames, con molti rimpianti per quello che poteva essere e invece non è stato. Perché alla fine si lasceranno, e lo faranno senza essersi mai capiti, senza essersi mai veramente assaggiati, senza essersi mai sentiti fino in fondo parte della stessa metà, ma irrimediabilmente dimezzati.

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Il Mats Hummels dimezzato: la turbolenta parabola (oramai alla fine) del tedesco a Roma

Michele Mastrogiacomo